Il sonno nel neonato e nel bambino: fisiologia, disturbi e rimedi

Quante ore al giorno si dovrebbe dormire nei primi mesi di vita e nell'età dello sviluppo? Quali sono i principali disturbi del sonno nell'infanzia e come si diagnosticano? Quali le soluzioni? Risponde l'esperto.

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Nel primo anno di vita avviene nel neonato una crescita portentosa che coinvolge il cervello e l’intero organismo nelle sue aree principali deputate allo sviluppo dell’intelletto, delle abilità motorie e delle capacità sensoriali che lo renderanno in grado nell’infanzia, e poi in tutto l’arco dell’età dello sviluppo, di aumentare le proprie competenze e diventare un individuo sempre più autonomo. 

 

Il ruolo del sonno nei neonati e nei bambini assume dunque un’importanza decisamente rilevante in quanto in questa attività si consolidano plasticità neuronale e sviluppo cognitivo ed decisamente rilevante in quanto in questa attività si consolidano plasticità neuronale e sviluppo cognitivo ed è stato mostrato ampiamente come la mancanza di un sonno sufficiente nei primi anni di vita sia correlata a problemi di peso, di salute mentale e insorgenza di disturbi comportamentali. 

 

Ogni fase della vita necessita di un certo numero di ore di sonno per garantire qualità ed efficacia nelle proprie attività quotidiane ma come osservare nei più piccoli se dormono a sufficienza e bene? Risponde alle domande e ai dubbi più comuni Lino Nobili, neurofisiologo e neuropsichiatra infantile direttore dell’Unità di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Giannina Gaslini di Genova, professore ordinario
di Neuropsichiatria infantile all’Università degli studi di Genova
e vicepresidente dell’Associazione italiana medicina del sonno (Aims).

 

 

Di quante ore di sonno hanno bisogno neonati e bambini?

“Ogni bambino ha una sua personalità e questo caratterizza in buona parte sulla differenza nelle ore di sonno che riscontriamo tra soggetti – premette lo specialista – ed è anche importante sapere che il sonno dei bambini cambia velocemente e che la sua durata è molto variabile nell’arco dei primi dodici mesi. Le linee guida della National sleep Foundation considerano il numero di ore ottimali, auspicabili e le soglie di tolleranza rispetto alle ore di sonno in grado di garantire una qualità di
vita nell’arco delle 24 ore:

  • Neonati da 0 a 3 mesi: tra le 14 e le 17 ore di sonno raccomandate;
  • Bambino da 4 a 11 mesi: tra le 12 e le 15 ore di sonno al giorno raccomandate;
  • Bambino da 1 a 2 anni: tra le 11 e le 14 ore di sonno al giorno raccomandate;
  • Bambino da 3 a 5 anni: tra le 10 e le 13 ore di sonno al giorno raccomandate;
  • Bambino da 6 a 13 anni: tra le 9 e le 11 ore di sonno al giorno raccomandate

 

Soprattutto nei primi anni, indicativamente fino ai 4 anni circa, hanno un ruolo importante il sonnellino di metà mattina e del pomeriggio e poi quello nel solo pomeriggio: queste ore devono essere computate nel calcolo quotidiano e sono determinanti per stabilire eventuali disturbi del sonno in queste fasce d’età. Come premesso, sappiamo che ogni bambino ha una propria regolazione del tempo sonno e queste indicazioni non vanno prese come rigorose in quanto sono le stesse istituzioni scientifiche a includere una soglia di tollerabilità ampia, soprattutto nei primissimi anni di vita, di circa due ore in più o in meno: se prendiamo ad esempio la fascia 4 – 11 mesi, si ammette una variabilità sulle 24 ore che considerare accettabile un range di sonno che va dalle 10 alle 18 ore quotidiane, una differenza importante”.

 

Come cambia il sonno dei bambini rispetto alle raccomandazioni

“Il fenomeno cui assistiamo da tempo è che i bambini e i ragazzi tendono a dormire di meno rispetto alle raccomandazioni, soprattutto durante l’adolescenza e una causa va ricercata nell’utilizzo ampiamente diffuso dei device digitali e riguarda comunque ogni fase dello sviluppo: secondo dati pubblicati dai ricercatori della Società italiana di pediatria, nella fascia tra 1 e 3 anni è documentata la maggiore esposizione a video devicie nell’arco della giornata e per addormentarsi: se inizialmente a preoccupare erano le fonti luminose in grado di disturbare il sonno, ora che molte tecnologie dispongono di filtri luce appropriati, resta la questione della iperstimolazione che può portare alla classificazione di insonnia in soggetti più sensibili.

 

Le raccomandazioni indicano un utilizzo di 2 ore al giorno di dispositivi elettronici per bambini sotto gli 8 anni ma sappiamo che rispetto a questo tetto i nostri bambini e ragazzi si trovano nettamente oltre i parametri suggeriti”.

 

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Il sonno dei bambini è diverso da quello degli adulti?

“E’ interessante notare come le parti del cervello che dormono più profondamente seguono perfettamente lo sviluppo cognitivo dell’individuo – commenta Lino Nobili -:  mentre il sonno profondo dell'adulto è prodotto a livello della regione frontale, il nostro direttore d'orchestra del comportamento, all'inizio della vita quel sonno profondo lo fanno le regioni posteriori, più specificatamente responsabili delle aree di competenza visuo-spaziale e solo più avanti nell’adolescenza riguarda le regioni anteriori. Il sonno è un fenomeno globale e ma anche locale e use-dependent. In parole semplici le regioni del cervello che lavorano più di giorno dormono anche più profondamente e ciò sottolinea il ruolo del sonno nei processi processi di plasticità neuronale. 

 

Il neonato, inoltre, passa la maggior parte del tempo dormendo un in sonno REM, una fase in cui l’attività cerebrale è molto simile a quella della veglia e la corteccia cerebrale è fortemente attivata da stimoli sensoriali prodotti internamente. Questa fase del sonno, in questo
momento dello sviluppo, è particolarmente è funzionale allo sviluppo di connessioni fra diverse regioni, anche remote, del cervello. Il sonno attraverso un processo di “auto-stimolazione” favorisce il suo stesso sviluppo. L’aspetto curioso è che i neonati sognano continuamente ma non sanno di sognare, hanno visioni e sensazioni che non hanno la coscienza di riconoscere eppure ciò probabilmente è necessario per formare quelle connessioni essenziali per esperienze future". 

 

Quali sono i sintomi e le cause più comuni di un disturbo del sonno nei bambini?

“Ricordiamo che il sonno dei bambini è intervallato da molti piccoli risvegli, soprattutto all’inizio della vita e questo non costituisce un disturbo del sonno quando il bambino è in grado di trovare velocemente un suo modo per riaddormentarsi – aggiunge Lino Nobili –. La prima cosa da osservare è come il bambino si sente nell’intera giornata: nel classificare una forma di insonnia nell’adulto come nell’infanzia è importante contemplare le 24 ore e non solo la qualità del sonno
notturno. A seconda della fascia d’età del bambino, inoltre, i sintomi di un eventuale disturbo del sonno cambiano perché possono coinvolgere sfere di competenze acquisite nel tempo. Per quel che riguarda l’attività diurna quello che possiamo osservare facilmente riguarda:

  • L’irritabilità
  • La tendenza al pianto
  • La sonnolenza diurna
  • Le difficoltà nel mantenere la concentrazione (in età scolare)

 

Difficilmente entro i 6 mesi di vita si considera una diagnosi di insonnia nel bambino.

 

Anche le cause di un disturbo del sonno nell’infanzia possono variare molto in base all’età e tra queste ci sono:

  • coliche del neonato nei primi mesi di vita
  • allergie non riconosciute, apnee e altri problemi nella respirazione
  • carenza di ferro
  • sintomatologie riconducibili alla sindrome delle gambe senza riposo degli adulti
  • sintomi gastrointestinali ricorrenti
  • insonnia da condizionamento: si verifica nei primi anni di vita e generalmente riguarda quelle tecniche di addormentamento adottate dai genitori quando il bambino fatica ad entrare nel sonno (si addormenta solo in braccio, solo nel passeggino, solo in macchina…) e condizionano il sonno in modo tale da essere richieste dal piccolo a ogni risveglio. Il bambino piange fino all’ottenimento di quella condizione alimentando un circolo vizioso perché il genitore si sentirà indotto a ripetere l’azione che condiziona, appunto, il sonno.
  • Il co-sleeping è un approccio al sonno adeguato sicuramente in certe culture e ambienti, ma anche possibile causa di disturbo. Dormire insieme a mamma e papà per un tempo prolungato potrebbe portare a difficoltà nell’addormentamento da soli. La conquista del sonno riguarda anche la scoperta di quanto è piacevole lasciarsi andare al sonno, all’assenza degli altri per ritrovarli il giorno dopo, dopo aver riposato e ripreso le energie per prossime avventure. Quando il bambino accetta e capisce che dormire fornisce una forza in più e non spaventa ‘perdere il controllo’ sarà più facile lasciarsi andare al riposo. Imparare a dormire da soli facilita l'autonomia e lo sviluppo e anche riaddormentarsi dopo un risveglio notturno sarà più facile e senza la ricerca dei genitori. Ansie, paura del distacco possono essere cause di una difficoltà legata al sonno.

 

Per ridurre il condizionamento ci sono strategie che si possono attuare per creare nuove e positive routine che facilitino l’addormentamento:

  • Il bambino dovrebbe essere messo a letto da sveglio: insieme a lui i genitori possono creare piccoli rituali che abituino il bambino a entrare nella dimensione della giornata che finisce attraverso attività e spazi adeguati a questo scopo. Leggere un libro insieme, scegliere un peluche che farà compagnia nella notte di sonno, riorganizzare la stanza insieme al bambino così da fornire una nuova accoglienza e una novità che contrasti vecchi rituali di condizionamento. 
  • Il genitore saluta progressivamente il bambino sempre un pochino prima: inizialmente lo si lascia pochissimo prima dell’addormentamento e via via si anticipa quel momento per dare fiducia al bambino che presto si addormenterà felicemente anche da solo.
  • Luci, giochi e orari andrebbero organizzati al fine di dare al bambino ritmi più regolari: i soggetti più sensibili potrebbero risentire degli orari ‘sballati’ o di un’illuminazione eccessiva anche quando non costituirebbero un problema per un adulto.
  • Tra la cena e la messa a letto dovrebbe trascorrere almeno un’ora e mezza.
  • Evitare giochi che richiedono esagerata attività motoria in quanto aumentano la temperatura corporea in contrasto al naturale abbassamento che favorisce l’addormentamento. Ancora, il gioco stimola l’attività cognitiva che nelle ore serali allontana lo stimolo del sonno”.

 

Cambio di abitudini e sonno dei bambini

Le vacanze estive, il fine settimana dai nonni: ci sono occasioni in cui la socialità e vince sulle regole e le abitudini vengono stravolte. Come ritornare a ritmi sani per il sonno dei bambini?

 

“Una causa che condiziona l’igiene del sonno nei più piccoli è l’unlimited setting, ossia quando non sono date regole e limiti: una libertà solo apparente crea al contrario problematiche nell’addormentamento e nella qualità del sonno. Per quanto sia giusto vivere le situazioni sociali nel miglior modo possibile, bisogna accettare – e quindi organizzare – che un periodo di riadattamento ai ritmi consueti richiede tempo. Dopo una vacanza in cui si è andati a dormire spesso tardi non è consigliabile forzare un addormentamento presto di punto in bianco, meglio far dormire qualche ora in meno il bambino per un paio di giorni per aumentare la pressione del sonno alla sera e agevolare così il sonno più velocemente a fine giornata. Costringere un bambino ad andare a letto presto quando non ha sonno a causa dei ritmi stravolti in vacanza crea stress e avversione verso la situazione nanna”.

 

Diagnosi dei disturbi del sonno nell’infanzia

I primi screening di un eventuale disturbo del sonno in età infantile sono svolti dal pediatra e dal medico di famiglia – chiarisce Nobili -. La valutazione clinica può avvenire nei centri dedicati ma anche a casa è possibile eseguire alcuni esami diagnostici:

  • Il Diario del sonno può essere assegnato dal pediatra e consiste nell’annotazione di tutte le attività giornaliere che comprendono orari e durata dei diversi sonnellini dell’intero arco della giornata e aiutano l’adulto a stimare con più obiettività eventuali insufficienze nelle ore di sonno del piccolo.
  • L’actigrafo richiede già competenze specialistiche ma è uno strumento agile che permette di registrare nell’arco della giornata i momenti di riposo e di attività. Non specifica se si tratti di sonno o di quiete ma può dare importanti informazioni nella formulazione di una diagnosi. 
  •  La polisonnografia è l’esame più accurato ed è svolto prevalentemente nei centri di riferimento ma sempre più anche a casa. Anche la video polisonnografia permette di osservare nel dettaglio cosa avviene nelle ore del sonno notturno. Questo esame eseguito in laboratorio fornisce evidenze maggiori e riduce il rischio di errori da parte dell’adulto genitore nell’utilizzo della strumentazione.

 

Se nell’adulto sappiamo che le conseguenze di un sonno scarsa qualità ricadono sul soggetto, nei primi anni di vita accade diversamente. Dati confermano che il primo effetto negativo nei bambini sotto i 3 anni con difficoltà di addormentamento o con frequenti risvegli nel sonno è a carico dei genitori: sì, perché l’insonnia del bambino ha ripercussioni non solo sul suo sviluppo e sul suo comportamento, ma anche sulla salute generale dei genitori al punto che abbiamo evidenze di associazione tra insonnia del bambino e depressione del genitore.

 

Possiamo immaginare gli effetti di questa situazione: cambia la relazione genitore-bambino, aumenta il rischio di abusi da parte dei genitori, magari involontari e dovuti alla perdita della calma”.

 

La melatonina in età pediatrica

“La melatonina è estremamente utilizzata in ambito pediatrico – chiarisce il neuropsichiatra infantile del Gaslini di Genova –, aggiusta la cronobiologia del ritmo sonno veglia e nei bambini ha effetto ipnoinducente. Per la scelta e l’assunzione di questo eccipiente è bene consultare il proprio medico. 

 

Esistono prodotti da banco per cui sussiste qualche problematicità in quanto lavori hanno dimostrato che non sempre la composizione dichiarata sul prodotto corrisponde all’effettiva percentuale di ingredienti presente nel prodotto. La melatonina farmaco, invece, va assunta su controllo medico in quanto agisce su rilascio specifico. Tra i rimedi domestici conosciuti è valida l’assunzione di latte e miele, anch’esso con valore di proprietà ipnoinducente”.

 


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L’intervistato è Lino Nobili, neurofisiologo e neuropsichiatra infantile direttore dell’Unità di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Giannina Gaslini di Genova, professore ordinario di Neuropsichiatria Infantile all’Università degli studi di Genova e Vicepresidente dell’Associazione italiana medicina del sonno (Aims).

 

L'Aims dispone di specialisti e centri per il sonno su tutto il territorio nazionale.

 

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