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Sephirot: analisi dei simboli

L’Albero della vita cabalistico è composto da dieci sephirot, più una sephira speciale che appare in condizioni specifiche. Questa antica tradizione esoterica ebraica, che raccoglie la summa di antiche conoscenze caldee e cananee ha ancora qualcosa da dirci ai nostri giorni?

Sephirot: analisi dei simboli

Un aggregato simbolico come l’Albero della vita si presta molto facilmente ad infinite interpretazioni: ognuno vi soprappone le proprie credenze immaginando che sia l’Albero a raccontarle. 

È un meccanismo naturale, ed è per questo che anzitutto è indispensabile prendere confidenza col valore cabalistico dei nomi ebraici e dei loro giochi di senso multiplo.

In questo modo scopriremo che l’Albero della vita può essere “letto” da varie prospettive:

  • una discendente, come la creazione che viene dall’Essere Supremo;
  • una ascendente, che prevede una evoluzione del creato verso il Creatore,
  • altre centralizzate, focalizzandosi sui giochi delle forze psicologiche e spirituali, sulle loro alchimie e sulle aperture delle vie messianiche.

Nell’Albero della vita troviamo tutto, il macrocosmo nel microcosmo, la loro conciliazione attiva e la loro fruttificazione in un essere messianico: una posizione terza in grado di dare espressione sia al Trascendente che alla Materia.

 

I simboli dell'Albero della Vita

Anziutto la sephira centrale in alto: Keter, la Corona: simbolizza il Divino assoluto, trascendente, indeterminabile, non conoscibile; si manifesta all’uomo tramite due manifestazioni scisse: la prima è Chokhmakh, la Sapienza, che rappresenta l’intuizione massima: ha dei flash di Keter e vede tutto simultaneamente, fuori dal tempo, ma lo fa senza dinamismo, come vedesse delle foto statiche.

L’altra manifestazione è Binah, la Matrice: è il grande aspetto femminile che prende le fotografie intuitive di Chokhmakh e le elabora, differenzia gli elementi e da’ loro via. Qui, quindi, si acquista vita, ma si perde unita’, si acquisisce ricchezza, ma si perde armonia.

I primi “figli” di questi due poli sono Chesed, l’Amore, e Gevurah, il Rigore. Chesed è misericordia e benevolenza senza fine: nutrimento, redenzione e salvezza indiscriminate; è l’amore che si volge in basso e accoglie tutto, ma ha due tendenze: la sua purezza è spesso intollerabile per gli esseri impuri e il suo amare in egual misura tutti gli esseri può spingere ad un lassismo non evolutivo.

Gevurah ribilancia tutto con la sua forza ardente, col giudizio: gestisce Chesed dosandola in base alle creature che devono riceverla. Spinge le creature all’evoluzione ustionandole e assetandole.

Al di sotto di esse, come un’abbozzo di sintesi centrale, abbiamo Tiferet, la Bellezza, in quanto proporzione ed equilibrio. Funge da specchio intermedio tra la Divinità e le creature. Qui il Divino cerca canali per incarnarsi, per darsi una forma stabile nella materia.

A seguire, abbiamo un’altra coppia polarizzata: Netzach, la Perseveranza, e Hod, la Sottomissione. Netzach è l’aspirazione ascendente, paziente, fedele e ferma nella fede. è il pathos inamovibile del guerriero che non viene meno e non si inebria con le vittorie. Può generare dogmatismo, integralismo, stasi.

Hod gli è speculare: è la cedevolezza che si adatta alle contingenze, al fluire della verità; è l’essere liberi dalle tradizioni e pronti a cambiare e non abbattersi per le sconfitte. Può generare instabilità, inaffidabilità, autogiustificazione.

Al centro si situa Yesod, l’Azione. Unisce questi due temperamenti per organizzare la creazione materiale. Qui gli ideali si rarefanno e conta l’azione concreta e il giusto tempismo. L’eccesso di zelo verso la materia può dare vita a certe forme di ateismo e indipendenza, dimenticandosi dell’interconnessione coi piani alti.

Sotto abbiamo Malkhut, la Sposa. è la creazione materiale dove tutti gli elementi che in Keter erano fusi nell’unità, sono separati e indipendenti. Il cosmo viene qui ridotto e compresso, e sperimenta l’obnubilamento anche se conserva in sé la promessa segreta.

Quando tutte le sephirot si apriranno e collaboreranno in modo armonico, si aprirà l’undicesima sephira, Da’at, la Gnosi, dove si uniscono l’Alfa e l’Omega ad un livello nuovo: Chockmah non avrà più un rapporti intermittenti con Keter, che potrà riversarsi in una visione contina e vivente; Binah si unirà a Chokhmah dando nascita infinita ad una creazione molteplice.

Chesed e Gevurah potranno fondersi: la vetta e l’abisso del cuore che si colmano, la Madre e l’Amante in un unico movimento di estasi creatrice. Tiferet sarà lo specchio perfetto di Keter, giardino radioso dove il Divino e le creature potranno coabitare parlando la stessa lingua. Netzach e Hod si congiungeranno permettendo una scalata senza errori verso il Divino.

Yesod sarà il perfetto strumento che opera senza intromissioni e Malkhut a quel punto potrà sollevare il velo e mostrarsi come l’eterna sposa desiderata da Keter, pronta a mostrare nella carne tutti i segreti nascosti nelle sue fondamenta.

 

albero della vita

 

Immagine | Di Fred the OysteriIl