Additivi alimentari: cosa sono, tipologie e rischi

Gli additivi alimentari sono sostante aggiunte intenzionalmente ai cibi allo scopo di conservarli, per finalità tecnologiche o per migliorarne gusto e consistenza. Scopriamo cosa sono, quali sono i più utilizzati e se presentano rischi per la salute.

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Cosa sono gli additivi alimentari?
Le tipologie di additivi alimentari e l'elenco dei più comuni
Perché vengono utilizzati nell'industria alimentare?
Quali sono quelli pericolosi e i rischi per la salute
Le leggi e le normative italiane ed europee
Consigli per una spesa consapevole

 

Cosa sono gli additivi alimentari?

Gli additivi alimentari sono sostanze che vengono aggiunte intenzionalmente agli alimenti durante la preparazione, il confezionamento o altri fasi della produzione e che rimangono all’interno dell’alimento totalmente o parzialmente.

Si tratta di sostanze che possono avere o meno valore nutrizionale, che non vengono normalmente consumate come tali ma che diventano di fatto componenti dell’alimento.

Ad oggi gli additivi alimentari ammessi sono oltre 5mila e si possono trovare in molti alimenti processati e confezionati come succhi di frutta e altre bevande, prodotti da forno dolci e salati, snack, creme, sughi e salse, gelati, dolci al cucchiaio, prodotti per la prima colazione.

Per legge, poiché gli additivi alimentari restano all’interno dell’alimento, devono essere dichiarati in etichetta nella lista degli ingredienti, dove sono indicati dalla lettera E seguita da un numero che ne identifica la tipologia.

Inoltre, per poter essere ammessi, gli additivi devono dimostrare di fornire il massimo della sicurezza.

 

Le tipologie di additivi alimentari e l'elenco dei più comuni

Tra gli additivi alimentari più utilizzati troviamo:

  • conservanti;
  • antiossidanti;
  • gelificanti e addensanti;
  • emulsionanti;
  • edulcoranti;
  • coloranti.

Esempi di conservanti usati come additivi sono l’acido benzoico, l’acido sorbico, l’anidride solforosa, i solfiti e i nitrati.

Altri conservanti includono funghicidi usati sulla scorza non edibile di alcuni frutti e antibiotici come la natamicina impiegata sulla crosta non commestibile dei formaggi.

Gli antiossidanti sono molecole che rallentano l’innesco delle reazioni di ossidazione: fanno parte di questa categoria la vitamina C o acido ascorbico, i tocoferoli e alcuni antiossidanti di sintesi come il BHA e il BHT.

I gelificanti e gli addensanti sono ad esempio gli alginati e l’agar agar estratti dalle alghe, le pecrine, le gomme naturali come la gomma arabica, la farina di semi di carrube.

Nella categoria degli emulsionanti rientrano invece sostanze come la lecitina, i mono e digliceridi e gli esteri del saccarosio.

Esistono poi additivi aggiunti per conferire gusto tra cui dolcificanti naturali ed edulcoranti di sintesi come il sorbitolo, il mannitolo e l’aspartame, ma anche esaltatori di sapidità e aromi naturali o di sintesi.

Infine, rientrano nella categoria degli additivi anche i coloranti naturali come le clorofille, i carotenoidi, la curcuma, le xantofille e gli antociani oppure i coloranti inorganici e quelli di sintesi.

 

Perché vengono utilizzati nell'industria alimentare?

Gli additivi alimentari vengono utilizzati per motivi diversi, in base al tipo di additivo.

Lo scopo principale è quello di preservare gli alimenti e mantenerne inalterate le caratteristiche chimiche, fisiche e organolettiche.

Qualsiasi alimento è infatti soggetto a degradazione e può deteriorarsi per azione di microorganismi ed enzimi che deteriorano carboidrati, proteine, grassi e altri nutrienti più o meno rapidamente a seconda della quantità di acqua e ossigeno e in base alla temperatura.

I grassi possono inoltre essere soggetti a ossidazione, perdere le loro proprietà e irrancidire.

Conservanti e antiossidanti sono quindi necessari per poter conservare gli alimenti confezionati per lunghi periodi durante il trasporto, la distribuzione, lo stoccaggio.

Additivi tecnologici possono poi avere varie funzioni: oltre a migliorare la texture dell’alimento possono ad esempio prolungarne la shelf life, cioè la conservabilità nel tempo, sottraendo acqua.

Altri additivi possono invece essere aggiunti per migliorare la consistenza, il colore o l’aroma del cibo per renderlo più appetibile.

 

Quali sono quelli pericolosi e i rischi per la salute

Il termine additivo alimentare è spesso associato a qualcosa di potenzialmente pericoloso per la salute da molte persone ma il rischio legato al loro consumo merita alcune riflessioni.

Se gli alimenti confezionati non contenessero additivi come i conservanti, aumenterebbe infatti il rischio di contaminazione microbica, con pericoli maggiori per la salute rispetto all’esposizione al conservante.

Alcuni additivi, è vero, potrebbero comportare problemi per la salute: è il caso ad esempio dei solfiti, sostanze molto reattive, e di nitriti e nitrati che in durante la cottura possono formare nitrosammine cancerogene, motivo per cui oggi vengono usati in modo limitato rispetto al passato.

Va comunque sottolineato che gli additivi alimentari vengono aggiunti in piccole quantità agli alimenti e che in molti casi si trovano in cibi che andrebbero consumati con moderazione.

Inoltre, gli additivi alimentari usati sono molti proprio per evitare un’alta esposizione a un limitato numero di sostanze, preferendo invece una bassa esposizione alle singole sostanze utilizzate.

Gli additivi vengono poi sottoposti a una valutazione del rischio da parte delle autorità e per ogni additivo vengono stabiliti limiti precisi così da poter garantire la sicurezza dei consumatori.

Per calcolare la dose giornaliera ammissibile di un additivo vengono infatti presi in considerazione i livelli di assunzione in cui non si sono osservati effetti durante gli studi sperimentali e il valore ottenuto viene diviso per un fattore di sicurezza compreso tra 10 e 100, riducendo quindi di molto la quantità utilizzata nel singolo alimento.

 

Le leggi e le normative italiane ed europee

L’uso di additivi alimentari è normato dal Regolamento europeo 1333 del 2008 che ne indica la definizione e l’utilizzo.

La legge prevede l’adozione di liste positive che includono l’elenco degli additivi che possono essere utilizzati, gli alimenti in cui sono permessi e le dosi di impiego per ogni additivo in relazione all’alimento in cui viene aggiunto.

L’etichetta degli alimenti deve riportare obbligatoriamente gli additivi presenti indicati con la lettera E seguita da un numero che ne identifica la categoria.

L’aggiunta di additivi alimentari non è consentita negli alimenti non trasformati e negli alimenti per neonati e prima infanzia, salvo deroghe.

 

Consigli per una spesa consapevole

Per ridurre l’esposizione agli additivi alimentari è sufficiente seguire una dieta che includa cibi poco o per nulla trasformati.

Ne sono esempi la frutta e la verdura fresche, i legumi secchi, i cereali in chicco come grano, orzo, farro, riso, mais e i loro derivati (farine, pasta, pane), le carni e il pesce non trasformati e non confezionati.

La maggior parte degli additivi è infatti utilizzata in alimenti la cui frequenza di consumo dovrebbe essere limitata, non tanto per la presenza di additivi quanto perché spesso si tratta di cibi ricchi di grassi saturi, zucchero e sale.

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