Intestino, principali disturbi e approccio terapeutico

L'intestino è l'ultima porzione dell'apparato digerente e viene definito anche secondo cervello, grazie alla presenza di un vero e proprio sistema nervoso presente nello spessore della sua parete. Può essere interessato da diversi disturbi, legati allo stress o ad abitudini alimentari scorrette.

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L'intestino è l'ultima porzione dell'apparato digerente e viene definito anche secondo cervello, grazie alla presenza di un vero e proprio sistema nervoso presente nello spessore della sua parete.

Può essere interessato da diversi disturbi, legati allo stress o ad abitudini alimentari scorrette.

 

 

Intestino e anatomia

È il nostro “secondo cervello” e dà un contributo essenziale al nostro benessere, eppure spesso non ne siamo consapevoli e rischiamo di trascurarlo. Stiamo parlando dell’intestino, quella parte del nostro apparato digerente che fa seguito allo stomaco e ha il compito di terminare la digestione. 

 

L’intestino ha una lunghezza media di circa 7 metri e una forma di tubo. È suddiviso tra intestino tenue (6 metri circa) e intestino crasso (1,5 metri). È popolato da miliardi di microrganismi che da un lato allenano il sistema immunitario a combattere eventuali patogeni, dall’altro spengono possibili infiammazioni; si tratta del microbiota.  

 

Nello spessore delle pareti intestinali risiede inoltre un vero e proprio sistema nervoso, denominato sistema nervoso enterico, costituito da oltre 100 milioni di neuroni (più di quelli contenuti nel midollo spinale).

 

Intestino tenue

L’intestino tenue è il primo tratto, più lungo e ripiegato su sé stesso: inizia con la valvola pilorica che lo separa dallo stomaco e termina con la valvola ileo-cecale che lo congiunge all’intestino crasso. Ha il compito di terminare la digestione attraverso i succhi enterici e di iniziare l’assorbimento dei nutrienti. È composto da tre parti: 

  • il duodeno, la parte iniziale, è ricoperto da una mucosa che elabora secretina (l’ormone che stimola i succhi gastrici) e serotonina (un neurotrasmettitore del sistema nervoso centrale) e assorbe ferro e calcio;
  • il digiuno, la parte centrale, è ricchissimo di villi intestinali (che assorbono i nutrienti) e pliche circolari (che aumentano la sua superficie per amplificarne le funzioni);
  • l’ileo, la parte finale, ha pareti meno spesse e meno ricche di villi intestinali e pliche circolari.

 

Intestino crasso

L’intestino crasso è il responsabile della funzione di evacuazione: assorbe acqua ed elettroliti e permette l’accumulo degli scarti alimentari non digeribili, la loro decomposizione e la loro espulsione dall’organismo.

 

Oltre a questo, provvede all’assorbimento di alcune sostanze (tra cui sodio e cloro) e delle vitamine prodotte dalla flora batteria, come la vitamina K. È suddiviso in tre parti: cieco, colon e retto.

 

Colon

Il colon può essere a sua volta suddiviso in vari segmenti: colon ascendente, colon trasverso, colon discendente e colon sigmoideo (o, più semplicemente, sigma). La parete del colon è formata da più strati:

  • mucosa, formata da cellule epiteliali (che riassorbono acqua e sali) e cellule caliciformi mucipare (che lubrificano il lume per facilitare il transito delle feci);
  • sottomucosa, ricca di strutture vascolari, linfatiche e fibre nervosi che regolano la peristalsi, cioè i movimenti intestinali;
  • muscolare;
  • sierosa, o peritoneo, è il rivestimento esterno dei visceri addominali.

 

Principali disturbi

L’intestino può essere la sede di diversi disturbi, più o meno gravi, che possono essere suddivisi in due grandi famiglie:

  • Disturbi organici, cioè quelli in cui c’è una lesione anatomica;
  • disturbi funzionali, in cui non ci sono anomalie o lesioni.


Facciamo un veloce elenco dei principali problemi all’intestino, per poi approfondire quelli più comuni.

 

Circa 200mila persone in Italia soffrono di malattie infiammatorie croniche intestinali, cioè:

  • Morbo di Crohn;
  • rettocolite ulcerosa;
  • colite indeterminata;
  • coliti microscopiche.

 

Passando alle patologie tumorali, il tumore del colon-retto è il terzo più comune al mondo, con un’incidenza del 10% sul totale. Al primo posto c’è il cancro al seno (11,7) e quello al polmone (11,4%). È comune soprattutto tra uomini e donne di età compresa fra i 60 e i 75 anni.

 

Dalla letteratura scientifica si desume che circa il 15-20% della popolazione occidentale sia affetto da disturbi funzionali gastrointestinali, con una prevalenza maggiore per le donne. I principali sono:
 

  • Sindrome dell’intestino irritabile;
  • gonfiore addominale;
  • intestino pigro (costipazione);
  • diarrea;
  • dolori addominali.

 

Ma l’intestino della donna funziona come quello dell’uomo o è diverso? Ci sono malattie che colpiscono più frequentemente a seconda del sesso? L’abbiamo chiesto al dottor Giuseppe Iabichino, specialista gastroenterologo presso l’ospedale San Carlo - ASST Santi Paolo e Carlo di Milano.

 

È noto ormai da tempo che uomini e donne sono diversi dal punto di vista della sensibilità alle diverse malattie. La medicina di genere si occupa da anni dell’influenza del sesso sulle malattie che colpiscono uomini e donne evidenziandone differenze in termini di frequenza, manifestazioni cliniche e progressione”.

 

Le patologie gastrointestinali ‘preferiscono’ le donne soprattutto per quanto riguarda i disturbi funzionali come la sindrome dell’intestino irritabile che colpisce le donne con una frequenza doppia rispetto agli uomini. Non sono note con certezza le cause di questa ‘predilezione’ per il sesso femminile tuttavia si ipotizza che alla base vi siano differenze a carico del microbiota intestinale (insieme dei batteri, virus e funghi presenti nell’intestino) oltre al ruolo degli ormoni estrogeni femminili”, puntualizza lo specialista. 

 

La celiachia, pur non essendo una patologia funzionale, ha anch’essa una netta prevalenza nel sesso femminile che né è coinvolto in circa il 70% casi comportando anche disturbi della fertilità e possibili complicanze in gravidanza. Per quanto riguarda invece le malattie infiammatorie croniche intestinali (rettocolite ulcerosa e malattia di Crohn). non vi sono differenze significative fra i due sessi”.

 

Intestino pigro

L’intestino pigro non è una vera e propria patologia, quanto piuttosto un disturbo che si può presentare in alcune occasioni particolari (come i viaggi o la convalescenza post-operatoria) e può diventare cronico soprattutto in età avanzata.

 

Quando il transito intestinale rallenta, le feci si disidratano e l’evacuazione diventa più sporadica e difficoltosa, lasciando anche un senso di svuotamento incompleto. Altri sintomi sono l’alito pesante, il gonfiore addominale, la sensazione di nausea. 

 

Un’alimentazione ricca di fibre è molto utile per ripristinare il corretto transito intestinale, a patto però di assumere acqua a sufficienza; se così non è, rischia di fare l’effetto contrario. Anche lo yogurt è utile per mantenere in salute il microbiota e favorire, così, la regolarità.

 

Intestino irritabile

La sindrome dell'intestino irritabile, indicata anche con la sigla IBS (dall’inglese Irritable Bowel Syndrome) è un disturbo in cui spesso si accompagnano dolori al basso ventre e alterazioni nella defecazione: diarrea, stipsi o un’alternanza delle due. 

 

L’intestino infiammato è molto frequente nelle donne dai 20 ai 40 anni e si deve a una combinazione di fattori: abitudini alimentari, stile di vita sedentario, predisposizione genetica, emotività. Chi soffre di intestino irritabile dovrebbe evitare alcolici, carni conservate e junk food; nella fase acuta, anche latte e latticini sono controindicati. Yogurt bianco e kefir (latte fermentato), invece, hanno un’eccellente capacità di regolarizzare l’intestino. 

 

Il ruolo dei villi intestinali

I villi intestinali sono estroflessioni della mucosa dell'intestino tenue costituita da cellule epiteliali (enterociti) in grado di aumentare la superficie assorbente intestinale”, spiega il dottor Giuseppe Iabichino, specialista gastroenerologo presso l’ospedale San Carlo - ASST Santi Paolo e Carlo di Milano.

 

Le patologie a carico dell’intestino tenue che alterano la funzionalità dei villi intestinali determinano una sindrome da malassorbimento caratterizzata da disturbi gastroenterici vari (diarrea, dolori addominali, gonfiore, flatulenza, nausea e vomito) associati ad una carenza di sostanze nutritive (proteine, grassi, zuccheri, vitamine o minerali)”.

 

In caso di sospetta sindrome da malassorbimento è necessario rivolgersi ad un medico in grado di pianificare un percorso diagnostico per individuarne le cause. Quelle più comuni sono la malattia celiaca, il morbo di Crohn, le infezioni batteriche, parassitarie o virali e l’assunzione di farmaci”. 

 

La patologia più frequente a carico dei villi intestinali è la malattia celiaca, spiega il dottor Iabichino. Si tratta di “un’enteropatia immunomediata secondaria all’ingestione di glutine (proteina presente in alimenti a base di frumento come pane, pasta, pizza e biscotti) che, in soggetti geneticamente predisposti, determina un’infiammazione cronica dell'intestino tenue con danno dei villi intestinali e conseguente sindrome da malassorbimento”.

 

Per la celiachia, l’unica cura possibile è una dieta completamente priva di glutine. “Il ruolo dello specialista è quello di istruire il paziente a seguire una corretta dieta priva di glutine reintegrando eventuali carenze di vitamine o minerali. Lo specialista inoltre effettuerà un continuo e periodico follow-up del paziente in grado di gestire patologie associate ed eventuali complicanze della celiachia”, conclude.

 

Quando rivolgersi al medico

I sintomi intestinali sono molteplici, molto comuni e senza dubbio il dolore addominale rappresenta quello più frequente”, spiega il dottor Giuseppe Iabichino, che invita a rivolgersi al proprio medico quando il dolore addominale si protrae nel tempo e soprattutto si associa ad altri sintomi come:

  • Inappetenza, perdita di peso;
  • febbre;
  • disfagia (difficoltà nella deglutizione);
  • nausea e vomito;
  • diarrea o stipsi;
  • sangue nelle feci.

 

Il ruolo dell'alimentazione

Per chi soffre di problematiche intestinali, prestare attenzione alla dieta è imprescindibile. 

 

Una corretta alimentazione per la colite dovrebbe essere studiata in modo tale da non contribuire all’infiammazione ma, anzi, favorire un buon transito. Tra i metodi di cottura, dunque, bisogna escludere fritture e tutte le cotture prolungate o, viceversa, “violente” (brace, piastra, padella). Tra gli alimenti potenzialmente irritanti, e dunque da consumare con cautela, ci sono latte e derivati, legumi con buccia, spezie urticanti, cioccolata e grassi saturi.  

 

Parlando invece di sindrome dell’intestino irritabile, il dottor Giuseppe Iabichino ci spiega che “l’approccio terapeutico a questa patologia è stato classicamente incentrato sull’utilizzo di farmaci. Tuttavia, ormai da anni è stato osservato l’approccio dietetico è fondamentale così come un corretto stile di vita e attività fisica”.

 

In particolare, “la dieta a basso contenuto di FODMAP si è dimostrata associata a una riduzione della frequenza ed entità dei sintomi nella sindrome dell’intestino irritabile. L’acronimo FODMAP include un gruppo di carboidrati come il lattosio (contenuto nel latte e derivati), il fruttosio (contenuto nella frutta, miele e dolcificanti), i fruttani-galattani (contenuti in verdure e legumi) e i polioli (contenuti in alcun dolcificanti come il sorbitolo). Tali carboidrati sono scarsamente assorbiti e facilmente fermentabili dai batteri intestinali con conseguente produzione di gas, crampi addominali, flatulenza, gonfiore e diarrea”.

 

Il razionale di questa dieta è la restrizione contemporanea di tutti gli alimenti contenenti questi carboidrati con una successiva reintroduzione graduale e progressiva, monitorando gli effetti dei vari alimenti attraverso un diario alimentare”, conclude.

 

 

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