Intervista

Esperienze spirituali da vivere nella carne

Prendete un momento che avete vissuto che ricordate come bello, intenso, fortissimo. Se si tratta di una relazione ormai finita, togliete il senso di fallimento e l’angoscia della fine e provate a stare solo con quella sensazione di bellezza. Per andare su un piano diverso di realtà, per uscire dal tempo, per iniziare davvero a benedire la vita. Parola di Franco Santoro

Esperienze spirituali da vivere nella carne

Franco Santoro quando ti parla ha la convinzione di un saggio e il sorriso di un bambino. Entrambe le cose si rilevano negli occhi, nel sorriso.

Al Casale in Lunigiana e in giro per il mondo porta i suoi seminari di astrosciamanesimo, pratica messa a punto dopo anni e anni di lavoro su se stessi e di esperienza di pratica spirituale a Findhorn.  

Di astrologi se ne sente parlare di continuo. Astrologia quantica, umanistica, etc etc. Il lavoro di Franco è sciamanico nel senso della trasformazione pura. 

E se in alcuni casi la comprensione del segno zodiacale diventa qualcosa cui ci si aggrappa, il linguaggio dell’astrologia dovrebbe invece essere uno strumento per contattare l’energia di cui siamo portatori, darci altri strumenti in più per saper “usare”, dirigere, orientare noi stessi. 

Abbiamo parlato di questo, e molto altro con Franco: dalle relazioni tossiche, al tempo, sino alla bellezza che ci porterà altrove. Letteralmente. 

 

Un bimbo ti chiede cos’è l’astrologia. Che rispondi? 

L’astrologia è un linguaggio a sé stante. Ha valore nella misura in cui viene impiegato; cosa ben diversa è parlare di astrologia, e in quel caso siamo in un metalinguaggio. Io mi occupo del linguaggio puro, con tutti i simboli energetici che l’astrologia porta con sé.

L’esperienza è sempre la premessa indispensabile. Se avessi davanti un bambino non mi metterei a dirgli che la parola “pane” è un sostantivo maschile, singolare etc etc. perché so che lo collegherebbe concretamente nel momento in cui lo addenta.  

 

Essere esseri umani. Che significa? 

Significa essere conglomerati di energie, contenitori attraverso cui passano tanti flussi energetici. Non siamo entità organiche uniche. Le cose cambiano se iniziamo a percepirci così. 

 

Che relazione c’è tra l’essere umano e il tempo? 

All’intero del paradigma umano siamo inevitabilmente in una percezione illusoria di quella che è la realtà, siamo dentro un condizionamento nei confronti del tempo. Questa è la condizione della realtà di terza dimensione in cui ci identifichiamo con un corpo separato. Un paradigma che si basa sulla separazione non può che essere tossico. 

 

Nei tuoi scritti hai affrontato il tema delle relazioni tossiche. Se viviamo una relazione con qualcuno che ci stabilizza, ci toglie dal centro, la soluzione è togliere? 

Se prendo le distanze, se tengo nei confronti di questa persona una misura tiepida, risolvo davvero? O mi perdo l’occasione di fare un’esperienza di unione? Prendi il caso di una relazione passionale. Se sento questa passione nascere e mi tiro indietro non esplodo la realtà di quel che c’è in maniera totale. Ignoro uno spazio importante.  

 

Come spostarsi da questa modalità di terza dimensione in modo pratico?  

Prendiamo sempre l’esempio di una relazione che dà anche momenti di pura gioia. So che finirà. Ma ciò vale in questo tipo di realtà, perché nella realtà di quarta dimensione i momenti di unità pura, di bellezza incondizionata e immensa, quelli non possono perdersi, quelli esistono e vanno ad alimentare ulteriore bellezza. E’ una sfida, un allenamento. Smettere di credere davvero che quel che è puro possa finire.  

 

In molti casi l’umano vive di impennate. Ad esempio, chiudo una relazione tossica, mi metto a dieta, compro prodotti per la depurazione. Illusione?  

Totale, basata sulla separazione. Sono tutti prodotti che derivano e alimentano questo sistema. Vanno a nutrire il paradigma di separazione.  

 

Spiegaci meglio questo sforzo dalla terza alla quarta dimensione e la funzione che la bellezza gioca in questo passaggio. 

La bellezza è un portale che si può aprire sempre. Se si apre non posso andarci solo io o solo te, ma diventa disponibile sempre. Noi viviamo le esperienze con questo corpo ed è da questo che deriva la nevrosi. Non riusciamo a pensare che esistano oltre e restiamo recintati nel sistema di terza dimensione.  

 

Che ne pensi di tutti i guru o sciamani o venditori spirituali che inneggiano a cambiamenti possibili, rivoluzioni di ere e coscienze in questo dato momento storico? 

Lo trovo ridicolo. E del tutto legato a una visione lineare del tempo. E’ ridicolo reputare questi tempi come eccezionali ed è qualcosa che viene creato per motivi di mercato. E’ uno stimolo che genera un’urgenza falsa e inutile, controproducente. 

 

Parli di terza e quarta dimensione e mi vengono in mente artigiani, musicisti del sud Italia, amici contadini semplici che non saprebbero nemmeno come organizzare queste informazioni ma che sposano completamente e agiscono concretamente quel modo di vivere la bellezza… 

Oh, in molte tradizioni queste cose non vengono verbalizzate. Non si parla di ciò ma lo si sente. Sono le più sagge, solo che c’è intorno il silenzio di parole e l’esperienza ha valore

 

A un certo punto hai deciso di “uscire fuori” e proporre quel che fai. Come vivi tutto questo? 

Caratterialmente non mi viene spontaneo, la mia tendenza è quella di mettermi sullo stesso piano e deriva da una falsa umiltà con cui ho dovuto fare i conti. Quando ricevo feedback buoni ho conferme sul valore di quel che porto, ma tengo moltissimo in considerazione quelli negativi. In generale, metto regolarmente in disamina quel che faccio. 

 

Ti consideri un maestro? 

Posso essere maestro di chi mi dà questo ruolo. 

 

Ci parli di Findhorn? 

Findhorn è una realtà la cui bellezza sta proprio nel fatto che non vengono date all’individuo che vi si reca indicazioni su una specifica pratica da seguire. Si ha l’occasione di comprendere chi si è, si è sostenuti in questo, senza ricevere prescrizioni di nessun tipo.

È un ambiente che sostiene, un luogo di gestazione, una sorta di placenta. Le persone che si ritrovano lì sono mosse da volontà piuttosto che non da necessità di condividere una qualche ideologia. 

 

In conclusione, se viviamo con questo corpo esperienze belle, è facendone tesoro che attuiamo una vera e propria rivoluzione? 

Lo spirito si veicola attraverso le esperienze che facciamo nella carne. E di queste esperienze è così importante farne tesoro, ringraziarle, benedirle.La sfida è non confinarle, assoggettarle al tempo, non pensarle perdibili o perdute.

Questo ci fa sentire vivi in modo differente, ci porta a riconsiderare la vita, la gravidanza, la morte, il tempo. La perdita è ineluttabile sul piano fisico, ma la rivoluzione è una sfida verso il tempo e le nostre “armi” sono la cura, il far tesoro, il benedire, l’essere grate e grati. 

 

Immagine | Franco Santoro