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Riscopriamo le origini esoteriche del carnevale

Carnevale è sinonimo di maschere, carri, falò, scherzi: quali archetipi si nascondono dietro questi simboli? Lo Spirito sembra non farsi problemi a preferire la follia alla ragione e il caos all'ordine per esprimersi e manifestarsi. Cerchiamo di scoprire la fondatezza di questa interpretazione.

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Il Carnevale, per come noi lo conosciamo e festeggiamo adesso, è  un incredibile mix di antichissime credenze e simbologie che vanno a perdersi nella notte dei tempi.

 

Non è solo un periodo di allegria e di spensieratezza, antropologicamente parlando il Carnevale ha svolto in varie epoche ed in vari popoli un compito rituale molto profondo e significativo.

 

Comiciamo analizzando l’etimologia del nome: il termine "Carnevale", più raramente "Carnasciale", deriva da una crasi dei termini “carne lasciare”, pertanto stava originariamente ad indicare un periodo post invernale legato ai cicli lunari, in cui si soleva digiunare a partire dal momento culminante in cui si festeggia-sacrifica una figura espiatoria che, a seconda delle culture, è stata identificata col Re Carnevale, con il Wicker man celtico e neopagano, lo Zozorba messicano, la Vecchia delle lande norditaliale, la Befana, il Pharmakos greco.

 

Con l’avvento della cristianità, il Cristo, capro espiatorio per eccellenza, ha cominciato a ricoprire idealmente questo ruolo, pertanto il digiuno è stato sovrapposto alla Quaresima, che inizia proprio con il Martedì Grasso, la fine del carnevale, e finisce con la vigilia di Pasqua.

 

Martedì Grasso e le origini precristiane

Il Martedì  Grasso è appunto il culmine della licenziosità, dei festeggiamenti legati alla morte del vecchio, e della preparazione alla rinascita del nuovo tramite un periodo di austerità, che culmina appunto con la rinascita pasquale.
 

Queste linee archetipiche legate al sacrificio espiatorio del vecchio, al risveglio della vitalità simboleggiato dalle maschere animali e dalla licenziosità, talvolta orgiastica, che poi si focalizza su una rinascita, erano comuni a tutto il mondo precristiano, specialmente nei popoli celtici e germanici, ma anche nelle tradizioni greche e caldee.

 

Ad esempio il Fasnacht germanico, è un rito precristinano legato alla feritlità in cui si cerca anche di esorcizzare gli spiriti cattivi. Il nome stesso è legato al termine sassone “fast”, digiunare, a sua volta etimologicamente derivato da un termine che significa purezza.

 

Qui è fortemente presente il fattore maschera legato all’animalità e alla perdita dell’identità in uno spirito di rovesciamento delle regole e della morale che equivale alla notte, al mondo onirico in cui la personalità conscia di facciata si fa da parte per lasciare via libera a ciò che è subconscio.

 

Gli elementi legati ai carri e alla parata derivano invece da alcuni antichi rituali romani e preromani, in cui esisteva già la pratica di offrire al popolo i giochi circensi (non violenti in questo caso) e per via del riferimento alla “Nave della Vergine”, un simbolo biblico che pian piano è stato trasformato nell’attuale carro carnevalesco.

 

Parliamo dei Lupercalia, festeggiamenti dell’antica Roma, in cui si inneggiava alla vita, alla primavera e alla licenziosita’ onorando la Lupa e Luperco, antico dio pastorale della fertilita’ legato al Greco Pan.

 

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A Carnevale ogni scherzo vale 

A carnevale tutto vale…  o semel in anno licet insanire, ovvero una volta all’anno è lecito impazzire. Questi celebri motti di spirito rappresentano l’anima del carnevale, ovvero un rituale di rovesciamento e ribilanciamento che, come detto, permette agli stati di coscienza subcoscienti di esprimersi e sfogarsi per rifertilizzare la coscienza di veglia, in genere imbavagliata in mille regole e morali e resa sterile e stagnante, incapace di reinterpretare la vita e di generare un vero progresso.

 

Quando la coscienza invecchia per via di assenza di vigore e rinnovamento, condizione rappresentata dall’inverno, la vita prende iniziativa sabotandola e sprigionando tutte le energie.

Per questo, nell' antichità, era considerato lecito, sano e, secondo Orazio, "dolce", regredire ad stato primordiale, come se sottocutaneamente l’essere umano non fosse sempre stato altro che un animale travestito con un costume mentale, con lo scopo di rinnovare la possibilità di un progresso continuo, di un'armonia tra saggezza e pazzia, mix perfetto per l’immortalità che farebbe uscire da quast’altalena di digiuno e abbuffata, di austerità e festeggiamenti, di conscio e di inconscio, di vita e di morte, di caos e cosmo.

Prima ancora dell’influenza cristiana, a Roma, dopo i Saturnali nei quali follemente si distruggeva il cosmo, passava un carro che avrebbe dovuto ricostituirlo. Carri, maschere, fuochi nella notte, abbondanza di cibo sono tutti promemoria che l’inconscio dell’universo ci presenta per ricordarci quanto presuntuoso sia "il sé diurno".