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Lo yoga e la paura. La pratica e il coraggio

Lo yoga è una disciplina che aiuta a guardare bene dentro se stessi e dentro può esserci la paura. E anche la voglia di affrontarla con grandi sorrisi interiori

Lo yoga e la paura. La pratica e il coraggio

Cosa nutre lo spirito e cosa lo depaupera? Come evitare i vortici di pensieri negativi? Lo yoga può essere unvalido sostegno.

 

L’immaginazione e la paura

Immaginare significa dare forma a qualcosa, è una potenza a tutti gli effetti. È, di fatto, azione, se portata avanti senza controllo e consapevole gestione.

L'immaginazione può arrivare a boicottare se stessi in modo forte, incisivo; si prenda il caso di un dolore che compare e che subito si pensa cronico o segnale di qualcosa di più grande; oppure si prende quel dolore come sintomo psicosomatico e ci si incomincia a chiedere cosa stia andando storto nella nostra vita, cosa non funzioni, cosa ci sia da rivedere e si cade in un vortice di pensieri negativi che conducono alla cosiddetta visione a pendio scivoloso riassumibile con la nota legge di Murphy: Se qualcosa può andar male, lo farà.

In realtà è vero che ad esempio un bruciore di stomaco possa avere a che fare con qualcosa della nostra vita che non digeriamo, come anche una difficoltà respiratoria possa stare a simboleggiare una difficoltà a fare i conti con il passato, ma tutto questo è da analizzare con calma e senza panico e soprattutto senza perdersi in ragionamenti poco utili.

In molti sistemi di medicina tradizionale la paura e il pessimismo si collegano alla funzione renale e al benessere di questi organi così vitali. 

 

Come affrontare la malattia con lo yoga

 

Abaya mudra e la paura 

I mudra sono delle posizioni delle dita che vengono tenute con una volontà precisa e mantenendo una respirazione adeguata.

Esiste uno specifico mudra tra i moltissimi presenti nel sistema di sapere indiano classico e questo riguarda specificatamente la posizione delle dita e la concentrazione dell'energia per rimuovere la paura.

Si chiama Abaya Mudra ed è a tutti gli effetti una meditazione che si pratica con consapevolezza e a occhi chiusi; è il gesto di Shiva in molte delle sue raffigurazioni e sostiene davvero in periodo in cui la paura attanaglia.

Una mano è in grembo con il dorso sulla pancia e il palmo verso il cielo, l'altra rivolta davanti a sé. Simbolicamente, è come stare davanti a uno specchio disposti a guardarsi bene, con la disposizione di animo di chi non teme o si sta allenando per temere sempre meno.

Abaya Mudra

 

La paura della malattia e lo yoga

L’insegnamento più grande che lo yoga dona è relativo al fatto che nel nostro essere c’è una volontà di vincere quello stato in cui talvolta ci si crogiola ovvero l’affezionarsi alla lamentela e al malessere protratto per giorni, mesi.

Quando ci si ritrova sul proprio tappetino giornalmente si comprende quanto ogni cosa voglia il suo tempo e quanto sia importante insegnare al corpo a comprendere che la malattia non è uno stato su cui accasciarsi o cui abbandonarsi. 

Ed è anche vero che la malattia è un segnale e può insegnare molto, ma l’ascolto del “messaggio” dovrebbe essere unito alla serenità e alla voglia di lasciar andare il malessere. Invece, spesso, per le ragioni più disparate, ci si attacca a indecisione, fiacchezza di intenti, indebolimento.

Prendiamo le lacrime: spesso  aiutano a svuotare, sciogliere, sono un meccanismo di rilascio del corpo e sono necessarie; altre volte sono una reazione di abbandono al malessere e diventano un vero e proprio sprofondare in un cuscino che ci soffoca. 

La pratica quotidiana e graduale dello yoga aiuta proprio in questo senso a non temere, ad andare avanti, a trasformare, con tutta la pazienza di chi sa che una posizione non è raggiungibile in poco tempo e con molte aspettative, ma anzi con umiltà e nella tendenza al contatto con l'essenza. Trovando la propria, personale, intima spiritualità

 

Il karma e la malattia secondo il maestro Swami Vishnudevananda

 

Per approfondire:

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