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Ailanto, la pianta infestante

L’ailanto, noto anche come albero del paradiso, è una specie esotica che è stata importata dall’Asia. Dotato di grande resistenza e adattabilità, l’ailanto è riuscito a diffondersi in modo incontrollato in tutta la nostra penisola, competendo con le specie autoctone e diventando infestante.

ailanto

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©apugach / 123rf.com

Perché l’ailanto è così invasivo

L’ailanto (Ailanthus altissima Mill.) è una pianta esotica appartenente alla famiglia delle Simaroubacee importata dall’Asia in Europa, dove sta sta minacciando la biodiversità.

 

In Italia, ad esempio, l’ailanto è molto diffuso in tutte le regioni, dove è usato come albero ornamentale nelle zone urbane grazie al suo accrescimento veloce e alla sua resistenza agli stress e alla sua adattabilità a climi e suoli differenti.

 

Si tratta però di una specie molto invasiva, che è presto entrata in competizione con le piante già presenti prendendo il sopravvento sulle specie autoctone.

 

I fattori che hanno determinato una diffusione problematica dell’ailanto sul nostro territorio sono diversi.

 

Innanzitutto, come già detto, l’ailanto è una pianta particolarmente rustica. Inoltre l’ailanto può riprodursi sia per seme sia attraverso la via vegetativa attraverso le radici: i semi dell’ailanto sono racchiusi in frutti dotati di ali che possono viaggiare su lunghe distanze, coprendo territori anche molto lontani dalla pianta madre e l’apparato radicale può dare vita a nuove piante fino a quindici metri dall’albero principale.

 

Le radici dell’ailanto, inoltre, producono e rilasciano nel terreno sostanze che impediscono la nascita di altre specie.

 

Riuscire a controllare la diffusione dell’ailanto è difficile: abbattere gli esemplari non risulta efficace perché la pianta emette nuovi germogli dalle radici rimaste nella terra mentre l’eradicazione di tutta la pianta è particolarmente complicato e l’uso di sostanze chimiche andrebbero invece a inquinare il suolo. 

 

I problemi legati all’invasività dell’ailanto

Importare specie esotiche può avere un impatto altamente negativo sul territorio e sulla salute umana e degli animali.

 

Le specie vegetali importate possono veicolare microrganismi o insetti patogeni per altre piante, per gli animali e per l’uomo.

 

L’ailanto, ad esempio, presenta una certa tossicità per l’uomo e contatto con foglie e fiori può provocare irritazioni cutanee e dermatiti.

 

Inoltre le piante esotiche possono rivelarsi particolarmente rustiche e competere in modo eccessivo sulla flora autoctona: se una specie vegetale prende il sopravvento su tutte le altre come nel caso dell’ailanto, l’ambiente naturale si modifica profondamente.

 

La diffusione eccessiva e incontrollata di una specie può portare all’estinzione di altre specie e a perdita di biodiversità.

 

Questo, oltre a modificare e deturpare il paesaggio, rappresenta un grande problema per l’equilibrio dell’ecosistema poiché l’ambiente ne risente a tutti i livelli, coinvolgendo anche insetti, mammiferi e altri animali che risentono del cambiamento dell’habitat.

 

L’invasività dell’ailanto rappresenta dunque un problema che coinvolge l’ambiente ma anche l’economia e la sanità pubblica e per questo motivo esistono progetti per cercare di contenere questa specie vegetale, per quanto difficile sia riuscire a ridimensionarne la diffusione.