Clownterapia: cos’è, come funziona e quali benefici porta davvero
Un naso rosso, un sorriso aperto, una risata contagiosa: dietro questi gesti apparentemente semplici si cela una delle forme di supporto più originali e sorprendenti nel mondo della cura. La clownterapia, oggi sempre più diffusa in ospedali e strutture sanitarie, unisce umorismo e relazioni umane per portare sollievo a chi soffre, senza farmaci e senza bisturi. Ma come funziona davvero? E quali benefici può offrire al corpo e allo spirito?

Credit foto
©Foto di Halfpoint su iStock
- Cos’è la clownterapia e da dove nasce
- Come funziona la clownterapia nei contesti sanitari
- I benefici della clownterapia: corpo, mente e relazione
- Quando e per chi è indicata la clownterapia
- Clownterapia e approccio olistico alla salute
Cos’è la clownterapia e da dove nasce
La clownterapia, o terapia del sorriso, è l’applicazione di tecniche di clowneria in ambito sanitario: una pratica che impiega l’umorismo e la comicità per portare sollievo emotivo e psicologico a persone che vivono situazioni di disagio, malattia o isolamento. Non si tratta di un semplice spettacolo comico, ma di un intervento strutturato, condotto da professionisti formati, appartenenti ad enti privati – quali associazioni, cooperative, fondazioni - volto a migliorare la qualità della vita delle persone ospedalizzate o in difficoltà. Le figure impegnate nella clownterapia, infatti, ricevono una formazione specifica per operare in ambito sociosanitario, utilizzando strumenti che provengono dal teatro d’improvvisazione, dall’arte clownesca, dalla magia di prossimità e da altre forme espressive. Il loro intervento si rivolge all’intera comunità che vive i luoghi di cura, con un’attenzione particolare ai pazienti – spesso bambini – ricoverati in ospedali, ma anche a ospiti di case di riposo, case famiglia, orfanotrofi, centri diurni e strutture di accoglienza.
La clownterapia nasce ufficialmente negli Stati Uniti negli anni ‘80 grazie all’intuizione del medico e attivista Hunter Doherty “Patch” Adams, che da oltre cinquant’anni porta avanti l’idea di una medicina capace di curare anche attraverso il sorriso, l’amore, la gioia e la fantasia. Celebre il suo motto: “Non possiamo promettere di guarire le persone, ma possiamo promettere di prenderci cura di loro” che racconta la sua filosofia: infatti secondo Adams, per guarire davvero non basta eliminare la malattia dal corpo, ma è fondamentale prendersi cura anche della mente, soprattutto quando i pazienti sono bambini.
Nel tempo, questo approccio si è diffuso in tutto il mondo, approdando anche in Italia, dove viene oggi praticato da medici, infermieri, psicologi e volontari appositamente formati in tecniche teatrali, espressive e relazionali.
Come funziona la clownterapia nei contesti sanitari
Il clown dottore - o clown di corsia - è un operatore specificamente formato per applicare le conoscenze della Gelotologia – dal greco gelos (riso) e logos (scienza) – e della Psiconeuroendocrinoimmunologia nei contesti di disagio, attraverso le arti del clown: basti pensare che in Italia la formazione varia da un minimo di 150 ore fino a master universitari. Questi professionisti operano generalmente in coppia, affinché possano interagire tra loro e con i pazienti in modo creativo e dinamico e lavorano sfruttando strumenti dell’arte clownesca come l’umorismo, l’improvvisazione teatrale, la prestidigitazione, l’uso di marionette, la musica e altre tecniche comunicative. Il loro obiettivo è trasformare le emozioni negative associate alla malattia e all’ospedalizzazione, portando gioia e leggerezza, in una modalità che può essere sia passiva (ovvero facendo ridere), sia attiva (stimolando nel paziente la produzione di contenuti comici e umoristici).
L’intervento del clown contribuisce a trasformare reparti e camere d’ospedale da ambienti freddi e impersonali in spazi emotivamente accoglienti: stabilendo un contatto empatico e giocoso, il clown crea un legame di fiducia non solo con il paziente, ma anche con la sua famiglia, offrendo uno spazio di sollievo condiviso in cui emozioni positive possono fluire liberamente.
I benefici della clownterapia: corpo, mente e relazione
Oltre ad alleviare ansia, dolore e disagio emotivo, la clownterapia contribuisce in modo significativo al benessere psicofisico dei pazienti. È ampiamente dimostrato, infatti, che il buonumore stimola la produzione di endorfine e serotonina, riduce i livelli di cortisolo – l’ormone dello stress – e rafforza il sistema immunitario, migliorando la capacità dell’organismo di reagire alle malattie.
A supportare questi effetti benefici interviene la gelotologia, la disciplina che studia in modo sistematico la risata, il buonumore e il pensiero positivo in relazione alle loro potenzialità terapeutiche. Costituendo un ponte tra biologia, psicologia, antropologia e medicina, questa scienza dimostra che ridere attiva numerose funzioni corporee: accelera il battito cardiaco e la respirazione, abbassa la pressione arteriosa, rilassa i muscoli e modifica la chimica del sangue. In particolare, una risata spontanea e profonda riduce la tensione e produce una sensazione di liberazione coinvolgendo tutti gli organi. Ciò avviene perché stimola la produzione di beta-endorfine, sostanze secrete dalle ghiandole surrenali in situazioni di stress che, oltre a regolare l’umore, agiscono come analgesici naturali, aiutando l’organismo a sopportare meglio il dolore fisico ed emotivo.
Inoltre, numerosi studi clinici e neurofisiologici confermano che ridere migliora l’atteggiamento verso la malattia e rende i trattamenti più efficaci, per esempio riducendo l’ansia durante l’attesa preoperatoria di un bambino, in modo più efficace rispetto ad un ansiolitico, anche in presenza di un genitore, oppure riducendo le complicanze post-operatorie e accorciando i tempi di degenza.
Dal punto di vista psicologico ed emotivo, il clown favorisce l’espressione delle emozioni, l’elaborazione di paure e tristezza, e restituisce un senso di leggerezza anche in contesti di forte sofferenza. Non solo i pazienti, ma anche le famiglie traggono beneficio da questi momenti: vedere un figlio sorridere in ospedale aiuta i genitori a sentirsi meno soli e più fiduciosi. Persino il personale sanitario può trarre vantaggio dalla presenza dei clown: il clima nei reparti migliora, la tensione si alleggerisce, e le relazioni si fanno più umane.
Come ama ricordare Patch Adams: “Una risata può avere lo stesso effetto di un antidolorifico: entrambi agiscono sul sistema nervoso anestetizzandolo e convincendo il paziente che il dolore non ci sia”.
Quando e per chi è indicata la clownterapia
La clownterapia può essere utile in molteplici situazioni: non solo in ambito pediatrico, ma anche con anziani affetti da demenza o Alzheimer, adulti ricoverati per patologie croniche, persone con disabilità intellettive, ospiti di strutture psichiatriche o hospice. In ciascun caso, l’intervento viene adattato alle capacità cognitive, fisiche e relazionali della persona e le strutture sanitarie più serie, prima di introdurre stabilmente clown, musicisti o pet therapy, effettuano studi preliminari e valutazioni scientifiche per verificarne l’impatto reale.
Non ha controindicazioni particolari, ma va praticata da professionisti, capaci di riconoscere i limiti e di non forzare l’interazione. La clownterapia non è una terapia in senso stretto, ma un’integrazione alla cura, che può offrire sollievo, compagnia e speranza.
Clownterapia e approccio olistico alla salute
La clownterapia si inserisce perfettamente in un approccio olistico alla salute, che considera l’essere umano nella sua totalità: corpo, mente, emozioni e relazioni. In questo senso, la risata non è solo evasione, ma una forma di consapevolezza, una risorsa interna che può sostenere la resilienza, favorire l’autoguarigione e migliorare il benessere globale.
Integrare la clownterapia nelle strutture sanitarie significa riconoscere il valore della relazione e dell’ascolto nella cura, abbattendo la distanza tra paziente e curante, tra malattia e umanità. In un mondo medico spesso centrato sulla diagnosi e sul protocollo, il naso rosso del clown ricorda che ridere è una cosa seria — e che anche un sorriso può essere medicina.