Watsu® spiegato da Giovanni Baccarani
Quando lo spazio del trattamento diventa un incontro. Cosa l'acqua crea, allenta e consente. Giovanni Baccarani ci parla di Watsu®, delle origini, di Harold Dull, del tantsu, degli effetti del cloro e di quanto sia importante che l'operatore abbandoni la disposizione di chi impone la cura
L'intervista l'abbiamo fatta attraverso Skype ed è interessante parlare di acqua (e molto altro) con qualcuno che è geolocalizzato proprio qualche onda più in là, nello specifico in Spagna. Giovanni Baccarani è operatore Watsu® e istruttore di Shiatsu, Zen Stretching (stretching dei Meridiani dell'agopuntura).
Spaziando da Harold Dull, la genesi e i benefici del watsu, è stata una bella conversazione/intervista. Prima di tutto, perché non è sempre facile trovare qualcuno che parli con schiettezza della disciplina che pratica, senza dover per forza innalzarla a scapito di altre o far di tutto per non riconoscere i limiti e le evoluzioni più o meno interessanti.
Siamo andati dritti al punto. O meglio, ai punti. Quelli di medicina cinese.
All'operatore Watsu® è richiesta la conoscenza dei punti di Shiatsu?
Nella formazione di primo livello di Watsu® c'è un'infarinatura dello shiatsu proprio per non perdere totalmente la connessione con l'origine di Watsu®. Lo stile è quell del maestro Shizuto Masunaga. C'è sempre da tenere conto del fatto che watsu non nasce in Oriente ma in California negli anni '80; insomma, siamo in pieno flower power, in prossimità di San Francisco, ad Harbin Hot Spring. Si respira un'aria molto libertina, vige un'apertura sessuale e culturale a 360°. Dull era un poeta che al lavoro con le parole, dopo un viaggio in Giappone, unì la passione per la pratica "con le mani" e, dopo un periodo in Giappone, fondò la sua scuola di shiatsu. Dal massaggio su terra inventa la trasposizione in acqua e nasce Watsu®.
Accumulare 100 ore di shiatsu è un requisito. I moduli della scuola prevedono ore di lavoro sia a terra che in acqua e durante il primo livello il futuro operatore acquisisce abilità in acqua, impara a sostenere il ricevente in una forma comoda e secondo una fisiologia corretta, lavorando anche sullo studio delle transizioni tra le posizioni. L'operatore comincia anche a prendere familiarità con la sequenza di movimenti e con i distretti principali del corpo; costruisce pian piano una scansione generale del corpo. Nel secondo livello questa scansione entrerà più nel dettaglio e allora si approfondiranno i vari distretti in modo più intensivo. Già dal primo anno, con la pratica quotidiana la conoscenza diventa pratica e il futuro operatore acquisisce una formazione base nello shiatsu per poter poi passare al secondo livello. Non ci sono parametri specifici e rigidi sul tipo di shiatsu da imparare; il trattamento si arricchisce anche grazie alle esperienze pregresse di coloro che vogliono impararlo, io stesso credo fermamente nella diversità come valore.
Cos'è il tantsu?
Torniamo alle origini di Watsu®. Come ti ho detto, Dull traspone lo shiatsu in acqua, inizia a praticare dentro piscine di acqua calda, usando lettini da massaggio in acqua. Pian piano arriva ad usare il corpo come mezzo per sostenere il ricevente; è l'inizio di Watsu®. Ai suoi albori sia l'operatore che il ricevente erano nudi. Lo si vede bene nelle immagini del testo di Dull intitolato Bodywork Tantra: On Land and in Water: Co-Centering, Wat(er Shiat)su, Tant(ric Shiat)su. Ed ecco nato il Tantsu.
Torno a dire che le origini risalgono a un contesto sociale e a un periodo storico molto preciso. Nel tempo la disciplina ha preso le distanze dalle origini, si è professionalizzato e sono stati definiti meglio i limiti e i ruoli della figura professionale, ed è un bene. E' pur vero che, quando a Dull fu spiegato che la sua prassi non rispettava un'etica deontologica di base, che lo spirito era troppo aperto e sessualmente carico, troppo libertino, Dull stesso rispose: Ragazzi, se io avessi avuto tutta l'etica professionale che mi volete far avere, Watsu® non sarebbe nato.
Ora che le "licenze poetiche" delle origini sono state limitate, a chi si rivolge Watsu® e con quali benefici?
Ottimi risultati ci sono stati finora nel recupero di soggetti sociali a rischio di esclusione; mi riferisco tanto a coloro che hanno comportamenti borderline come anche ai veterani della guerra del Golfo o ai bimbi negli orfanotrofi dell'Est europeo. Molti atleti olimpici come parte del programma di allenamento hanno trattamenti Watsu®.
L'efficacia è stata dimostrata nel campo degli handicap neurologici e fisici, per non parlare dei benefici sulle persone più anziane. Accade che, con gli acciacchi dell'età e il ritiro dalla dimensione lavorativa, l'anziano non si senta più parte attiva della società. A questo si somma la società frammentata, con reti di sostegno piene di buchi. Io stesso ho sperimentato la potenza del trattamento rispetto a un legame familiare piuttosto vicino e il benessere scatenato dai trattamenti ha evitato persino un'operazione che era già fissata da tempo. Di fatto, tanti anziani mollano il bastone, tornano a riposare bene. In altre parole, ricevono una "bomba" di ossitocina che ha effetti sul breve e lungo periodo. Sto lavorando con dei medici britannici proprio per raccogliere questi dati e stiamo creando un modulo di riferimento che sia più ampio dell'SF36 che riunisca voci come l'equilibrio, la qualità del sonno e della vita generica, la capacità di mobilità.
Chi è e cosa fa il terapeuta Watsu?
Ti è mai capitato di lavorare in acqua con qualcuno che davvero non si lasciava andare?
Resistenze importanti durante lo spazio dei trattamenti, no, non ne ho incontrate. Ma posso dirti che ai miei allievi insegno sempre ad accettare quel che viene, qualcosa di molto vicino a quel concetto che in Medicina Tradizionale Cinese e nella filosofia taoista è conosciuto come wu wei, agire senza la volontà dell'ego. Può accadere che un ricevente sia simile a ciò che noi definiamo scherzosamente "aereo 747", qualcuno che non si schioda dalla posizione a croce, con le ali ad aereo, appunto, con braccia e gambe tese. Ecco, io cerco subito di mettere in chiaro ai miei allievi che non c'è niente che un ricevente debba fare, non c'è un buon ricevente e un cattivo ricevente; se ragionassimo in questi termini, finiremmo col metterlo sotto esame nell'ambiente dove dovrebbe esserlo di meno, proprio perché non c'è nessuna valenza performativa. Un operatore watsu si trova davanti sempre qualcuno che sta facendo il meglio che può.
Dire di sì in ogni momento, accettare quel che viene, stare con il/la ricevente in ogni istante, questo provo a insegnare ai miei allievi. Non si deve cadere nell'errore del "io ti rilasserò". L'acqua crea le condizioni ideali perché chi riceve si rilassi; quel rilassamento non dipende da chi opera ma dal "luogo", lo stato in cui è chi riceve.
Ma se si accetta ciò che viene, come si produce la trasformazione nel ricevente, come lo si guida verso un'inversione di una tendenza che fino a quel momento gli/le ha fatto accumulare solo tensioni?
Lo spazio del trattamento è un incontro che avviene a livello fisico, mentale. La relazione che si stabilisce passa per il contatto fisico ma è anche a livello di comunicazione non verbale. L'operatore Watsu® si prende la responsabilità di definire un limite. Questa idea si comprende meglio se si riflette sul fatto che il bimbo quando nasce è totalmente identificato con la mamma, ma è anche facendosi male, urtando contro gli oggetti, rotolando, è così che prende coscienza della sua esistenza fisica.
Conoscendo i limiti della sua persona, conosce se stesso. La sequenza di movimenti non si ripete mille volte senza mai cambiare; a un certo punto bisogna dare un appiglio a questa persona in modo che possa prendere coscienza di una tendenza. In altre parole, ti offro lo stimolo, poi te lo tolgo, osservo se hai incamerato lo stimolo e se non è stato preso non insisto ma cerco altre aree.
Prima ti seguo ovunque, il mio mestiere è venire dove sei tu. Ma, poniamo tu fossi tendenzialmente lassa, ecco allora io vorrò darti un allineamento, farti capire dove è la tua colonna, fare in modo che la percepisca come una linea. Offrire qualcosa che non c'è stato finora senza imporre l'obbligo della ricezione, questo il senso.
Quanto conta la condizione dell'immersione in acqua?
L'acqua crea le condizioni perché le tensioni si sciolgano. Non solo: filtra come un velo, attutisce il contatto, offre una stimolazione su tutto il corpo e dunque abbassa il livello di sensibilità tattile. Inoltre, essendo un conduttore, l'acqua disperde, cosa che nel trattamento a terra si ottiene più lentamente.
Watsu® è qualcosa per ricchi? Nel senso, si tratta di un lusso, una sfumatura di benessere ulteriore o ha una valenza importante per la salute generale?
A me piace giocare con carte in tavola, andare dritto al punto. Come prodotto commerciale, sì, Watsu® è al momento attuale ancora un po' d'élite; la questione è soprattutto legata alla struttura di cui c'è bisogno per fare watsu. Se nel trattamento shiatsu ti servi delle mani, di un lettino e di una stanza, qui c'è bisogno di una struttura che ospiti una piscina di acqua calda. Mettendo da parte Watsu® come prodotto commerciale, le applicazioni di questo tipo di lavoro corporeo sono molte e si arricchiscono anche a seconda del settore di provenienza degli operatori, che provengano da un approccio corporeo biomeccanico o energetico, emozionale, psicologico o spirituale delle varie terapie alternative complementari o biodiscipline naturali.
Portando in acqua la propria conoscenza del corpo si ampliano gli ambiti di applicazione per esempio a soggetti con paralisi o problemi neurologici, sindrome di Down, pazienti in recupero dopo traumi fisici, amputazioni o incidenti con danni di vario tipo.
Cloro in fundo. Come si salvaguarda l'operatore dai problemi che il cloro può dare? Le piscine salate sono una valida alternativa?
Le piscine salate hanno un sistema di clorazione per cui il sale è sottoposto a elettrolisi, separazione elettrica per cui viene scomposto; rispetto alla piscina clorata l'unica differenza sta nella forma in cui cloro è somministrato. In quelle non salate viene immesso con sistemi automatici che goccia e goccia lasciano nel flusso d'acqua il cloro in circolo o con sistemi manuali o usando il cloro in polvere versato nella bocca di aspirazione del filtro, l'acqua che passa scioglie il cloro in sferette. Non cambia il livello di cloro, per legge è sempre lo stesso; non cambia nemmeno il fatto che il cloro comunque a livello chimico genera un calore, un'ustione che, unito al calore dell'acqua, penetra in profondità nei pori. Vedi, ciò che davvero irrita e crea problemi è lo sbilanciamento tra pH, acqua e cloro e molte volte quando la gente esce dalle piscine con la pelle squamata o disidratata non dovrebbe pensare subito al cloro ma al pH, che in molte piscine è tenuto ai limiti. Queste condizioni in genere vanno bene per un nuotatore ma non per chi sta quattro ore in acqua, come l'operatore Watsu®.
Molte piscine oggi non vanno a cloro ma a bromo; ci sono anche quelle che funzionano a ozono e quelle con ioni di metalli che annientano i microbi e virus. A seconda del paese in cui eserciti puoi trovare sistemi più moderni. Dopo 10 anni di esperienza posso dirti che ho provato creme a saponi o gel nutrienti, ma quel che veramente fa la differenza è una doccia fredda subito dopo, davvero efficace in quanto la reazione del corpo aiuta a disperdere un po' il calore annidatosi nel derma.
Immagine | Marina Alymbekova