Intervista

Prepariamoci a un mondo con meno risorse naturali

Il mondo che verrà avrà meno risorse naturali. Ma, forse, i suoi abitanti saranno più consapevoli. "Prepariamoci", il nuovo libro di Luca Mercalli consegna messaggi importanti. L'autore ci traghetta verso una vita consapevole, ci spiega come depurarsi dal troppo, tornare a fabbricare con le proprie mani

Prepariamoci a un mondo con meno risorse naturali

Luca Mercalli (Torino, 1966) ha studiato scienze agrarie in Italia e climatologia in Francia. Presiede la Società meteorologica italiana, associazione costituita nel 1865. Ha fondato «Nimbus» e dal 2003 partecipa a Che tempo che fa (Rai3) partecipa anche a TG Montagne (Rai2) e ad Ambiente Italia (Rai3).

Durante gli ultimi vent’anni ha testimoniato e spiegato la crisi climatica ed energetica in oltre mille conferenze per il grande pubblico e seminari per la scuola e l’università. Fa parte del comitato scientifico di AspoItalia, sezione dell’Association for the Study of Peak Oil and Gas, e del Climate Broadcast Network dell’Unione Europea.

 

Partirei dal titolo del suo libro: "Prepariamoci. Un piano per salvarci" pubblicato da Chiarelettere. Prepariamoci a un mondo diverso da quello che conosciamo. Prepariamoci ha un mondo che avrà meno risorse. Una vita consapevole, in quest'ottica, non è più una scelta, ma una conditio sine qua non?

Essere consapevoli dei rischi e delle limiti con i quali dovremmo confrontarci in un futuro molto prossimo è la condizione per non lasciarci sopraffare, per affrontarli in modo razionale e costruttivo. Chi non lo farà verrà semplicemente spazzato via dagli eventi.

 

Lei afferma che stiamo correndo verso desideri insaziabili. Può farci qualche esempio circa questi desideri onnivori e famelici, rapportandoli alla vita quotidiana del singolo, in modo da fornire suggestioni per correggerli?

I divertimenti sono un buon esempio: da sempre si può provare piacere con svaghi ambientalmente leggeri e intramontabili, amicizia e convivialità, lettura, musica, poesia, cultura, escursionismo, oggi più che mai resi accessibili a chiunque, anche grazie a internet. Eppure sembra che il divertimento sia oggi sinonimo di potenza smisurata e trasgressione di ogni limite: giganteschi SUV, moto veloci come razzi, lussuosi yachts, discoteche assordanti, sport estremi, viaggi esotici, competizione, competizione esasperata, basata quasi sempre sul possesso di mezzi meccanici o protesi tecnologiche costose e ambientalmente devastanti, piuttosto che sulle capacità interiori della persona.

Questi desideri infiniti, che sono chiaramente un archetipo della nostra coscienza, ma vengono assecondati e indotti dalla pubblicità e dalla competizione sociale, sono praticamente insaziabili, fanno male al pianeta ma soprattutto a noi stessi, mantenendoci in uno stato di perenne confronto con l’altro, di insoddisfazione continua e di enorme dispendio di risorse personali ed economiche per mantenere la posizione. Non sarebbe meglio disfarsi di tutto questo scomodo fardello e godere di cose più semplici e meno invasive? Il divertimento è garantito!

 

 

 

"Prepariamoci " non è un libro teorico, un saggio senza anima. Lei parte proprio dal suo percorso individuale. Le chiediamo 3 azioni quotidiane da cui possiamo partire, azioni concrete per "prepararsi" e avviarsi alla decrescita.

Una sistematica caccia allo spreco, perché oltre il 30 per cento di ciò che consumiamo, dall’energia al cibo, va in fumo. Il ricorso alle energie rinnovabili per diventare più indipendenti: pannelli solari sul tetto! Moderazione nei consumi materiali, meno desideri modaioli, meno spese, più tempo libero per me stesso.

 

Decrescita: mito o realtà attuabile?

 

 

Cos'è la resilienza?

È la proprietà di un sistema di non collassare quando viene sottoposto a uno stress. La nostra società è fragilissima: se qualcuno vi chiude gas, acqua e luce, tornate al medioevo in pochi giorni.

Essere resilienti vuol dire prepararsi a mantenere livelli minimi di comfort e autosufficienza senza dipendere solamente dalla carta di credito o dal volere delle multinazionali.

Senza per questo diventare eremiti, anzi, la resilienza è prima di tutto cooperazione con i vostri vicini di casa.

 

Meno risorse ovvero più conflitti e barbarie, in prospettiva. Quando la torta sta per finire le mani diventano avide. Oppure no. Oppure, come spiega nel suo libro, ci si può preparare a un'alternativa diversa. Può illustrarci brevemente questa differente distribuzione energetica, quest'ipotesi che aggiunge luce invece di toglierla?

Si diventa avidi e barbari quando non ci si è preparati, quando le grane arrivano di sorpresa e ci tolgono dalla sera alla mattina i nostri privilegi.

Se invece si progetta una società dove i rapporti con le risorse locali tornano ad avere un senso, prendendo il buono delle tradizioni del nostro passato e unendole alla tecnologia di oggi, allora si possono superare le difficoltà e probabilmente ideare stili di vita nuovi, più soddisfacenti per noi e per l’ambiente che ci circonda e ci sostiene. Una bella sfida, no?

 

Lei riporta nel suo libro una citazione da un film straordinario: "I tre giorni del condor", un film del 1975 diretto da Sydney Pollack. Nel film l'Agente della CIA Higgins dice: "Fate le anime belle perché siete sazi e al caldo; ma cosa farete quando resterete al freddo nelle vostre belle case, le auto ferme, tutto razionato?". Perché ha scelto questa citazione?

Perché è come la sveglia che suona e tu continui a mettere la testa sotto il cuscino e a non volerla sentire…

 

La crisi economica che stiamo vivendo è l'ultima in ordine di importanza. Può spiegarci quali sono le altre forme di crisi annesse, quali hanno generato questa atmosfera di declino generale?

La Terra ha dei limiti fisici ben precisi e insuperabili, e noi abbiamo invece costruito negli ultimi 150 anni un’economia basata sullo sfruttamento senza limiti di ogni risorsa e sull’accumulo senza limiti di ogni rifiuto.

La vera crisi non è quella del denaro, ma è la spia della riserva accesa sul pannello di comando dell’astronave Terra.

 

"Depurarsi dal troppo, fabbricare con le proprie mani". Lei consegna messaggi importanti, specie per i giovani di oggi. Cosa direbbe a un giovane che si incammina nel percorso delle cure naturali? Un aspirante naturopata che sceglie una professione che solo ora il legislatore inizia a riconoscere in Italia. O un massaggiatore o un insegnante di arte marziali che arriva a malapena a fine mese ma dispensa un benessere olistico preziosissimo.

Non saprei, non è il mio settore. Gli direi comunque di studiare, studiare e capire come funziona il mondo. Solo la conoscenza – unita all’etica – ci può tirare fuori dai nostri problemi, personali e collettivi.

 

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Immagine | Luca Mercalli