Calcoli renali: sintomi, cause, trattamento

I calcoli renali sono piccole formazioni solide, costituite da minerali e sali, che si cristallizzano nel sistema urinario. Possono risultare molto dolorosi, provocando le cosiddette coliche renali. Vediamo meglio come prevenirli e curarli.

calcoli-renali

Credit foto
©serezniy - 123rf

 

Calcoli renali, cosa sono

Tra i disturbi più comuni che coinvolgono la salute dei reni ci sono senza dubbio i calcoli renali, noti anche come calcolosi renale o litiasi renale. Sono piccole formazioni solide, costituite da minerali e sali che si cristallizzano nel sistema urinario.

 

Le loro dimensioni sono variabili, da granuli di sabbia a pietre più grandi. Anche la loro composizione può variare: 

  • i più comuni sono i calcoli di calcio, che si formano prevalentemente per via di una dieta squilibrata;
  • le persone che soffrono di gotta possono sviluppare anche calcoli di acido urico;
  • i calcoli di struvite sono spesso correlati a infezioni del tratto urinario e tendono a crescere rapidamente;
  • i calcoli di cistina, particolarmente resistenti, sono dovuti a un disturbo genetico chiamato cistinuria;
  • i calcoli di xantina sono anch’essi derivati da una rara condizione genetica, la xantinuria.

 

Come si formano i calcoli renali

In quanto tempo si formano i calcoli renali e come? Se il flusso urinario è compromesso (per esempio in caso di disidratazione o altre patologie) e/o contestualmente le sostanze non solubili presenti nelle urine sono troppo concentrate, questo materiale solido si cristallizza formando piccoli sassolini. Tale processo può richiedere pochi mesi o addirittura anni, a seconda delle condizioni specifiche della persona.

 

Una volta formati, i calcoli di norma viaggiano dal rene attraverso l’uretere (un sottile tubicino deputato al trasporto delle urine) e raggiungono quindi la vescica, per poi essere espulsi.  

 

I fattori di rischio

La formazione dei calcoli renali è spesso dovuta a un eccesso di sostanze come calcio, ossalato, acido urico o fosfato nelle urine. Possono esserci diversi fattori che contribuiscono a tale fenomeno. I più comuni sono: 
 

  • una dieta squilibrata, troppo ricca di sale, proteine animali e cibi contenenti ossalati (come ad esempio, spinaci, bietole, cioccolato, tè nero);
  • l’assunzione eccessiva o scorretta di integratori a base di vitamine C e D;
  • un ridotto apporto di acqua e liquidi, cosa che tende a concentrare i minerali nelle urine;
  • una carenza di citrati e di vitamina B, magnesio ed enzimi che proteggono le vie urinarie;
  • predisposizione genetica;
  • età e sesso: i calcoli renali sono più comuni per gli uomini di età compresa fra i 30 e i 60 anni;
  • condizioni mediche, come l'iperparatiroidismo, la gotta e alcune malattie renali;
  • fattori ormonali;
  • infezioni frequenti a carico del sistema urinario;
  • dismicrobismi intestinali;
  • sindrome dell'intestino corto.

 

I sintomi

Quali sono i sintomi di un calcolo renale? Non esiste una sola risposta, perché possono essere estremamente variabili a seconda del singolo caso. 
Ci sono infatti persone che non se ne accorgono nemmeno e altre, invece, per cui tale condizione è estremamente dolorosa.

 

La cosiddetta colica renale, cioè il dolore intenso e improvviso, esordisce quando il calcolo si muove nelle vie urinarie, ostruendo il flusso dell’urina. I crampi di norma partono dalla parte bassa della schiena e dell’addome ma possono arrivare a coinvolgere anche la zona inguinale.

 

Se il calcolo non riesce a passare facilmente, i muscoli dell’uretere si contraggono, per spingerlo verso la vescica. Il dolore si fa più intenso e può comparire del sangue nell’urina (si riconosce dal colore marrone, rosa o rossastro).

 

Il soggetto può avere la sensazione di aver bisogno di urinare con più frequenza, o anche avvertire bruciore durante la minzione.

 

Altri sintomi possono essere febbre, brividi, malessere, nausea e vomito.

 

Il mal di schiena come campanello d’allarme

Tra i sintomi dei calcoli renali dunque può esserci anche il mal di schiena. È abbastanza improbabile che qualcuno possa scambiarli con un acciacco o con una contrattura, perché la colica renale provoca un dolore intenso e improvviso, indipendente dalla posizione che si assume, e in assenza di traumi fisici esterni. Molto spesso, inoltre, il mal di schiena si accompagna agli altri dolori tipici nell’area addominale e inguinale, oltre che ai vari disturbi legati alla minzione.

 

Quando rivolgersi al medico

Quando si presentano sintomi riconducibili ai calcoli renali, è sempre bene rivolgersi al medico di base, che saprà indirizzare allo specialista più opportuno. Ma quando interviene il nefrologo e quando, invece, l’urologo? Lo abbiamo chiesto al dottor Mattia Nicola Sangalli, urologo presso il Centro Diagnostico Italiano (CDI)

 

“La differenza tra nefrologo e urologo nel trattamento della calcolosi è paragonabile alla differenza tra cardiologo e cardiochirurgo. Il nefrologo si occupa di calcolosi soprattutto per la prevenzione, dal punto di vista metabolico e di eventuali terapie mediche a supporto, perché studia gli eventuali difetti metabolici che possono essere alla base della formazione dei calcoli. Molto spesso c’è anche una consulenza nefrologica metabolica, soprattutto se il paziente è giovane o manifesta una calcolosi recidivante”, risponde.

 

L’urologo invece si occupa della parte operativa, cioè va a trattare il calcolo quando è presente nel rene (e può quindi essere fonte di infezioni), quando ostacola il deflusso dell’urina o crea altre problematiche. Anche il minuscolo frammento, con il tempo, tende ad accrescersi e quindi può generare dei fastidi”.

 

“In sintesi, dunque, il nefrologo si occupa della valutazione metabolica e l’urologo dell’aspetto più operativo. C’è da dire comunque che le loro competenze si integrano molto e che la collaborazione è totale, soprattutto nei centri specializzati, chiamati stone center”. 

 

La diagnosi

Le tecniche impiegate per effettuare la diagnosi sono:

  • Le analisi delle urine, per rilevare eventuali valori alterati e la presenza di sangue.
  • L'ecografia addominale, in grado di identificare possibili dilatazioni del rene e delle vie urinarie o la presenza stessa dei calcoli nelle cavità renali.
  • La radiografia all’addome, che però non è efficace nel caso di calcoli di acido urico o cistina (trasparenti ai raggi X) o della vicinanza dei calcoli con l'apparato scheletrico.
  • La TAC senza contrasto, efficace e risolutiva rispetto a eventuali dubbi. 
  • L'urografia (o pielografia), esame più sofisticato che impiega un mezzo di contrasto per localizzare con precisione la posizione e la natura del calcolo.

 

Il trattamento

Come si eliminano i calcoli renali? L’approccio terapeutico alla calcolosi urinaria dipende dalle dimensioni del calcolo e dal punto in cui si trova nei reni: 

  • Gestione del dolore: se il calcolo è di piccole dimensioni e non provoca sintomi gravi, il medico può semplicemente consigliare di bere molta acqua per aiutare a espellerlo naturalmente attraverso le urine, controllando il dolore attraverso i farmaci.
  • Farmaci: il medico può prescrivere dei medicinali che facilitano l’eliminazione dei calcoli, ma è un approccio che richiede più tempo ed è adatto per calcoli di piccole dimensioni.
  • Litrotrissia extracorporea a onde d'urto (ESWL): è un trattamento non invasivo che, attraverso un apposito macchinario, sfrutta le onde d’urto per frammentare i calcoli e far sì che vengano eliminati più facilmente (si parla appunto di “bombardamento” dei calcoli renali).  
  • Chirurgia endoscopica: se il calcolo è troppo grande o in una posizione particolarmente scomoda, può essere necessario intervenire per via endoscopica, cioè inserendo un sottile tubo flessibile attraverso l’uretra. 
  • Chirurgia a cielo aperto: nei rari casi in cui gli altri approcci risultano inefficaci, il chirurgo può intervenire per rimuovere il calcolo attraverso una procedura tradizionale. In questo caso, la convalescenza dopo l’intervento per calcoli renali diventa più lunga.

 

I farmaci

“Per i calcoli di idrossalato di calcio, che sono la maggioranza, non sono previste particolari terapie farmacologiche a meno che alla base non ci siano dei difetti metabolici. Di solito il nefrologo prescrive farmaci diuretici, gli stessi che si usano anche per l’ipertensione”, spiega il dottor Mattia Nicola Sangalli, urologo presso il CDI.

 

“Ci sono poi alcuni specifici calcoli, come i calcoli di struvite formati in seguito a infezioni, in cui è necessario acidificare le urine. Il calcolo infatti si sviluppa all’interno di un ambiente urinario con pH basico; attraverso questi farmaci, quindi, si cambia leggermente il pH dell’urina rendendo l’ambiente più ostile".

 

"Questo è un approccio utile anche per il trattamento dei calcoli di acido urico, tipici delle persone che hanno un’alimentazione troppo ricca di proteine animali, con un forte consumo di carni e insaccati o di cistina ove invece la terapia farmacologica ha la funzione di alcanizzare le urine e, cambiando il PH, “sciogliere” il calcolo", continua.

 

“Una terapia medica diversa rientra invece nell’ambito degli integratori e prevede l’uso di citrati. I citrati sono componenti che vengono naturalmente prodotti dal rene e fungono da protettori rispetto alla formazione di calcoli. La formazione di calcoli nel rene, infatti, è soggetta a una legge fisica tra solvente (l’acqua che diventa urina) e soluto (la concentrazione di ioni di calcio). In presenza di una sovrasaturazione di ioni oppure di una scarsità di solvente, cosa che accade tipicamente quando si beve poco e le urine sono molto concentrate, i sali all’interno tendono a precipitare e formare il calcolo".

 

"Questo non accade a tutti, perché ci sono alcuni fattori protettivi: i citrati, appunto. Alcune persone hanno difetti metabolici per cui producono più ioni (nei casi di ipercalciuria, iperossaluria ecc.) e tendono a sovrasaturare le urine, ma sono carenti di citrati (ipocitraturia): ecco quindi che si forma il calcolo. Per impedire le recidive, si somministrano dunque i citrati come integratori”, continua il dottor Sangalli.

 

Ma esistono anche dei farmaci per sciogliere calcoli renali? “Ci sono terapie che si somministrano nella fase in cui si tenta l’espulsione”, risponde. “Da un lato ci sono infatti i trattamenti chirurgici, quasi tutti endoscopici; dall’altro lato c’è la terapia medica espulsiva in cui si prescrivono farmaci antidolorifici, antinfiammatori e alfalitici, che riducono l’infiammazione e favoriscono la peristalsi dell’uretere per spingere via il calcolo. Si tenta questa strada, evitando l’intervento, quando il calcolo piccolo ed è già nella parte bassa dell’uretere ed è dunque vicino a uscire”.

 

“Gli antidolorifici (farmaci antinfiammatori non steroidei, FANS) si somministrano infine nel caso delle coliche. La colica è un evento improvviso: il calcolo blocca il deflusso dell’urina e il rene, non potendola espellere, si dilata in modo repentino”, conclude.  

 

L’espulsione dei calcoli renali 

L’espulsione dei calcoli renali avviene normalmente attraverso le urine, se essi sono di dimensioni piccole o se sono stati frantumati attraverso il bombardamento. Si tratta di un processo doloroso, ma del tutto fisiologico.

 

Cosa bere per sciogliere i calcoli? Basta la semplice acqua: per agevolare il transito, al paziente può essere consigliato di assumerne un litro o più in breve tempo, a stomaco vuoto (in tal caso si parla di “colpo d’acqua”).

 

Alimentazione e prevenzione

Nella calcolosi renale la prima indicazione è quella di bere molti liquidi, in primo luogo acqua (almeno due litri al giorno). Per capire se si beve abbastanza, è utile osservare le proprie urine: se sono scure, significa che sono molto concentrate.

 

Come scegliere l’acqua per i calcoli renali? In passato si consigliava di evitare l’acqua del rubinetto e preferirle l’acqua oligominerale in bottiglia, ma l’Istituto superiore di sanità sostiene che questa sia una fake news. Al contrario, l’assunzione di calcio può avere addirittura un effetto preventivo: non c’è nessun motivo per ridurla, a meno che non sia un medico a consigliarlo.

 

Se i calcoli renali sono costituiti da calcio, bisogna evitare piuttosto gli alimenti contenenti ossalati, perché contrastano l’assorbimento di tale minerale e fanno sì che si accumuli nei reni. I cibi con un alto apporto di ossalati sono:

  • mandorle, anacardi e arachidi;
  • frutti di bosco;
  • farina di grano integrale;
  • barbabietola;
  • asparagi;
  • porri;
  • prezzemolo;
  • sedano.

 

Prima di apportare modifiche rilevanti alla propria alimentazione, è bene rivolgersi al proprio medico di fiducia o a un dietista, che potrà consigliare un menu settimanale per calcoli renali equilibrato e adatto alle esigenze specifiche della persona.

 

Il succo di limone fa davvero miracoli?

Soprattutto su internet, capita di imbattersi in articoli e post secondo i quali il limone fa miracoli contro i calcoli renali. Ma è davvero così o è una delle tante fake news che circolano in materia di alimentazione e salute?

 

I ricercatori dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri hanno somministrato 60 millilitri di succo di limone fresco due volte al giorno a un gruppo di pazienti che avevano sofferto di calcoli renali. Attraverso il confronto con un gruppo di controllo, che seguiva la stessa dieta ma senza l’aggiunta di succo di limone, lo studio ha dimostrato l’utilità dell’uso del limone per contrastare la formazione dei calcoli renali

 

C’è da dire però che alcuni partecipanti hanno dovuto interrompere l’assunzione, perché l’elevato consumo quotidiano di limone aveva provocato disturbi gastrici. Altrettanto importante è sottolineare che il succo di limone è considerato soltanto come un coadiuvante: da solo, non può certo sostituirsi a una dieta corretta.