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L’apertura del primo chakra

Chiamato chakra della radice, è il punto in cui viene localizzata la l'energia kundalini, latente in ognuno ed in grado di favorire l'illuminazione. Come si "apre" questo chakra.

L’apertura del primo chakra

Nel nostro corpo sottile, in corrispondenza del perineo nel corpo grossolano, si trova il primo chakra, chiamato Muladhra o chakra della radice.

Si dice abbia l’aspetto di un loto rosso a quattro petali con all’interno un quadrato giallo.

Al suo interno stanzia la sillaba lam ed il suo elemento, rappresentato tra l’altro dal quadrato e dai quattro petali, è la terra.

Su ognuno dei quattro petali si legge un’altra sillaba, per un totale di quattro, a rappresentare vari tipi di attaccamento: fisico, psichico, morale e spirituale.

Tuttavia, più che per il suo aspetto, il primo chakra o Muladhara è noto per essere la base delle tre nadi o canali attraverso i quali scorre l’energia cosmica nell’essere umano, meglio nota come Kundalini, di cui il Muladhara stesso è la sede.

La Kundalini, nel suo stato latente, sarebbe quindi Shakti, o primordiale energia femminea, arrotolatasi in un letargo tipico della normale condizione umana. Aprire il primo chakra, corrisponderebbe quindi ad iniziare il cammino di risveglio del serpente che porta dall’ignoranza all’illuminazione.

 

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Il pirmo chakra nei vari yoga

Tutti gli yoga si basano sul risveglio della Kundalini, con scopi e modalità diverse.

Lo hatha yogi per assicurarsi una vita sana e longeva, il raja yogi per ottenere l’esperienza del vero sé, il tantrico per unirsi alla Shakti universale, il buddhista per ottenere la liberazione, il bhakta per essere uno con la beatitudine divina, il karma yogi per essere liberamente in contatto con la volontà divina, e il purna yogi per risvegliare l’energia evolutiva.

Il risveglio della Kundalini significa anche il risveglio delle siddhi, ciò che in Occidente chiameremmo poteri sovrannaturali, ovvero relativi ad una natura superiore che l’essere umano non ha ancora raggiunto.

Il Kundalini yoga è senza dubbio quello più mirato, che utilizza tecniche prese da varie scuole yogiche, come alcune asana o posture, alcune tecniche di controllo del respiro come la kumbhaka, speciali concentrazioni che possiamo trovare già negli aforismi di Patanjali, e recitazione del mantra lam, ovvero il suono seme del primo chakra.

 

L'importanza di un guru

Fondamentalmente il Muladhara è il luogo dell’inconscio, dell’immobilitaà e di ciò che è oscuro, una sorta di cripta che contiene tutto ciò che il resto della gamma della coscienza non riesce ad identificare.

Qui troviamo i segreti atemporali che la natura cela a se stessa. Segreti positivi e segreti meno positivi, quindi sorge la domanda: dovremo effettivamente stuzzicare e porre luce in questa cripta?

E’ proprio in allusione a tale quesito che tutti i testi classici antichi ci suggeriscono di seguire un maestro, o guru (colui che dissipa le tenebre), perché attraversare da soli senza sufficiente discernimento e purificazione certe paludi interiori può essere rischioso per la stabilità mentale.

Solo una rigida disciplina o la guida di un guru possono aiutare.

Tuttavia talvolta accadono risvegli improvvisi e spontanei, non di rado in persone che non hanno niente a che fare con lo yoga.

In genere ciò significa che l’individuo e’ pronto e che il guscio si sta inevitabilmente rompendo. Il processo allora si svolgera’ automaticamente, tra alti e bassi, facendoci scoprire che ogni ostacolo e’ un tesoro non sviluppato.

 

Apertura e chiusura del Muladhara

Si dice che un Muladhara particolarmente inattivo provochi ansieta’ e panico, instabilita’ e senso di inadattabilita’, dolori alla parte bassa del corpo, tendenza a sviluppare dipendenza da sostanze, disagi al retto.

Un chakra della radice in salute porta equilibrio e salute fisica, apporta motivazione e senso di essere centrato, senso di sicurezza ed autostima.

 


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