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La pianta di aloe, “giovane ragazza” immortale

Alleata delle donne fin dall'antichità, l'aloe è una riserva naturale di aminoacidi essenziali ed enzimi attivi preziosissimi per l'organismo. Lo sapevano bene gli Egizi, presso i quali l'aloe era nota come “pianta dell'immortalità”

La pianta di aloe, “giovane ragazza” immortale

Il nome della pianta “aloe” deriva molto probabilmente dall'arabo aluat, cioè “sostanza amara” o, secondo altre fonti, dal termine greco als, alòs che significa “mare”; la pianta infatti cresce in prossimità delle coste marine.

Sono molte le culture antiche che associavano il nome dell'aloe al concetto di vita eterna e, nella medicina ayurvedica, la pianta non è solo simbolo di immortalità, ma è anche associata alla sfera del benessere femminile e per questo viene definita kumani , ovvero “giovane ragazza”.

Non a caso, le cure che nella medicina ayurvedica sono finalizzate a rinnovare l'energia femminile, migliorare la sessualità e tonificare l'apparato riproduttivo femminile sono a base di aloe.

 

Proprietà dell'aloe

Ricca di vitamina A, B1, B2, B12, C ed E, acido folico e niacina, l'Aloe vera ha innumerevoli proprietà. Prima su tutte, quelle emollienti e curative, che si devono ai polisaccaridi presenti nella foglia, soprattutto il glucomannano, indispensabile per l'idratazione.

L'aloe è cicatrizzante, aumenta la produzione di collagene, rafforza il sistema immunitario e stimola la produzione cellulare; favorisce la circolazione, disintossica la pelle, difende l'organismo da infiammazioni e allergie.

Della foglia di aloe si utilizzano genericamente due diverse parti, a seconda del fine terapeutico: dai tubuli pericilici esterni posti al di sotto dell'epidermide fogliare si ricava il succo condensato e seccato, mentre dalle parti parenchimatose centrali della foglia si estrae il gel.

 

Curiosità sulla pianta di aloe

Pare che Cleopatra, nota per le sue abluzioni nel latte di capra, ordinasse spesso alle sue ancelle di aggiungere nella vasca anche l'aloe o di tritarla finemente in modo da ottenerne un collirio che rendesse più brillanti gli occhi.

Fu lo studioso George Ebers, nel 1826, a scoprire un papiro egiziano che permise di comprendere quanto fosse importante l'aloe per gli Egizi.

Un altro antico riferimento alla pianta si trova nel Vangelo, in merito al processo di imbalsamazione del corpo di Cristo. Inoltre, il medico greco Dioscoride ne descrisse le proprietà nel suo De materia medica.

Se ci spostiamo in Giappone, scopriamo che alla pianta è associato un ideogramma che, tradotto letteralmente, vuol dire “non serve il dottore”. In Malesia, per il suo sapore amaro, la chiamano anche “lingua di suocera”.

 

Come coltivare l'aloe vera in casa?

 

Immagine | Just Chaos