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Elettrosensibili - Parte 2

Le ricerche sempre più attente e mirate stanno portando a risultati concreti e certi, la nebbia che offusca l'idea che le onde non siano nocive per l'organismo umano, lentamente si stà diradando e lo scenario che s'intravede non è dei migliori. Urge sensibilizzare le persone sulla capacità potenzialmente cancerogena delle onde elettromagnetiche e proteggere, ove possibile, le nuove generazioni dall'esposizione massiccia e prolungata nel tempo.

Elettrosensibili - Parte 2

Il cellulare in tasca

Un’analisi delle modalità di esposizione ha mostrato che, nel caso dei telefoni cellulari, viene assorbita dalla testa una frazione stimabile tra il 30% ed il 50% dell’energia irradiata. È elevato il rischio che le onde interferiscano con occhi (opacizzazione del cristallino), orecchie, cervello e gonadi (con riduzione della fertilità) generando un incremento di temperatura e danni correlati come cali della memoria, glaucoma ed altri ancora.

Il dottor Imre Fejes, del dipartimento di ostetricia e ginecologia dell'università di Szeged in Ungheria, afferma, senza mezzi termini, che l'abitudine degli uomini di portare il cellulare in tasca o appeso alla cintura può ridurre del 30% il numero di spermatozoi attivi. Insomma, tenere il cellulare per troppo tempo vicino alle preziose e delicate parti intime è dannoso per la fertilità. Il dottor Fejes, insieme con il suo team di ricercatori, ha analizzato lo sperma di 221 uomini e, nello stesso tempo, ha indagato sul loro uso del cellulare. Al termine, è stata trovata un'allarmante correlazione fra la ridotta concentrazione dello sperma e l'abitudine di tenere il cellulare in tasca o alla cintura. Tuttavia, lo stesso Fejes ha precisato che sono necessarie altre ricerche per confermare questo allarme.

 

Ricerche e posizione dell'Organizzazione mondiale della Sanità

In letteratura scientifica è possibile trovare svariate ricerche che affermano di non aver trovato alcun nesso causa-effetto tra uso dei cellulari e cancro. Queste ricerche sono state spesso finanziate dalle stesse case produttrici di telefoni, e ai loro risultati se ne contrappongono molte che hanno evidenziato risultati opposti. Nel 1993, il ricercatore statunitense Henry Lai, pubblicò uno studio sull’effetto delle onde elettromagnetiche dei telefoni cellulari sui ratti. Questi infatti, una volta esposti per 2 ore alle onde di un comune cellulare, presentavano tracce di DNA interrotto: un effetto biologico che può essere all’origine del cancro. Nel 1998, un altro ricercatore di nome Jerry Philips, replicò gli esperimenti effettuati sui ratti, utilizzando questa volte delle cellule umane. I risultati furono gli stessi: tracce di DNA interrotto. Il 31 maggio 2011 il verdetto più importante: l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica un documento in cui viene ammesso che le radiazioni dei cellulari sono potenziali cancerogeni, di classificazione IARC 2B. Quindi, le onde elettromagnetiche vengono indicate come potenziali agenti cancerogeni, di cui si hanno ancora limitate evidenze per mancanza di dati.

Il gruppo tedesco “Verum” ha verificato l’effetto delle onde su animali e uomini dopo l’esposizione a campi elettromagnetici, e le cellule umane hanno mostrato un aumento significativo dei danni al DNA, che non sempre la cellula è in grado di riparare e che si trasmettono alle generazioni successive di cellule.

Da studi effettuati in Svezia e nei Paesi Bassi è emerso come le onde prodotte dai telefonini siano responsabili di un aumento del neuroma acustico, un tumore cerebrale benigno, riscontrato nei soggetti che utilizzano abitualmente un telefono cellulare (utilizzare abitualmente un telefonino significa utilizzare un cellulare o un cordless per circa un’ora al giorno).

Eclatante il caso in Italia di Innocente Marcolini, con diagnosi di tumore benigno al trigemino, a cui la Corte di Cassazione ha riconosciuto il danno dovuto all’utilizzo prolungato del telefono cellulare. A Marcolini è stata riconosciuta una pensione d’invalidità dell’80%.

È stata evidenziata, inoltre, una riduzione delle funzioni cognitive soprattutto nei bambini, che risultano più vulnerabili dal momento che hanno le ossa craniche meno spesse ed il cervello ancora in formazione.

Appare abbastanza evidente come il danno sia in relazione con il tempo in cui si utilizza il telefono: infatti, in chi lo utilizza da più di 10 anni le possibilità di contrarre il glioma (tumore maligno che colpisce soprattutto il tessuto nervoso del cervello) sono aumentate del 20%, e quelle di manifestare un neurinoma acustico del 30%. Ulteriori studi sono stati effettuati per indagare la relazione che esiste tra esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza ed insorgenza della leucemia acuta infantile. È emerso che i bambini esposti a tali onde si ammalano tre volte di più rispetto ai soggetti non esposti.

 

Consigli per l'uso: come proteggersi

Difficile proteggersi dalle onde in un territorio dove ogni persona possiede un cellulare e sempre più spesso è regalato ai bambini a partire dai 10 anni di età. Quest’ultima poi è un’assurdità e significa esporre un organismo più debole per un periodo più lungo a onde potenzialmente cancerogene. Anzi se pensiamo ai cordless e agli apparecchi per controllare i neonati a distanza, l’insulto delle onde inizia fin dai primi giorni di gestazione! Inoltre la rete Wi-Fi tanto reclamizzata ha poco senso, inutile cablare l’intero pianeta per connetterci a internet e poi fare gli ultimi 10 metri via radio, con tutte le conseguenze che ne derivano. Attivare un modem Wi-Fi all’interno dell’abitazione è come avere un’antenna della telefonia dentro casa, meglio quindi collegarsi via cavo. Se a questo aggiungiamo tutta una serie di apparecchiature che durante la notte restano in standby e magari dormiamo con una radio sveglia sul comodino, ho peggio con un cellulare vicino alla testa, bene, avete un perché del vostro sonno disturbato.

Un documento presentato dalla Commissione del Consiglio Europeo vuole applicare il principio di precauzione nelle scuole dove si dovrebbe vietare l’uso dei dispositivi e informare gli studenti sui potenziali rischi, con campagne si sensibilizzazione.

Il direttore dell’università canadese di Lakehead, Fred Gilbert, ha deciso di prendere atto dell’ambiguità degli studi fino a ora effettuati e di escludere quindi il Wi-Fi dalle possibili soluzioni di navigazione proposte ai suoi studenti. Esiste una parte di letteratura scientifica che parla di possibili, e discretamente significativi, danni per la salute, e secondo Gilbert questo basta a sospendere l’uso del sistema fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza. Questo è un esempio di applicazione del principio di precauzione. Il Dott. Fiorenzo Marinelli, biologo del CNR di Bologna, che da anni conduce studi sugli effetti delle onde elettromagnetiche, non ha dubbi che le onde hanno influenze negative sull’organismo e consiglia di utilizzare il telefonino solo in casi di emergenza, e di tenerlo il più possibile a distanza quando non lo si utilizza.

Ad oggi in commercio esistono pitture speciali e tende schermanti per proteggersi dalle onde esterne, con cui si possono ottenere degli ottimi risultati, è chiaro però che prima di tutto bisogna “bonificare” la casa dall’interno. Un vecchio materasso con le molle o una struttura metallica del letto possono essere molto dannosi perché il metallo tende ad assorbire ed aumentare l’effetto delle onde, così come un cavo dell’elettricità che passa dietro la testata del letto può disturbare il sonno. Per chi è interessato in rete troverà molti altri consigli per gestire la propria elettrosensibilità. Online il rapporto aggiornato, redatto da 29 scienziati sui pericoli dell’esposizioni alle radiofrequenze.

 

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Immagine | alumroot