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Il suono del silenzio

"Il suono del silenzio", scritto dal maestro Achaan Sumedho, è un buon testo per iniziare a entrare dentro se stessi, prendere contatto con lo stato di chi si osserva, di chi non reagisce solo meccanicamente agli eventi e alle emozioni. Cosa vuol dire coltivare e conoscere se stessi senza usare le parole

Il suono del silenzio

Nel silenzio c'è quello spazio per viversi al meglio, conoscersi, senza pretendere di capire e nemmeno potendo nascondere qualcosa.

Come è vero che la luce è necessaria per percepire anche il suo contrario, l'ombra, così le parole assumono un valore diverso, se impariamo ad apprezzare anche il silenzio.

Si tratta di uno strumento potentissimo di autoconoscenza e in molti casi persino di guarigione, esattamente come il respiro.

Alcune meditazioni basano tutta la tecnica proprio sul rapporto complementare tra silenzio e respiro, basti pensare ad esempio alla meditazione Vipassana che concentra tutta la fase propedeutica sul modo in cui il respiro batte sul labbro superiore. Imparare a vedere i dettagli, sentire i respiri, percepire i gesti.

"Il silenzio è una voce che non mente" canta Niccolò Fabi insieme a Mokadelik (nella colonna sonora del film Pulce non c'è, tratto dall'omonimo romanzo di Gaia Rayneri). 

 

 

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La coscienza e il silenzio secondo Achaan Sumedho

"Entrare in contatto con le cose come sono, e di conseguenza, non cercare di controllare tutto, richiede pazienza", scrive Achaan Sumedho nel suo libro Il suono del silenzio, edito da Ubaldini Editore. Nato a Seattle nel 1934, si reca in Thailandia nel 1964 e prende gli ordini mosatici sotto la guida del maestro Achaan Chah. Vive con lui nei monasteri per 10 anni. Nel 1979 riceve l'incarico di insegnare in Inghilterra, dove fonda due importanti centri di meditazione, nel Sussex e nello Hertfordshire.

È molto bello questo libro, perché incredibilmente semplice e quindi decisamente profondo. Sono in particolar modo allettanti le pagine in cui il maestro descrive le difficoltà durante i suoi primi anni di pratica, le sue lotte con le zanzare, i pensieri, i capricci della mente, le scarse condizioni igieniche. 

Ma davvero deliziose sono le pagine in cui il maestro invita alla meditazione come via per uscire dalla dualità del dover pensare sempre in maniera positiva o dello sforzarsi verso un pensiero non negativo. 

La consapevolezza non si schiera, non giudica. Si limita a notare le cose. È la posizione che nell'insegnamento di questo maestro prende il nome di sati-panna, la coscienza risvegliata che osserva. Il silenzio è una condizione utile per riconoscere che non si è ciò che si pensa. Per me è un sollievo non credere ai miei pensieri, afferma il maestro...

 

Silenzio, respiro, corpo

Nel silenzio si può agire verso se stessi avendo come alleati respiro e corpo. Ci si concentra su narici o punta del naso, si lascia andare l'inspirazione poi l'espirazione, sostenendo l'attenzione sulla qualità di entrambe, mentre il corpo si permea di questo sacro prendere e lasciare andare, prendere e lasciare andare.

E quando la mente si perde, la si riporta al respiro e al corpo, che sono presenti nel qui e nell'ora. Di fatto, il presente. Lo scopo della meditazione è ricordare il presente, spiega il maestro.

Il silenzio è questo grande "ring" dove i pensieri sul passato e sul futuro fanno a botte, se le suonano di santa ragione, quando siamo particolarmente agitati. In questo susseguirsi di ganci, pugni, calci metaforici, ecco che viene meno qualcosa di essenziale: il presente.

E per restare radicati nella dimensione del qui e dell'ora occorre sviluppare consapevolezza, ovvero imparare a osservare come funziona la mente. Prende il nome di sati-sampajana questa condizione che si potrebbe definire semplicemente come presenza mentale.

Per sviluppare questo stato ci vuole molto amore verso se stessi, molta comprensione. E' un vero e proprio allenamento: ci sono fallimenti, cali energetici, successi e poi nuove distrazioni.

Se si guarda e si vive tutto questo con onestà e amore, si impara nel tempo a veicolare la saggezza, a capire come impiegare le proprie forze, a stare in pace e a proprio agio con il respiro, con quel che accade nel momento presente. 

 

Come vivere il silenzio senza disagio

 

Nel video, la canzone di Niccolò Fabi e Mokadelik "Il silenzio"