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Latte A2 e betacaseina: facciamo chiarezza

Cresce l'interesse verso il cosiddetto latte A2, guadagna popolarità la corrente di pensiero secondo la quale il latte prodotto per lo più in Europa non sarebbe del tutto metabolizzabile. Approfondiamo l'argomento

Latte A2 e betacaseina: facciamo chiarezza

Quando discutiano di latte, il mondo sembra diviso in diverse fazioni: chi ci dice che il latte è salubre e indispensabile; quelli che ci dicono che, quantomeno, non è dannoso; e la sempre più numerosa fazione di chi afferma che il latte animale non è adatto al consumo umano e sarebbe anzi dannoso.

A queste fazioni se ne aggiunge un’altra, che ci dice che il latte “sarebbe” utile all’organismo, se fosse quello giusto, perché il latte che ci vendono non lo è. Entriamo nello specifico.

 

La ricerca sul latte prodotto in Europa e la betacaseina

Alcuni ricercatori e produttori di latte bovino avrebbero fatto scoperte interessanti sulla storia evolutiva delle vacche da latte, che a livello chimico si traduce nella cosiddetta differenza tra betacaseina A1 e betacaseina A2.

Pare che tra i 5000 e i 10000 anni fa tutte le vacche producessero latte contenente betacaseina A2, quando improvvisamente avvenne una mutazione che spinse un ceppo di esse a produrre un latte ricco di betacaseina A1; l’essere umano, che era in grado di assorbire facilmente il latte A2, non avrebbe ancora del tutto adattato il suo organismo a metabolizzare il latte A1, che avrebbe alcuni effetti collaterali e non sarebbe da considerarsi del tutto sano.

Tutto cominciò negli anni ottanta, quando alcuni ricercatori si concentrarono sul perché alcuni problemi di digestione legati al consumo di latte fossero così diffusi. In Nuova Zelanda si scoprì che tali disagi cronici erano per lo più legati alla proteina betacaseina A1.

Fondamentalmente le caseine sono delle fosfoproteine complesse, che richiedono specifici enzimi per essere metabolizzate e, a quanto pare, mentre l’apparato digerente dell’essere umano si è evoluto per produrre enzimi adatti a digerire la betacaseina A2, non sarebbe in grado di digerire con successo la betacaseina A1.

Oggigiorno, per via dei conflitti commerciali, varie ricerche indipendenti sono state avviate e, benché non risultino evidenze che relazionino con certezza il consumo di latte A1 al diabete di tipo 1, pare vero che molti disagi correlati al consumo di latte A1 sarebbero dovuti alla assenza di enzimi in grado di sciogliere la betacaseina A1. 

Studi più recenti, dimostrerebbero che alcuni scarti digestivi del latte A1 sarebbero tossici o, quantomeno, non salutari, nello specifico causerebbero ossidazione dei tessuti, infiammazioni dei vasi sanguigni e avrebbero un’azione antagonista verso l’insulina, favorendo l’insorgere del diabete.

Sebbene alcuni problemi ossidativi di questo genere, legati oltretutto a deficit cardiaci, siano legati al consumo di latte tout-court e non solo a quello A1, si nota una lieve differenza tra latte A1 e A2 che favorirebbe il consumo di quet’ultimo.

La popolarità di questi studi, l’interesse dell’opinione pubblica e la commercializzazione del latte A2 come marchio sta crescendo, tanto che anche in Europa, specie in Francia e nel Regno Unito, sempre più allevatori stanno sostituendo i loro capi di bestiame favorendo le vacche in grado di produrre latte di tipo A2.

 

La risposta delle autorità

Benché alcune autorità, tra le quali la European Food Safety Authority, siano ancora alquanto scettiche in materia, alcuni stati hanno appoggiato questi studi e il latte di vacche in grado di produrre latte A2 è commercializzato e distribuito in alcuni di essi; parliamo anzitutto di Australia, Nuova Zelanda, Cina, Stati Uniti.

In Europa, fatta eccezione per la Francia, il latte commercializzato è prodotto da vacche di tipo A1, il ceppo non adatto al consumo umano, da qui le speculazioni sugli interessi economici che spingono questi stati a respingere le tesi e gli studi di settore, secondo i quali, tra l’altro, ci sarebbe una evidente correlazione tra consumo di latte A1 e incidenza di diabete di tipo 1 nei bambini.

Africa e Asia sono ancora ricche di vacche in grado di produrre latte A2, visto che la mutazione che spinse le vacche a produrre latte A1 avvenne in nord Europa.

 

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