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Echi neohippy: i villaggi Ananda World Brotherhood

L'hippismo non può essere scardinato dall'epoca nella quale è nato, eppure questi villaggi, nella loro organizzazione e filosofia, ce ne riportano alcuni sentori che siamo lieti di assaporare

Echi neohippy: i villaggi Ananda World Brotherhood

Uno dei personaggi del cult movie “Un sacco bello” (Carlo Verdone) è Ruggero, il figlio hippy di un indimenticabile Mario Brega che, convinto di aver avuto una visione mistica, è entrato a far parte della comunità dei “Figli dell’Amore Eterno” incarnando tutti i cliche del figlio dei fiori.

Ebbene, nonostante purtroppo la rivoluzione hippy sia fallita e i suoi cocci giacciano tra le macerie delle occasioni perse, non si è spento quell’anelito alla fratellanza e alla pace che ne contraddistinse molti sinceri sostenitori.

Attualmente, ne è un esempio la grande comunità dell’Ananda World Brotherood Village che conta ben 1200 residenti fissi sparsi in tutto il mondo: in Italia, Usa e Australia esistono nove comunità e sono 150 i gruppi di meditazione tra l’Africa e la Nuova Zelanda.

Cosa sono? Una rete di villaggi uniti da valori per molti inediti quali l’aiuto reciproco, la condivisione, la libertà. Un luogo dove si aspira a lasciare da parte l’individualismo, la competizione, l’arrivismo che purtroppo caratterizza molte relazioni umane. Un piccolo Eden?

Scopriamolo insieme, conoscendo nei dettagli la loro storia e la loro filosofia!

 

Un modello di vita sostenibile

Le comunità dell’Ananda World Brotherhood village nascono in un anno estremamente evocativo: il 1968. L’ideatore è Swami Kriyananda (1926-2013), nome notissimo per tutti gli amanti dello yoga. Egli comprò delle terre in California per fondarvi la Colonia di Fratellanza Mondiale.

Due i principi alla base: ''Il cambiamento inizia dentro di noi'' e ''Il nostro ambiente influenza grandemente la nostra ricerca della felicità”. Due nuclei filosofici profondamente densi di significato che guideranno tutto il lavoro da lì a venire.

Come si è anticipato nell’introduzione, infatti, da questa prima comunità ne sorgeranno altre in tutto il mondo, anche in Italia. Ad Assisi infatti abita un gruppo  di circa 120 persone più una ventina di bimbi.

Lasciamo che sia il responsabile della comunicazione, Paolo Tosetto, a descriverci il loro modo di vivere e la scelta stessa del luogo: “Non è un caso che sia stata scelta proprio quella zona. Era già un luogo speciale, pieno di spiritualità. Nelle Ananda chiunque è libero di venire, restare, andare via. Se si viene, vuol dire che si ha bisogno”.

Nessuno è obbligato a fare nulla, né a rinunciare alla vita fuori dalla comunità: il proprio lavoro, i propri beni… Si viene coinvolti nella misura e nelle modalità che si desidera e il villaggio dispone di ogni risorsa necessaria, dai campi biologici agli istituti di ricerca, all’assistenza medica, alla scuola.

Prosegue Tosetto: “Vivere insieme poi ha molti benefici. Ci si conosce, ci si aiuta e ci si sente protetti. Banalmente, si risparmia: basta un unico contatore, 3 lavatrici e non 15. La Comunità poi ha cura dell'ambiente e del territorio. E quando si vive bene, ci si ammala di meno. In questo modo la vita diventa un capolavoro”.

Inoltre, la vita quotidiana è scandita da attività quali la meditazione, lo yoga, il consolidamento dell gruppo nella convinzione che migliorare e migliorarsi è possibile; nella convinzione che l’evoluzione non è solo tecnologica, ma deve essere necessariamente anche umana; nella convinzione che, nella sfrenata corsa verso il futuro, si sta drammaticamente perdendo la propria umanità per strada.

 

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Ripensare il vivere sociale

Queste comunità non sono né settarie né religiose. Si può andare e venire come e quando si crede e sono aperte a tutti. Le uniche due regole sono niente alcol e niente droga, per il resto esistono delle linee guida che ognuno è libero di seguire.

Questa tipologia di aggregazione umana poggia sul principio secondo il quale le piccole comunità sono l’unico vero modello sociale possibile per il prossimo futuro, non solo in termini meramente urbani (le città non possono continuare a espandersi all’infinito), ma anche sociali. Si assiste infatti al crescente emergere di strutture basate sull’aiuto reciproco e sulla condivisione.

Posto (e imposto) un freno al consumismo smodato, si torna a riusare, a riciclare, a prestare attuando una silenziosa rivoluzione nei modi di gestire i propri beni e nel considerare la piccola comunità con la quale quotidianamente si viene in contatto. Quartieri, condomini, gruppi di amici condividono la spesa, si prestano gli attrezzi, si scambiano servizi: questo grande esperimento di ingegneria sociale è già in atto (soprattutto oltreoceano) e le comunità dell’Ananda World Brotherood Village ne rappresentano un esempio squisitamente vintage.

 

"I disagree" ("Society", Eddie Vedder)

Le comunità tipo i villaggi Ananda hanno ispirato due film recenti: “''Finding Happiness (Vivere la felicità)” e “The Answer” quest’ultimo in uscita nel 2015. In merito invece ad una concezione alternativa dell’economia e delle dinamiche sociali in termini di condivisione e aiuto reciproco, consiglio il testo “La decrescita felice” (M.Pallante) non sempre pienamente condivisibile (a mio parere), ma sicuramente ricco di spunti di riflessione.

Sia la filosofia delle comunità che il testo di Pallante convergono sulla necessità di ripensare la marcia verso il futuro in termini sociali, umani e ecologici.

L'attuale sistema di valori ci sta crollando addosso dimostrando (nel micro e nel macro) che qualcosa va assolutamente ripensato. I villaggi Ananda vogliono essere un sentiero per iniziare a pensare che un modo diverso di vivere è possibile che se sentiamo di non aderire al modello dominante impostoci dalla moda o dai mezzi di comunicazione, è lecito e sacrosanto dissentire o, per usare le parole del grande Eddie Vedder: "Society, have mercy on me/I hope you're not angry if I disagree/Society, crazy and deep/I hope you're not lonely without me".

 

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Per approfondire

> Sito dell'ananda village