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Power Yoga? Si, se…

In alcune discipline contemporanee la parola yoga è una etichetta, il cui significato è svuotato o, almeno, modificato. Non per questo vanno rifiutate, basta praticarle con la consapevolezza di sapere cosa si sta facendo… Non sarà “yoga”, ma potrà comunque fare bene alla nostra salute

Power Yoga? Si, se…

Ogni professione, probabilmente, genera delle rigidità e delle idiosincrasie ad essa correlate e il massimo che possa fare ognuno è essere il più obiettivo e onesto possibile.

L’universo yoga, ormai, è talmente inflazionato che sotto il suo ombrello si riparano le più disparate attività. Alcuni maestri le hanno abbracciate con entusiasmo, altri le tollerano con simpatia, altri ancora le respingono in modo vibrante.

Se può essere comodo lavorare su estremi (per quanto si rischi di semplificare) potremmo immaginare un segmento dove sul punto A metteremo lo yoga classico (o, almeno, il più classico possibile) e sul punto B una disciplina molto lontana da esso, seppur vi si richiama, come il Power Yoga. In mezzo, l’infinità di sfumature che in occidente sono state create tra questi due opposti.

A livello personale, sarebbe per me molto facile stigmatizzare il Power Yoga come poco più di una presa in giro che si appropria di un termine oggi ritenuto molto “cool” - yoga - per vendere una ginnastica che nulla ha a che fare con lo yoga autentico al quale ha derubato il patrimonio degli asana per scimmiottarli a ritmo di chill out.

Eppure, non è il tono che darò a questo articolo nel quale, al contrario, cercheremo di puntare la luce sui benefici che questa disciplina nuova, occidentale e contemporanea può fornire al nostro organismo.

 

L’antigravity Yoga: lo Yoga che fa volare!

 

Power Yoga e "corpore sano"

La parola Power accanto a Yoga è posta a sottolineare quella che è la prima caratteristica di questo tipo di lavoro: la fisicità, ovvero l’orientamento corporeo più che psico-emotivo. La lezione è infatti costituita dal passaggio fluido da un asana all’altro sincronizzati con il respiro. I fautori di tale forma di ginnastica sostengono che sia una delle varianti moderne più impegnative dello yoga e, in effetti, non si fa fatica a crederlo: il praticante poco allenato si troverà a disagio con posture e movimenti di transizione effettivamente non facili per il principiante. Eppure, nell’arco di poche lezioni non tarderanno ad essere evidenti i benefici insiti in questo tipo di movimento: forza, resistenza, flessibilità, mobilità e stabilità articolare, equilibrio. Si propone dunque un intenso lavoro a livello fisico all’interno della cornice degli asana dello yoga che vengono svuotati del loro significato simbolico, culturale e energetico per essere eseguiti come semplici posture ginniche.

Uno dei pregi legati al Power Yoga è quello di essere considerato più adatto alla mentalità occidentale che cerca nel movimento dei fini utilitaristici e estetici (non previsti nello yoga classico…) e che mal si pone verso l’aspetto più meditativo dello yoga spesso visto con timore e diffidenza. Così la pratica risulta scremata dall’immobilità prevista dagli asana e dalla componente sottile assaporabile in quella stabilità e viene svolta in modo dinamico e fluido. Sono molti i tipi di yoga che virano in questa direzione - anzi, essa risulta essere la corrente cui si riferiscono la maggior parte degli yoga occidentali - e il Power Yoga, semplificando, è quello che maggiormente ha premuto su questo tasto.

Ovviamente non stiamo parlando di una lezione di aerobica, quindi sullo sfondo restano alcuni dei capisaldi yogici quale attenzione sul respiro e consapevolezza del corpo, ma declinati in una modalità più vicina al fitness che allo yoga e il lavoro si concentra, seppur attraverso gli asana, su obiettivi del tutto estranei e fuori contesto rispetto a quelli classici. In sostanza: è rimasto il “contenitore” yoga, ma il contenuto è completamente cambiato (tradito? Migliorato? Peggiorato? Ognuno darà la risposta che crede).

Il praticante che vede delle potenzialità nel lavoro fisico degli asana e cerca in essi solamente un miglioramento della struttura fisica o delle capacità cardio-vascolari, si troverà a suo agio con il Power Yoga che le riprende e, da questo punto di vista, le potenzia. Anche colui che non predilige un’attività smodatamente aerobica (tipo lo step, per capirci) e si sente più affine a metodologie di lavoro isometrico (come molti esercizi del pilates) o comunque piuttosto statico si troverà soddisfatto da questa tecnica. Analogamente, essa è adatta a chi non si sente interessato/propenso/adatto ad un cammino - come è quello yogico- che mette in gioco l’intera personalità e agisce sull’individuo tanto fisicamente che emotivamente.

 

Una via diversa dallo yoga, ma che dona benessere

Questo articolo si è aperto con una considerazione personale e in modo altrettanto soggettivo (dunque parziale, opinabile, discutibile) vuole concludersi: trovare qualcosa (di sano) che ci faccia stare bene è auspicabile e prezioso. Che sia leggere, danzare, giocare a carte, dipingere, vedere un film, non importa. Dunque se una persona si sente bene facendo Power Yoga io sarei la prima ad incoraggiarla e a esortarla a continuare. I molti tipi di yoga occidentale sono anche divertenti (lo yoga acrobatico, per citarne uno) e le fusioni che propongono spesso stimolanti e accattivanti. A mio parere, però, lo yoga sta da un’altra parte, è qualcosa di diverso. Né meglio, né peggio, ma diverso: qualcosa che parte da una postura immobile, occhi chiusi, mente quieta e poliritmia di respiro e battito.

 

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