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Latte di soia e squilibri ormonali

Nel mondo naturale, e in quello vegetale soprattutto, vi sono molte sostanze benefiche per la nostra salute. Ve ne sono altre con effetti tossici (come i funghi velenosi), e altre che val la pena conoscere meglio. La soia rientra fra queste?

Latte di soia e squilibri ormonali

Chiamiamolo pure col suo nome “legale” ovvero bevanda alla soia, chè - si è stabilito così – il latte è solo quello che producono le ghiandole mammarie degli animali. In ogni caso, definizioni a parte, la soia è un legume importante per la dieta di vegetariani, vegani e onnivori curiosi: ricca di proteine ma priva di colesterolo, è versatile in cucina e se ne ricavano svariati prodotti.

La soia contiene anche sostanze vegetali che non sono dei nutrienti, come per esempio gli isoflavoni, ovvero ormoni vegetali.

Quindi il “latte” di soia può provocare squilibri ormonali? Cerchiamo di capirne di più.

 

Il “latte” di soia e le variazioni ormonali: perché?

Partiamo da un dato di fatto: a oggi secondo la comunità scientifica non ci sono evidenze di danni alla salute derivati dal consumo di “latte” di soia, né sulla popolazione sana né su individui con patologie, unica eccezione, ovviamente, sono i soggetti con una allergia alla soia stessa.

Perché allora si associano la soia e i suoi derivati al rischio di variazioni ormonali?

La soia è ricca di isoflavoni (classe importante di fitoestrogeni ovvero ormoni vegetali): circa 25 milligrammi su 100 grammi. La letteratura scientifica parla di dosi pari a 40-60 mg al giorno di isoflavoni dagli alimenti per avere effetti benefici e non oltre gli 80 mg al giorno di isoflavoni dagli integratori.

I fitoestrogeni sono sostanze di origine vegetale con una struttura chimica molto simile a quella degli estrogeni (ormoni femminili) e pertanto possono comportarsi in modo simile a questi ormoni, per la loro forma.

Tutti gli ormoni infatti per funzionare si legano ad altre molecole (recettori) coi quali creano un complesso (simile al legame chiave-serratura) che innesca una cascata di reazioni. Anche Il fitoestrogeno si può legare al medesimo recettore degli estrogeni, ma non è detto che possa scatenare le stesse reazioni.

Le variazioni ormonali indotte dai fitoestrogeni della soia sarebbero così di due tipi, a seconda della presenza o meno di ormoni estrogeni:

> effetto antiestrogenico: nel caso vi sia una eccesso di ormoni estrogeni, i fitoestrogeni si sostituiscono agli ormoni femminili sul medesimo recettore e ne inibiscono l’attività;

> effetto estrogenico: nel caso vi sia una carenza di ormoni estrogeni, i fitoestrogeni si legano ai recettori e “mimano” l’attività degli estrogeni stessi, potenziandola.

Pertanto i fitoestrogeni della soia agirebbero come un regolatore delle variazioni ormonali.

 

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Il “latte” di soia e le variazioni ormonali: ci sono rischi per la salute?

Affidiamoci ai dati di fatto e alla scienza:

Alcuni studi effettuati su cellule e animali (topi) hanno fatto sospettare che ci potesse essere nelle cellule tumorali ormone-sensibile (come alcuni tipi di carcinoma della mammella) un peggioramento della situazione con l’ingestione di isoflavoni della soia: nei topi in cui erano state impiantate cellule di tumore della mammella umano estrogeno sensibile si notava una crescita del tumore dopo somministrazione di isoflavoni; nella stessa tipologia di topi è stato anche osservato che somministrando isoflavoni veniva annullato l’effetto del farmaco antitumorale Tamoxifene.

Questo dato però è stato testato solo in vitro e in vivo sui topi, che metabolizzano in modo diverso (rispetto agli esseri umani) gli isoflavoni: infatti ci sono studi su donne che dicono che i fitoestrogeni potenzierebbero l’effetto del farmaco.

Sconsigliare l’uso della soia in donne che hanno già avuto un tumore al seno è una scelta medica soggettiva di precauzione, vista la mancanza di dati statisticamente significativi in merito.

Noi qui facciamo riferimento al “latte” di soia e non agli integratori di fitoestrogeni, che ne contengono dosi di gran lunga superiori. Al momento, per la popolazione adulta, non esiste uno studio che associ l’utilizzo quotidiano di una porzione di soia al giorno e un aumento di qualsiasi tipo di malattia o di recidive di chi ha avuto patologie tumorali al seno.

Merita altre considerazioni invece la popolazione pediatrica, poiché vi sono alcuni studi che evidenziano una situazione differente:

> Uno studio del 2012 del dr. Adgent, dal quale emerge una qualche evidenza che la somministrazione precoce e prolungata di latte di soia, probabilmente a causa dei fitoestrogeni (isoflavoni) che contiene, indurrebbe una anticipazione del menarca (prime mestruazioni) nelle femmine

> Uno studio del 2004 delle dottoresse Morandi e Arnoldi presso il Dipartimento di Scienze Molecolari Agroalimentari, Università degli Studi di Milano mostra che nei formulati di “latte” di soia per la prima infanzia si rilevano concentrazioni di isoflavoni comprese tra 103 e 427 µg/g.

Pertanto nel caso di bambini alimentati con prodotti a base di soia, il consumo di una sola porzione di bevanda alla soia corrisponde all’assunzione di una quantità di isoflavoni pari o maggiore del limite massimo consigliato.

Mentre per i neonati alimentati con formulati a base di soia, la quantità giornaliera di isoflavoni assunti, nei primi sei mesi di vita, aggira intorno ai 12.5-25.6 mg e può essere addirittura eccessiva.

Concludendo, per quanto riguarda il rischio di variazioni ormonali causate dal consumo di “latte” di soia, nel caso degli adulti non vi è una reale preoccupazione, mentre sarà necessaria grande cautela, e il consiglio del pediatra, per quanto riguarda l’alimentazione dei bambini e soprattutto dei neonati.

 

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