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Simbologia della dea Durga

Il femmineo al suo apice, ovvero l'acme della potenza creatrice e di quella distruttrice, della forza e del controllo di sé, della propensione all’azione e della bellezza incantevole, della grazia e dell’intransigenza, trova la sua massima espressione nella dea indù chiamata Durga.

Simbologia della dea Durga

Nel panorama delle innumerevoli divinità indiane ce ne sono alcune che esprimono la polarità femminea dell’universo, spesso chiamate proprio “madri” nella tradizione indù (matrika) ma rappresentanti non solo l’aspetto materno: spesso includono quello di figlia, quello di amante, quello di anziana.

Ma non sono tutte rose e fiori, a lato degli aspetti dolci troviamo quelli feroci e terribili, fiammeggianti e intransigenti, e quella che rappresenta al meglio questi attributi è senza dubbio la dea Kali.

Ma in questo sottogruppo di dee guerriere e incontenibili ce n’è una che, pur in tutta la sua potenza e nel pieno della sua vena guerriera, non perde la sua dolcezza e la sua bellezza muliebre: Durga, la dea che spazza l’oscurita’ senza divenire oscura.

 

Chi è la dea Durga  

Durga, che letteralmente significa sia invincibile che inarrivabile è una delle manifestazioni della Shakti (l’energia universal femminile) piu’ adorate in India, non solo, spesso l’intera India è considerata una forma materiale della dea Durga. Il suo sorriso grazioso rappresenta tutta la maternità del fuoco che purifica il mondo dall’oscurità e dal caos.

Essa infatti fu creata in questa forma assoluta con lo sforzo di tutta la Trimurti e del resto degli dei, incapaci di abbattere il demone buffalo Mahishasura, reso pressoché immortale poiché immune sia agli dei che ai demoni che agli uomini.

La grazia del suo sorriso rappresenta un simbolo interiore di altissimo valore: la sua azione non è dettata da rabbia o violenza ma dalla necessità, per amore del bene e al fine di liberare il mondo e le anime che le sono devote.

La storia di Durga

In breve, la sua storia comincia quanto al demone Mahishasura fu concessa una forma di quai-immortalità, che gli permise di dominare l’universo con le sue armate e di diventare leader delle divinità stesse.

Gli dei riuniti allora crearono Durga, la versione femminea del Supremo, composta della luce del Sole, alla quale gli dei donarono le loro parti del corpo e le loro armi migliori.

Il ruggito del suo leone scosse e divise i continenti e creò nuove catene montuose (retaggio di cataclismi antichi) mentre diede battaglia al demone supremo, che per caricarla prese la forma di bufalo, nella quale fu fatto a pezzi.

 

Le armi di Durga

Durga cavalca un leone o una tigre, a simboleggiare la sua natura guerriera e le sue 8 o 10 mani tengono sia armi di distruzione che simboli di creazione: tradizionalmente sono il tridente (simbolo della trascendenza del tempo), arco e freccia (potere dato dai valori interiori), la mazza (simbolo di lealtà al dharma), la spada (simbolo di corretta discriminazione al fine di eradicare il male), il loto (simbolo di distacco in quanto esprime bellezza pur nascendo dal fango), conchiglia (ananda o beatitudine), il disco chakra (propenzione all’azione) e un’ultima mano in posa di grazia e perdono.

Questa mano è un simbolo assai importante, chiamato Abhaya Mudra o gesto del coraggio, che da un lato rappresenta la grazia, la protezione e il rifugio delle anime, dall’altro rappresenta lo stato di assenza di paura per chi si dona a lei, quindi coraggio e assenza di sconforto. Talvolta armi sostitutive sono la lancia, il cappio o lo scudo, segno di protezione, di disciplina, di autoanalisi.

Altri simboli sono i suoi tre occhi, rappresentanti la Luna, il Sole e il Fuoco, ovvero volonta’, azione e conoscenza.

 

 

 

Durga al di fuori dell'India 

In una forma o in un’altra Durga è anche adorata in Nepal, in Bangladesh, in Sri Lanka, in Myanmar, nelle Maldive, in Cina, in Vietnam, il Laos, in Indonesia, in Malesia, e in altre religioni dharmiche:

nel Buddhismo (da quello lamaista sotto forma di Vajrabhairava e Palden Lhamo a quello Zen), ma anche nel Jainismo e nel Sikhismo dove viene riverita ed esaltata come forma femminile del Supremo.

Pare che sia Durga che la dea Sekhmet egizia che la dea Ishtar mesopotamica derivino dallo stesso archetipo di donna leone o madre in armi che cavalca un leone.

 

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