Intervista

La scintilla divina nel corpo. Osteopatia e shiatsu. Intervista a Luca Massaro

Il ragionamento influenza l'equilibrio di visceri e organi di senso? Perché scrocchiarsi il collo quando non è necessario? E' davvero utile pensarsi a compartimenti stagni? Luca Massaro, osteopata e operatore shiatsu, ci chiarisce le idee. Riportandoci alla malattia come percorso, al tutt'uno che siamo, alla scintilla divina che ci abita e all'immenso potere di unione tra amore e conoscenza.

La scintilla divina nel corpo. Osteopatia e shiatsu. Intervista a Luca Massaro

Luca Massaro mi ha accolto nel suo studio con il viso di chi l'umiltà la usa bene (come le mani) ed ha sviluppato un rapporto confidenziale con se stesso, dote che, nel caso di un terapeuta, permette di vedere l'altro ed operare adeguatamente. Condizione essenziale per chi cura, eppure non così frequente.

Abbiamo parlato a lungo, spaziando dallo shiatsu all'osteopatia, al sistema nervoso e alla comunicazione efficace che non può esser genericamente valida, vista l'irripetibilità di ognuno di noi. 

La passione c'è in lui. Me ne accorgo subito, non appena mi parla dell'ATSU Kirksville Missouri USA, l'università fondata nel 1892 dove è nata l'osteopatia. Luca è stato tra le cinghie di cuoio con cui Still si autoinibiva i nervi occipitali per studiare la cura del mal di testa, ha preso in mano il biglietto da visita del grande terapeuta e il calco della sua mano. 

Lo stesso viso felice ha nelle foto che lo ritraggono allo Shiatsu International Congress tenutosi a Madrid alla presenza di Sensei Matsuko Namikoshi, insieme al Maestro Palombini.

E abbiamo voluto intervistarlo proprio in virtù di questa doppia anima che convive nel suo sistema. Lo shiatsu e l'osteopatia. La prima, con i suoi principi, è parte integrante del suo modo di vedere le cose e di stare al mondo. Me lo spiega, ma lo intuisco già dall'umanità con cui affronta certi argomenti e la pazienza di ascoltare o essere interrotto. Nel suo sito Luca ricorda i tre grandi principi dell'osteopatia: l'unità del corpo, la struttura che governa la funzione, il ruolo supremo dell'arteria.

Il metodo messo a punto da Andrew Taylor Still è funzionale all'automantenimento, all'autoguarigione del corpo.

"L'Osteopatia è la perfezione del lavoro della natura" è la citazione di Andrew Taylor Still che Luca ha inserito nel suo sito personale.

Quanto allo shiatsu (“shi” dito e “atsu” pressione), Luca ha studiato per lungo tempo il metodo strutturato dal Maestro Tokujiro Namikoshi.  

E ci  interessa un terapeuta che non sa solo applicare una pressione lenta e graduale, apportata con le mani e soprattutto con i polpastrelli dei pollici su 780 punti distribuiti sul corpo umano, ma anche approcciarsi alla persona in maniera globale, considerandone la biodinamica, la biomeccanica, l'equilibrio viscerale, l'energia che lo abita.

Mi spiega che ha studiato lo shiatsu presso la Scuola Italiana Shiatsu (S.I.S.).  fondata nel 1979 da Rudy Palombini, che conseguì nel 1964 il primo DIPLOMA EUROPEO di SHIATSU-TERAPISTA presso l’Istituto Nippon Shiatsu School, attuale Japan Shiatsu College, diretto allora dal fondatore dello Shiatsu: Tokujiro Namikoshi. Esperto massofisioterapista introdusse lo shiatsu nella terapia riabilitativa e nella traumatologia e codificò il Metodo Palombini®.

Ma torniamo all'intervista, fatta in un giorno soleggiato in una Roma calda e viva. Entro nella stanza e mi invade piacevolmente la mappa dei punti sui meridiani. Sulla scrivania un cranio diviso per aree cromatiche ("Manca un pezzo", mi avrebbe detto poco dopo, con tono simpatico). Un libro di Bruce Lipton. Sorrido.

Ma, come chi si sente osservata, giro le spalle. Guardo meglio in fondo e mi incuriosisce la mappa del sistema nervoso; non è una mappa qualsiasi. Un sistema nervoso umano reale ("Questo all'ATSU aveva dimensioni a grandezza naturale" mi spiega).

 

Partiamo da lui, dal sistema nervoso. E' il sovrano? 

Perché dovrebbe essere il sistema nervoso il sovrano? Noi lo siamo, nella nostra interezza, con la nostra consapevolezza. La scintilla della vita non passa solo attraverso il sistema nervoso, ma anche dalle arterie, dalle vene, dal ragionamento, dal pensiero. Siamo un tutt'uno.  

 

Tra gli utenti di Cure-Naturali.it, in palestra dove lavoro e in altri ambiti vedo che lo "scrocchio" resta ancora qualcosa su cui ci si interroga, o si cerca forzatamente (specie a livello cervicale). Sai chiarirci le idee su questo punto? 

Sul versante osteopatico il riposizionamento articolare non ha bisogno necessariamente dello "scrocchio", può anche non esserci l'effetto cavitazionale. In sintesi, quel che chiami "scrocchio" si verifica per via di un aumento di pressione endoarticolare; si crea una differenza pressoria nell'articolazione e quini si verifica l'esplosione di bolle di gas nei tessuti e nei liquidi. In fase di trattamento non è detto che questo riposizionamento si debba cercare a tutti i costi, il discorso è sempre individuale e va fatto a partire dall'anamnesi, si deve conoscere attraverso indagini cliniche la persona che si va a trattare.  

Poi c'è il fattore bravura e manualità dell'operatore che capisce dove arrivare, se produrre o meno il riposizionamento. Il thrust in sintesi non dovrebbe essere prodotto da chi non sa cosa farci, non si dovrebbe raggiungere il limite di un effetto placebo che la persona ottiene dall'effetto cavitazionale stesso, da quell'azione che prodotta autonomamente ci fa sentire meglio; è bene limitare queste pratiche di auto-thrust, l'articolazione può non averne bisogno e si va quindi a effettuare di fatto solo uno scarico di tensioni nervose. Se questo scarico il corpo lo ricerca di continuo, non si ha utilità o beneficio, trattandosi di qualcosa che proviene da una tensione emotiva. 

 

Siamo un tutt'uno complesso, non separabile. Ma in questo caso, se viene da te una persona con evidenti squilibri psicologici, la tratti ma le consigli di vedere uno psicologo? O eviti di trattarla e direzioni subito verso chi ha studiato a fondo al psicologia? 

Siamo nel campo di quello che io riesco a fare. Non devo mai perdere di vista che il mio scopo è di aiutare la persona. Nel bicchiere di questa persona manca, per dire, il liquido della spiritualità? Consiglio subito la meditazione. Se il bicchiere ha il liquido del pensiero instabile, direziono verso al psicologia. Devo saper anche individuare quando c'è bisogno di una cura farmacologica. Se quella persona non ha bisogno di me ma di un altro tipo di specialista devo essere onesto e mandarcelo immediatamente. Quel bicchiere può essere riempito meglio da un'altra persona. 

 

Puoi farci un esempio? 

Ammettiamo che nel mio studio arrivi un bimbo con un linfonodo sottomandibolare duro, con poca mobilità. A questo si uniscono problemi di respirazione e mal di testa. Se mi concentrassi sul problema respiratorio, perderei di vista il linfonodo. C'è bisogno di un'analisi differenziale, non possiamo inventarci il mestiere di altri. Quel linfonodo va fatto esaminare e subito, perché potrebbe trattarsi di un tumore. Noi parliamo di salute e se la persona la sta perdendo l'obiettivo è fare qualcosa in questo senso.

L'aspetto della collaborazione tra medici e operatori è fondamentale. Non se ne tiene conto a volte, ma è davvero essenziale. 

 

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Ti sono capitate di recente persone con un disturbo più frequente? Ad esempio, vedo in palestra che in molti hanno chiusure a livello del centro dell'identità, dell'amore incondizionato (IV chakra), con conseguenze che ricadono su spalle e schiena. Hai notato qualcosa del genere? 

Ciò che noto di recente è che le persone iniziano ad avere sempre più bisogno di un'armonia a partire da una base neurodistonica. Se dobbiamo limitarci a un discorso di percentuale, mi si presentano anche molti problemi articolari o casi in cui la patologia va studiata con anamnesi. Però, parlando in generale, vengono ultimamente un numero maggiore di persone che necessitano di riarmonizzarsi in virtù di un disequilibrio neurovegetativo, e in questi casi l'osteopatia fa davvero tanto, così come le pratiche olistiche in generale. 

 

E quando un disequilibrio diventa cronico? 

La cronicità è qualcosa di antico che perdura da tempo, ma non vuol dire che non possa essere aiutato. Sulla cronicità si può agire davvero molto con risultati sorprendenti, lavorando sulla funzione, quando la struttura non è irrimediabilmente compromessa. 

 

Pratichi anche una tecnica riabilitativa giapponese e ti occupi di meditazione sofrologica. Ci spieghi meglio? 

Il Sotai-Ho è una tecnica cui ricorro quando ce ne è bisogno, l'ho imparata in Spagna da Arturo Valenzuela. E' una tecnica riabilitativa che agisce a livello neuroposturale, ideata da Keizo Hashimoto (1897 - 1993).

Mi occupo dell'applicazione della meditazione sofrologica caycediana. Alfonso Caycedo, fondatore della sofrologia, ha appreso molto dalla filosofia indiana ed ha creato un metodo di cura sulla base degli studi taumaturgici di Platone e del suo "mito della caverna", unendo anche il pranayama, una serie di esercizi da seduti o in piedi che somigliano al training autogeno e allo yoga. Il lavoro va nella direzione di una presa di coscienza e in un passaggio di questa ad uno stato "sofronico", secondo una via di approfondimento sempre maggiore di se stessi.  

 

Quanto è importante il lessico con cui ci si relaziona al paziente? 

Ogni persona abbisogna della sua comunicazione. C'è una comunicazione giusta per ciascuno, in quanto ogni essere umano è unico e irripetibile. In linea di massima però io preferisco sempre gli strumenti della comunicazione assertiva.  

 

Tokujiro Namikoshi e A.T. Still, cosa rappresentano per te? 

Sono maestri. Due persone che stanno allo stesso livello, in entrambi riconosco un vate che ha sviluppato il metodo a partire da una scintilla divina. La scintilla divina non è altro che amore e conoscenza; la sapienza che hanno costruito è legata all'amore.

Namikoshi paragonava lo shiatsu al puro affetto materno; le mani trasmettono la sorgente della vita. La stessa cosa ha detto Still nelle sua autobiografia, da cui emerge una straordinaria voglia di conoscersi, mettersi in discussione. Ripeto, per me sono allo stesso livello di tutti i grandi innovatori della coscienza e felicità umane. Sono emblemi di amore e conoscenza. 

Io amo i miei pazienti tanto quanto vi entro in empatia. 

Non ci può essere nulla senza l'amore incondizionato. Se non c'è un livello di amore puro unito alla consapevolezza non si può far nulla per le persone, anzi, forse si rischia di far del male. 

Immagine | Luca Massaro