Sonno degli Anziani: fisiologia e alterazioni

Il sonno subisce numerosi variazioni con il passare degli anni: si modifica in qualità e in quantità, si adatta allo stile di vita del soggetto, al suo stato di salute, al suo fabbisogno e alla sua psiche. Scopriamo come varia la fisiologia del sonno degli anziani.

>  1. Le persone anziane dormono meno

>  2. Fisiologia del sonno negli anziani

>  3. Disturbi del sonno negli anziani

>  4. Rimedi della nonna per il sonno

Sonno degli anziani

 

 

Le persone anziane dormono meno

Se in media una persona adulta dorme 7 o 8 ore, nell’anziano si assiste ad un depauperamento quantitativo delle ore di sonno. L’ipnotipo medio oltre i sessant’anni può necessitare di 5 o 6 ore di riposo e spesso diminuiscono ulteriormente con l’avanzare della vecchiaia.

Anche il riposare durante il giorno con brevi “sieste” ristoratrici riduce poi la quota di sonno notturno. Le cause però non sono sempre solo fisiologiche purtroppo.

 

Fisiologia del sonno negli anziani

Il sonno degli anni azzurri è diverso anche nella forma, non è più prettamente monofasico, ma assume una struttura polifasica, si frammenta in numerosi risvegli e spesso viene dosato anche nelle ore diurne: a risentirne di più è il sonno N-REM profondo.

Infatti generalmente il primo stadio di assopimento in cui le onde Beta, tipiche della veglia lasciano spazio alle Alpha, in cui la mente si rilassa ed è ben predisposta alla meditazione e poi alle Theta, avviene con facilità e si approfondisce nel secondo stadio.

Anche le onde Delta, tipiche della mente inconscia, fanno poi la loro comparsa nel terzo stadio, ma difficilmente riescono a dominare il sonno per lungo tempo e a renderlo profondo e ristoratore.

La fase REM al contrario, in soggetti sani, tende a non subire deprivazioni o trasformazioni e mantiene la sua funzione di rigenerazione cerebrale, molto importante per l’integrità mentale delle persone anziane.

 

Disturbi del sonno negli anziani

Generalmente il fabbisogno di sonno nelle persone anziane diminuisce, perché calano i dispendi energetici, perché aumenta il tempo a disposizione per potersi concedere un ristoratore sonnellino diurno che si somma alla quota di sonno necessaria, perché i ritmi circadiani si affinano maggiormente agli stimoli buio-luce e la porzione di sonno monofasico si limita a quelle ore notturne, sollecitando il risveglio vero e proprio alle prime luci dell’alba.

A volte però quando si studia il sonno negli anziani non ci si trova di fronte solo a semplici iposonnie, ma iniziano a manifestarsi veri e propri sintomi di insonnia.

Difficoltà di addormentamento, che prevedono lassi di tempo superiori ai 30 minuti sono sintomi di una forma di insonnia iniziale o altrimenti detta “sleep latency”, interruzioni del sonno con veri e propri risvegli sempre di una durata superiore ai 30 minuti sono considerati forme di insonnia centrale o “nightime awakenings”, risvegli mattutini eccessivamente anticipati sono considerati insonnia terminale.

Quali sono le cause dei disturbi del sonno in campo geriatrico? Spesso l’iposonnia è dovuta all’incidenza di malesseri fisici, di dolori posturali, di artrosi fisiologiche, di difficoltà digestive, respiratorie, cardiache, o essere indotta da turbe metaboliche e farmacologiche che possono provocare insonnia.

 

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Purtroppo il soggetto anziano è maggiormente esposto ai rischi della depressione negli anziani, e l’insonnia iniziale è spesso considerata un campanello d’allarme. Infatti in età geriatrica ci si confronta con la perdita dei propri coetanei, con il decadimento fisico, con la perdita di autosufficienza: cambiamenti di condizione radicali che “uccidono” la serenità di un essere umano e si inscrivono in una catena viziosa degenerativa.

Questa stessa causa può indurre ipersonnia, soprattutto diurna. L’anziano che non riceve più stimoli interessanti dall’esterno, che per problematiche fisiche è recluso in casa, che è soggetto alla depressione, trova rifugio in numerosi sonnellini diurni, che lo sottraggono alla pesantezza della quotidianità. Non ci sono più connessioni con i ritmi circadiani, perché la patologia ha sovvertito gli equilibri e l’orologio biologico endogeno non è più allineato con quello esogeno.

 

Rimedi della nonna 

Non è facile intervenire a livello farmacologico sui disturbi del sonno negli anziani, poiché spesso le interazioni con altri farmaci per malattie di diversa natura non consentono di intervenire in maniera mirata senza seri effetti collaterali. Alcuni semplici accorgimenti da seguire invece possono aiutare ad ottenere una buona qualità di sonno e non solo per le persone anziane:

  • Evitare di assumere sostante eccitanti in orari serali come caffeina, teina, alcolici, tabacco e nicotina
  • Attendere almeno 3 ore dopo la cena per coricarsi, in questo modo si consente una corretta digestione e si evita lo scambio del sonno postprandiale con il sonno notturno.
  • Stabilire orari costanti per coricarsi e per risvegliarsi e cercare di rispettarli sempre, per aiutare l’orologio biologico interno a riacquistare il giusto ritmo.
  • Mantenere una temperatura intorno ai 18/20 gradi nella camera da letto per facilitare l’abbassamento della temperatura corporea e il conseguente assopimento.
  • Creare un proprio rituale da rispettare prima di coricarsi: bere una tisana rilassante, fare un bagno caldo che facilita la termoregolazione, leggere un libro.
  • Non addormentarsi davanti alla televisione e possibilmente non tenere apparecchiature che rilasciano onde elettromagnetiche nella camera da letto.
  • Dormire al buio, per stimolare la secrezione di melatonina
  • Durante il giorno limitarsi ad un semplice sonnellino di 20 minuti al massimo.

 

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