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Lataif-e-sitta, i chakra secondo il sufismo

Pochi possono dire di conoscere il sufismo quanto in Occidente conosciamo lo yoga. Per questo potremmo rimanere stupiti nell'apprendere che anche in questa tradizione mistica islamica troviamo elementi estremamente simili ai chakra, con connotati esoterici e religiosi legati ad una crescita di coscienza.

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La conoscenza dei centri di energia sottile

Largamente noti in Occidente come "chakra", la loro conoscenza generale e specifica non appartiene in modo esclusivo alla tradizione sapienziale indù.

La conoscenza dei chakra come centri di energia sottile ci è arrivata attraverso lo yoga solo perché in India l’aspetto occulto ed esoterico della religione non è mai stato messon in discussione ma ha anzi assunto validità di scienza o arte.

In passato, anche in altre culture si faceva riferimento a tali centri energetici: in Cina nell’Alchimia taoista poi repressa del tutto dal comunismo, nel Cristianesimo con l’Ermetismo, nell’Ebraismo con la Kabbalah e infine nel mondo islamico con il Sufismo, il ramo più mistico di questa religione semitica.
 

Tra Persia e India

Il sufismo è pura mistica di livello estremamente raffinato, che integra in sé anche filosofia ed estetica, specie per quanto riguarda musica, danza e poesia.

Nonstante una forte repressione da parte dell’Islam ortodosso, gli antichi testi sufi ci parlano ancora di molti concetti e teorie per nulla distanti da quelli dello yoga.

Non c'è di che stupirsi alla luce dei contatti secolari tra Persia e India. Non sappiamo quindi di preciso se i sufi parlassero dei lataif-e-sitta in quanto centri energetici dopo il contatto con gli antichi yogi, o viceversa, oppure se le due scuole fossero arrivate a conclusioni del tutto simili indipendentemente.
 

Corpo sottile e creatura perfetta

Lataif-e-sitta significa letteralmente “le sei sottigliezzeo "i sei oggetti sottili", anche se secondo i Sufi tali centri sarebbero cinque o sei o sette, a seconda delle scuole, e andrebbero a costituire il corpo sottile o jism latif.

L’apertura o schiusura di tutti i lataif-e-sitta corrisponderebbe alla trasformazione dell’uomo da creatura imperfetta a essere perfetto o ideale, chiamata anche “dischiusura” o tajalli.

Vediamo allora alcune interpretazioni dei lataif-e-sitta.
 

I 7 Lataif

Secondo la scala ascendente descritta da Ibn Al-Arabi i centri sono 7:

  1. Il primo lataif sarebbe Qalabiya o "centro della muffa". Si tratta del centro iniziale, embrionale, legato al colore nero e quindi alla nigredo alchemica, ovvero una purificazione sottrattiva. Altri interpreti lo localizzano sotto l'addome, dove l’energia individuale (simboleggiata dalla figura di Adamo) comincia il suo cammino.
  2. Segue Nafsiya o centro dell’anima primordiale. Vibra di colore blu e, in accordo alla psicologia esoterica semitica, corrisponde alla prima delle tre anime in dotazione agli esseri viventi, ovvero l’anima animale fatta di istinti e desideri. Si radunano quindi qui le vibrazioni interiori ancora legate ad un senso di separazione dal resto del creato. E’ anche il centro della forza d’animo.
  3. Il terzo è il lataif del cuore, chiamato Qalbiya. Le vibrazioni blu di Nafsiya passano al rosso di Qalbiya e l’anima animale evolve in anima umana superiore, con un senso religioso rappresentato simbolicamente dal passaggio da Noè ad Abramo.
  4. Il rosso evolve poi in luce bianca nel centro Sirryia, o centro segreto in quanto indicibile. Rappresenta uno stato di coscienza fuori dall’ordinario, superiore al mero uomo religioso e in tutto e per tutto spirituale perché in contatto diretto col Divino.
  5. Abbiamo poi Ruhiya, in qualche modo corrispondente al visuddha yogico e di colore giallo. E’ il lataif dello spirito, grazie al quale l’essere umano non solo e’ in contatto col Divino ma riesce persino in qualche modo ad esprimerlo.
  6. Nella stessa area della gola ma localizzato sulla destra troviamo il Lataif legato al “profeta” Gesù, chiamato Khafyia o "ispirazione". E’ di colore scuro, richiamando il primo lataif embrionale in quanto nuova nascita, nella quale il contatto col Divino e la sua espressione cessano di essere intermittenti.
  7. Al centro, tra questi ultimi due citati, ovvero tra Davide e Gesù, troviamo il lataif di Maometto, di colore verde (simbolo dell’Islam). Il suo nome è Haqqiya o "sigillo", La massima condizione spirituale che chiude i cicli di andata e ritorno e supera anche il potere del tempo, rendendo l'anima libera da cause ed effetti.