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Diventare arteterapeuta: arrivare dove non riesce la parola

Mediante l’arteterapia è possibile attivare risorse che ognuno di noi possiede, ossia quelle capacità di elaborare il proprio vissuto conferendogli una dimensione e una forma trasmissibile agli altri. Diventare arteterapeuta consente di poter aiutare il prossimo in forme non verbali. Vediamo come

Diventare arteterapeuta: arrivare dove non riesce la parola

L’arteterapia

Per definizione, l’arteterapia utilizza come mezzi terapeutici l’insieme delle tecniche e delle metodologie utilizzate dalle attività artistiche visuali in senso esteso. Musica, danza e teatro, ma anche spettacoli di marionette, ideazione e narrazione di storie. Il tutto finalizzato al recupero e alla crescita del soggetto, incentrandosi sulla sua sfera emotiva, affettiva e relazionale. Diventare arteterapeuta si caratterizza dunque come un approccio di sostegno non-verbale, mediante l’utilizzo di materiali artistici, basandosi sul presupposto secondo cui il processo creativo corrisponda a un miglioramento dello stato di benessere della persona, migliorandone la qualità del vissuto. 

 

L’utilizzo terapeutico dell’arte non ha tempo. Come disciplina, l’arteterapia nasce intorno agli anni Quaranta, grazie soprattutto ai contributi di Margaret Naumburg ed Edith Kramer, i cui testi rappresentano ancora oggi punti saldi nella letteratura sull’arteterapia contemporanea. La statunitense Margaret Naumburg, debitrice del pensiero di Freud e Jung, considerava le produzioni artistiche dei suoi pazienti quali comunicazioni simboliche di materiale inconscio poste in una forma diretta, utili nella risoluzione del transfert.

Carl Gustav Jung spingeva i propri pazienti a disegnare le loro immagini oniriche: “Dipingere ciò che vediamo davanti a noi è un’arte diversa dal dipingere ciò che vediamo dentro”. Il grande studioso considerava l’arte come una via di accesso all'inconscio, serbatoio di emozioni che devono essere portate alla luce. Edith Kramer, invece, enfatizzava il potenziale terapeutico del processo creativo e il ruolo che il meccanismo di difesa della sublimazione giocava in tale esperienza. L’arteterapia, come una nuova scuola psicoterapeutica, è formata da tre componenti: l’uso delle tecniche artistiche a scopo terapeutico, l’approccio integrato con il training autogeno e la costituzione eclettica, che ricollega la disciplina a psicanalisi, psicologia analitica, psicologia della Gestalt e analisi transazionale.

 

Professione arteterapeuta

Diventare arteterapeuta consente di attivare risorse che ognuno di noi possiede, ossia quelle capacità di elaborare il proprio vissuto conferendogli una dimensione e una forma trasmissibile agli altri. Questo consente di incrementare la consapevolezza di sé, affrontare le difficoltà e controllare lo stress e le esperienze traumatiche. La creazione mediante materiale artistico permette al soggetto di esprimersi in modo non verbale, quindi senza utilizzare le barriere di difesa tipiche del linguaggio. L’arteterapia viene utilizzata oggi in prevalenza nell’ambito educativo e formativo, spesso per migliorare le abilità comunicative e relazionali delle persone (le sedute sono sempre di gruppo). Inoltre, in ambito sanitario e riabilitativo, l’arteterapia si rivela efficace quando praticata in parallelo alla terapia usuale. Il disagio di un soggetto spesso viene facilmente fuori mediante le forme artistiche, consentendo una rapida ripresa e un efficace decorso durante un ricovero ospedaliero o una situazione di isolamento. 

 

L’arteterapia viene utilizzata per la cura di diversi disturbi psichici e nel trattamento di portatori di handicap; risultati soddisfacenti si ottengono con il recupero dei tossicodipendenti e con i bambini o anziani per un miglioramento del rapporto mente-corpo. Infine, l’arteterapia è elettivamente indicata per coloro che soffrono di ansia e depressione.

L’arteterapia per i bambini rappresenta una via per parlare, senza dover usare le parole, delle paure, abusi, traumi e segreti. È un tipo di comunicazione non verbale per quei bambini che non vogliono o non possono trovare le parole in terapia. In effetti, l’arte e il gioco sono esperienze naturali. Rappresentano il modo in cui i bambini esplorano il mondo. Gli oggetti artistici diventano quindi per molti veri e propri veicoli che facilitano la comunicazione con tutti i linguaggi, l’espressione di sé, la guarigione delle ferite, l’autostima e l’integrazione sociale.

 

Diventare arteterapeuta

In Inghilterra, gli interventi di arteterapia vengono impostati da uno psicoanalista o da uno psichiatra caratterizzati da spiccate attitudini artistiche, corredate da un bagaglio teorico necessario alla “spersonalizzazione artistica”. In un’unica figura si riunisce dunque sia lo psicanalista che l’artista “maestro”. Questo è possibile solo dopo una specializzazione successiva alla laurea in psichiatria e psicoanalisi. 

In Italia, diventare arteterapeuta non gode ancora di tale prestigio. Esistono però diverse forme associative e corsi di formazione per arteterapeuta. L’A.P.I.Ar.T., Associazione Professionale Italiana Arte Terapeuti, rappresenta un’organizzazione No Profit con la finalità di ottenere il riconoscimento legale sia del ruolo dell’arteterapeuta che delle scuole di formazione in arteterapia, confidando in un’omogeneità a livello nazionale nel pieno rispetto della libertà d’orientamento culturale, scientifico e metodologico delle scuole. 

Interessante è l’approccio della Scuola di Musicarterapia nella Globalità dei Linguaggi, metodo ideato da Stefania Guerra Lisi, disciplina formativa nella comunicazione e nell’espressione con finalità di ricerca, educazione, animazione, riabilitazione e appunto terapia. 

Immagine | Universityymca