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La sostenibilità nei contratti dell'industria cinematografica e televisiva

Un grande attore può imporre per contratto di ridurre l’impatto ambientale del set? In futuro questa potrebbe diventare la norma.

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©nicoletaionescu / 123rf.com

I rider degli attori, dai capricci alla consapevolezza

Will Smith per le riprese di Man in Black 3 ha preteso di alloggiare in una lussuosissima roulotte privata, anche se casa sua era a dieci minuti di distanza. George Clooney invece ha fatto spendere 120mila dollari alla produzione di Gravity (in cui compare per pochi minuti) perché non poteva fare a meno di un giardino privato, un campo da basket e una capanna da spiaggia. Eddie Murphy invece pretende che tutti gli oggetti che usa (come spazzolino e dentifricio) vengano gettati via e sostituiti quotidianamente.

 

Le richieste folli delle star hollywoodiane, al centro di tanti articoli giornalistici di costume che ci fanno un po’ sorridere e un po’ accigliare, sono messe nero su bianco nei cosiddetti rider. Come ben sanno gli addetti ai lavori, si tratta di documenti contrattuali veri e propri: se anche una minima richiesta non viene soddisfatta, la parte lesa ha tutto il diritto di porre fine immediatamente alla collaborazione.

 

Al di là delle derive un po’ frivole assunte nel corso degli anni, il principio alla base è pienamente legittimo. Un professionista, tanto più se di grande fama, ha il diritto di conoscere in anticipo le condizioni precise in cui si troverà a lavorare. Condizioni che possono riguardare il comfort, la sicurezza, le tecnologie, la privacy… e magari anche la sostenibilità

 

Clausole di sostenibilità nei contratti di cinema e tv

A lanciare quest’idea è Albert, organizzazione fondata e finanziata dalle big del cinema e della televisione. Il suo obiettivo è quello di mappare l’impatto ambientale dell’industria dello spettacolo ed elaborare nuovi strumenti per un cambiamento positivo.

 

Tra questi ultimi, suggerisce il gruppo, potrebbe esserci proprio il rider. Invece di pretendere casse di champagne e altri lussi destinati a durare poche ore, gli attori dovrebbero imporre il rispetto di precisi standard ambientali sul set. Rifiutandosi, di fatto, di lavorare per le produzioni che inquinano e danneggiano il loro territorio. 

 

Se da questa proposta un po’ provocatoria nascesse un movimento diffuso, abbracciato anche dalle star di calibro internazionale, le case di produzione sarebbero pressoché obbligate ad analizzare seriamente il proprio impatto ambientale e fare tutto il possibile per ridurlo. Non si tratterebbe più di un tema etico, ma di un requisito fondamentale per restare competitive sul mercato

 

Clausole green nello spettacolo, alcuni esempi

Ma quali sono le questioni più urgenti e pratiche che potrebbero essere inserite da subito in un rider? Ecco alcuni esempi:

> rifornire il catering di pietanze vegetariane o a km zero;

> noleggiare gli abiti di scena, invece di comprare capi di bassa qualità destinati a essere utilizzati solo per poche ore;

> adottare sistemi di illuminazione a led per abbassare i consumi.

 

Per accompagnare il settore verso il cambiamento, Albert ha promesso di avviare un vasto programma di formazione rivolto agli addetti ai lavori e di mettere a loro disposizione un modello di “green rider”, da leggere e riadattare alle proprie esigenze.