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Caigua cos'è

La caigua è una pianta rampicante che produce frutti commestibili, utilizzati anche per ridurre il colesterolo, la glicemia e la pressione

caigua

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Che cos'è la caigua?

La caigua è una pianta originaria delle Ande sudamericane, diffusa soprattutto in Paesi come Ecuador, Perù, Colombia e Bolivia.

La caigua (Cyclanthera pedata) appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae, la stessa che include zucche, zucchine e cetrioli e, in effetti, il frutto della pianta ricorda quello del cetriolo sia per aspetto che per sapore.

Nei Paesi di origine i frutti della caigua vengono consumati crudi o cotti inseriti in svariate ricette; da noi non è facile trovare in vendita i frutti freschi di caigua, se non rivolgendosi a negozi etnici molto forniti, mentre è più diffuso il suo uso sotto forma di integratore.

 

Benefici per la salute della caigua

I frutti della caigua contengono sostanze dall’azione antiossidante, ipocolesterolemizzante, ipoglicemizzante e ipotensiva.

La caigua viene utilizzata nella medicina popolare e viene inserita negli integratori per via delle soprattutto per la sua capacità di ridurre i livelli di colesterolo LDL o colesterolo “cattivo”, aumentando contemporaneamente il colesterolo “buono”, il colesterolo HDL. A

ltri potenziali benefici della caigua sono quello di ridurre la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue, e ridurre la pressione.

 

Valore nutrizionale e composizione della caigua

I valori nutrizionali dei frutti di caigua corrispondono a quelli che accomunano gli ortaggi: si tratta dunque di alimenti poveri di calorie, ricchi di acqua, fibre, vitamine e minerali. Nei vegetali si trovano, in particolare, buone concentrazioni di vitamina C, vitamine del gruppo B e minerali come il potassio e il magnesio.

I frutti e i semi di caigua contengono inoltre saponine triterpeniche, flavonoidi e glicosidi ritenuti responsabili delle loro proprietà su colesterolo, glicemia e pressione sanguigna, oltre che dell’azione antiossidante della pianta.

 

Come coltivare la caigua: consigli pratici per il giardinaggio domestico

La caigua può essere coltivata in orto, giardino o in vaso anche in Italia, specie nelle regioni dove il clima è più caldo e l’inverno non è particolarmente rigido.

Per iniziare a coltivare la caigua occorre procurarsi i semi o delle piccole piantine; nel primo caso si procede con la semina in primavera, mentre le piantine si mettono a dimora quando sono sono già sviluppate, distanziandole di circa trenta centimetri l’una dall’altra.

Come per altre piante della stessa famiglia, anche la caigua ha bisogno di sole e luce diretta per svilupparsi al meglio e di terreni ricchi e ben drenati, privi di ristagni di acqua.

Trattandosi di una pianta rampicante, la caigua avrà inoltre bisogno di appositi supporti come bastoni o reti su cui possa crescere. In estate, la caigua produce piccoli fiori bianco verde o giallastri da cui successivamente si sviluppano i frutti allungati e tondeggianti.

I frutti si raccolgono quando hanno una lunghezza di poco più di dieci centimetri e possono essere utilizzati in cucina.

 

Usi terapeutici della caigua

Gli estratti ottenuti dai frutti di caigua sono ammessi nella formulazione di integratori alimentari; in commercio la caigua si può quindi trovare sotto forma di capsule o compresse, che si possono acquistare in erboristeria o in farmacia.

L’assunzione di caigua viene consigliata per migliorare il profilo glucidico e lipidico, dunque per tenere sotto controllo i livelli di glicemia e colesterolo ematici, oltre che la pressione arteriosa.

Il dosaggio può variare in base al prodotto e al suo contenuto di estratto della pianta; in genere la quantità di estratto da assumere giornalmente è di 1280 milligrammi, da suddividere in due somministrazioni prima dei pasti principali.

Non sono note controindicazioni ed effetti collaterali legati all’uso di integratori di caigua: se ne sconsiglia però l’utilizzo in gravidanza e allattamento ed è bene chiedere il consiglio del proprio medico in caso di patologie o se si assumono terapie.

Fonte:

Food Chemistry