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Origini del Kundalini Yoga

Impiegato dagli yogi dell’antico passato, introdotto in Occidente nella prima parte del Novecento e infine portato in auge tra gli anni 60 e i 90, il Kundalini Yoga affonda le sue radici sia nel Tantra che negli Yoga vedantini.

Origini del Kundalini Yoga

Con le radici che affondano direttamente in una disciplina come il tantrismo e una tradizione mistica qual è lo shaktismo, Kundalini Yoga è il nome piuttosto recente (apparso negli ultimi 50 anni) dato ad una serie di discipline ricollegabili all’hatha yoga, al raja yoga e al kriya yoga.

Un sinonimo un po’ più antico è il nome Laya Yoga, dove laya sta per assorbimento, nello specifico del principio individuale in quello cosmico. Il Kundalini Yoga si basa su testi sanscriti classici, soprattutto l’Hatha Yoga Pradipika, il Gheranda Samitha e lo Shiva Samitha. Quest’ultimo testo dichiara il Kundalini Yoga (chiamandolo Laya Yoga) il secondo dopo lo Hatha e il Mantra Yoga, e prima del Raja Yoga.

 

Shakti e scopo del Kundalini Yoga

Per soddisfare lo scopo preliminare del Kundalini Yoga, il risveglio dell’energia cosmica racchiusa, o meglio arrotoltata in fondo all’individuo, molte tecniche tantriche e hataogiche sono mutuate da queste due discipline, soprattutto la pratica di ansana (posture fisse), pranayama (controllo del respiro) e la pronunicia dei mantra specifici di ogni singolo chakra.

In questo modo il Kundalini Yogi procede nel suo percorso “drizzando” in posizione corretta la Kundalini che giace sedata e acciambellata nel chakra della radice. La Kundalini è una porzione individuale della Shakti cosmica, un raggio, un’emanazione di essa proiettata nella moltitudine, un rivolo di lava del grande vulcano incandescente. Il suo nome ed i suoi attributi sono tipicamente, e non a caso, femminili.

Nel mondo dello yoga gli aspetti maschili sono legati all’extracosmico, alla coscienza distaccata e testimone, al Signore cha vuole e sanziona. Il ruolo di Matrix esecutrice, potere creatore e automodellante, tellurico ed ipogeo, radicato negli aspetti più materiali della material, viene assegnato all’aspetto femminile, generalmente chiamato Prakriti, ovvero la Natura.

Ma quando la Natura come mero strumento esecutore ignorante si mostra anche cosciente, consapevole, supremamente intelligente, allora si parla di Shakti, ovvero la coscienza esecutrice del Divino.

 

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Maschile e femminile

Per tanto mentre gli antichi yoga vedantici erano di stampo tipicamente basato sull’esperienza del Purusha, ovvero della scoperta del testimone interiore e del distacco della materia come forma di illusione irrimediabilmente ignorante, il tantra inverte i poli e riconosce nella Natura la possibilità di esprimere anche fisicamente tutte le qualità della coscienza divina, e dando alla Shakti un ruolo supremo, superiore a quello del Purusha.

Nel Kundalini Yoga si tenta una sintesi dei due approcci, o perlomeno una convivenza non esclusivista. Entrambi gli aspetti maschili e femminili sono praticati e presi in considerazione. Nel passato i metodi delle scuole tantriche sono spesso stati stigmatizzati per la presenza tra i vari risultati della pratica, delle cosiddette siddhi, ovvero poteri speciali acquisiti con la disciplina, che tutti gli yoga vedantici invece tengono lontani e considerano solo pericoli sul percorso di spiritualizzazione.

Per questa ragione, il Kundalini Yoga studia e mette in pratica le metodologie tantriche del risveglio della Kundalini ponendo però l’accento sulla liberazione finale e non sui vari poteri e perfezioni acquisibili lungo il sentiero. Come detto prima, lo scopo è Laya, riassorbimento della goccia nel mare.

 

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