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Lo Spirito del Guscio nello Shiatsu sistemico relazionale

Si parla del corpo, del suo essere struttura dell'io, attraverso la ricerca dell'incontro lo shiatsu permette di intuire e comprendere fenomeni complessi come lo spirito del guscio.

Lo Spirito del Guscio nello Shiatsu sistemico relazionale
Avete mai pensato al vostro corpo come a qualcosa di più di un guscio?
Bene, se intimamente non vi ha mai del tutto convinto la storiella che il vostro corpo è un puro oggettino, complesso magari, ma niente più che materia tesa al deterioramento e destinato soltanto a permettervi d’interfacciarvi con il mondo meccanicamente, benvenuti nel mondo dello spirito del guscio.

 
L’io...


“Io”... chi sono “Io”? Come s’apprende ad essere un “Io”?
In apparenza è difficilmente comprensibile il perchè chi fa shiatsu dovrebbe porsi simili domande, si propenderebbe a far sì che siano i filosofi e gli psicologi ad interessarsi di questi argomenti e a relegare la funzione dell’operatore nella sua bella e sicura dimensione manuale.

E’ pur vero, però, che fin dal primo momento in cui si poggia una mano sul corpo di un altro individuo, la logica naturale delle cose cominci ad emettere la sua fattura di pagamento in termini di necessità di comprendere e conoscere per poter interagire e integrare.

Nessuno quindi, alla lunga, può far shiatsu senza che si palesi per lui, almeno intuitivamente, l’esistenza di un sé diverso dal proprio, un altro “io incarnato”.
Lo abbiamo sempre detto e qui lo ripetiamo “shiatsu si fa in due”, quindi l’assimilazione del concetto d’intersoggettività è intimamente peculiare del percorso d’apprendimento dello shiatsu.



L’io casa...


Nel modo di pensare comune, raramente trova spazio il concetto di un “Io” di carne, di solito “l’Io” è immaginato contenuto, come in un golem lo spirito della vita.
Bene, ora fermatevi un attimo e respirate. Se vi va adesso chiudete gli occhi e ponetevi questa domanda: “dov’è il mio io?”
Quanti hanno pensato che l’io si trova dentro il proprio corpo sappiano di appartenere alla categoria di chi presagisce che “l’io ha una casa” e quindi che è una cosa ben separata dal corpo; per voi, difatti, l’io possiede un corpo e vive al suo interno in un dove collocato genericamente nella testa, questa in genere è la convinzione più diffusa.
Ora veniamo agli altri cioè quelli che intuiscono che c’è sempre una seconda risposta non usuale a questo tipo di domande e quindi si astengono dal dare la propria nell’attesa di scoprire dove l’argomento va a parare.
 
Avevate ragione, la risposta non usuale c’è e ci porta dritti ad affermare che “l’io è la casa”, l’io è il corpo, cioè che l’io non vive dentro il corpo trascendendolo, ma ne è la funzione prima, la giustificazione della sua esistenza.
Il motivo del corpo, dunque, è creare l’io che risulta così essere immanente, incarnato nel senso totale del termine, un io biologico e non mentale, almeno in prima istanza.
Intuibilmente, questa seconda prospettiva cambia radicalmente la gerarchia dei modi con i quali ci si può avvicinare ad un corpo, abolendo in prima istanza gli approcci “mistici-interior- energetici” e dando spazio ad una visione nettamente strutturale; poiché “l’io-esperienza” dell’altro è chiaramente visibile e leggibile, dato che funzione primaria dell’io è scrivere la sua memoria nel suo corpo intendendo questa scrittura in maniera letterale.
L’io informa se stesso formando il corpo.


L’io cinetico...


Implicazione ultima diviene, quindi, che a creare l’io non siano percezioni, sensazioni o rappresentazioni di sé, ma il movimento. Il proprio io nasce, dunque, dall’esplorazione cinetica cellulare prima, embrionale poi, fetale, neonatale e cosi via definendo ognuna di queste fasi organiche non per le caratteristiche sensoriali ma motorie.
Questa è l’origine dell’io cinetico, che al momento dell’interazione con un altro soggetto non si ridefinisce come lo spirito “nel” guscio ma come “lo Spirito del Guscio”.