Articolo

Ecopedagogia: scuole e asili all’aria aperta

La ecopedagogia è un modello pedagogico alternativo e innovativo, che privilegia un metodo di apprendimento basato sul contatto diretto con la natura e su una riflessione critica rispetto ai temi ambientali. Dai waldkindergartnes tedeschi, alle bosquescuelas spagnole, agli agriasili italiani, il panorama europeo dei progetti ecopedagogici è fiorente ed estremamente stimolante per bambini e genitori

Ecopedagogia: scuole e asili all’aria aperta

L'Ecopedagogia nasce in risposta alla crisi ambientale che il nostro pianeta sta attraversando a causa del sistema di produzione e del livello dei consumi che si stanno rivelando sempre più insostenibili.

Diversi pensatori hanno proposto di invertire la rotta verso cui si sta dirigendo la società occidentale e occidentalizzata proprio a partire dal campo educativo.

Sono le nuove generazioni, infatti, quelle che saranno in grado di proporre nuovi modelli di sviluppo e di gestione delle risorse naturali, ma sta a noi fornire loro gli strumenti corretti per realizzare questa trasformazione.

Ecco perché l'ecopedagogia può rappresentare una delle soluzioni alla crisi ambientale e, allo stesso tempo, un meraviglioso modo di fare scuola.

 

Cos’è la Ecopedagogia?

L'ecopedagogia, definita da alcuni autori Pedagogia della Terra, è un modello educativo plurale e innovativo che ha l’obiettivo di costruire le basi per una società sostenibile, ecologica e pacifica. Secondo questo modello occorre spostare il focus della pedagogia dall’uomo alla Terra nella sua interezza e pensare la natura come un vero e proprio strumento di apprendimento.

Sebbene sia possibile ritrovare indicazioni fondamentali sul ruolo pedagogico della natura in testi come L’Emilio di Rousseau (fondatore della pedagogia occidentale), il padre intellettuale dell’Ecopedagogia è l’importante pedagogo brasiliano Paulo Freire.

Egli affermò, negli anni ’70, che “nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano in comunione, mediati dal mondo”.

Freire sosteneva che il rapporto dell’uomo con il mondo, e quindi con la natura, era un elemento pedagogico fondamentale per generare esseri umani critici, attivi e creativi.

A partire dall’influenza del pedagogo brasiliano, sono stati proprio alcuni membri dell’Istituto Paulo Freire, tra i quali Francisco Gutiérrez e Moacir Gadotti, che hanno sviluppato il modello dell’Ecopedagogia.

Recentemente sono stati pubblicati internazionalmente diversi testi sul tema. Tra questi, un centro di ricerche per lo sviluppo locale sostenibile bulgaro, in collaborazione con l’Ecoistituto delle Dolomiti, ha elaborato un manuale, “The International Handbook of Ecopedagogy”, per arricchire i processi di formazione di scuole, università  e singoli individui, con i principi della Ecopedagogia.

 

Leggi anche l'intervista a Stefano Panzarasa sull'educazione ambientale

 

Le scuole all’aria aperta: un esempio di Ecopedagogia

I progetti che si inseriscono all’interno del modello ecopedagogico sono variegati e numerosi in tutto il mondo. Tra questi, le realtà che stanno prendendo sempre più piede a livello europeo riguardano la scuola dell’infanzia e l’istruzione primaria.

Sebbene ogni progetto sia unico ed originale, l’idea di base di questo modo alternativo di insegnare ed apprendere è semplice e proprio per questo vincente: fare scuola nel bosco o all’aria aperta, immersi nella natura. Cosa c’è, infatti, di più didatticamente appropriato dell’imparare l’importanza degli ecosistemi e della conservazione della natura stando a diretto contatto con essi fin da bambini?

Le prime esperienze di scuola all’aperto sono nate in Danimarca negli anni ’50, ancora prima che si sviluppassero le teorie dell’Ecopedagogia propriamente detta. Successivamente questo modo di fare scuola si è diffuso ed ora sono centinaia le proposte educative in Nord Europa, conosciute come Waldkindergartens (da wald “boschi”, e kindergartnes “giardini per bambini”) o Forest School, ma anche in altri Paesi, come in Spagna dove sono state definite Bosquescuelas

Negli ultimi anni, anche in Italia sono fioriti i primi progetti che privilegiano un metodo educativo basato sul contatto diretto e quotidiano con la natura.

Tra le diverse realtà presenti sul territorio italiano possiamo ricordarne alcune: nel 2005 nasce il primo agrinido all’interno di un’azienda agricola di Pinerolo (Piemonte), mentre nel 2006 apre il primo agriasilo in un agriturismo in provincia di Torino.

Nel 2014, apre il primo Asilo nel Bosco ad Ostia Antica (provincia di Roma), in collaborazione con le associazioni “Manes” e “L’Emilio”.

 

I benefici per chi apprende

Andare a scuola in un contesto come quello dei boschi o delle cooperative agricole produce benefici non solo per l’aumento del rispetto della natura e della sensibilità ambientale, ma anche riguardo alle capacità cognitive dei bambini che hanno la fortuna di fare questo tipo di esperienza.

Come dimostra uno studio realizzato nel 2002 in Germania da Peter Häfner (Università di Heidelberg), i bambini che avevano frequentato una scuola all’aria aperta avevano ottenuto risultati migliori sotto diversi aspetti rispetto ai bambini che avevano frequentato scuole tradizionali.

Per esempio, riuscivano a seguire meglio il contenuto delle lezioni, prestavano più attenzione, eseguivano i compiti in una maniera più indipendente rispetto agli altri bambini, rispettavano le regole, risolvevano i conflitti di una maniera più pacifica, sapevano esprimersi correttamente ed argomentavano meglio le loro opinioni, erano più creativi e fantasiosi. 

 

Educazione ambientale a scuola: la cura della natura già sui banchi

 

Per approfondire:

> Vai al sito sui temi legati all’Ecopedagogia