Intervista

Un canto che apre il cuore. Intervista a Mayana

Che vuol dire aprire il cuore? E come fa un "guru" donna o presunta tale a mantenere semplicità? Mayana, che a breve sarà in Italia per il suo tour, ce lo spiega. Intervista alla cantante, alla donna ispirata, all'autrice, ma, soprattutto, alla persona

Un canto che apre il cuore. Intervista a Mayana

Finisco di lavorare in palestra con una signora che convive con il Parkinson, arrivo a casa di corsa ed ecco quella specie di boomerang sonoro inconfondibile dell'apertura di Skype. Mayana tra pochi minuti apparirà sullo schermo (e tra qualche giorno atterrerà in Italia).  

Di lei so che:  

  • Canta in modo celestiale; 
  • E' stata anche donata di bellezza, a giudicare dalle foto;
  • Ha scritto un libro;
  • Convoglia i cuori delle persone verso qualcosa. 

Sono elementi interessanti per imbastire un'intervista. Ma il punto è sempre la prima domanda. Come partire? Bene, un uomo saggio una volta mi ha detto: parti da ciò che ti è vicino. Tutta la lezione che avevo fatto in palestra lavorava sull'apertura del petto e sul rilasciare le spalle con la respirazione

E allora si parta da lì, dalle finestre spalancate dell'appartamento caldo in cui abita il cuore.  

Mayana ha occhi vivi, lo vedi dal sito, su Skype quasi li senti vicini. Quegli occhi all'inizio della conversazione mi han dato risposte a domande che non avevo fatto. Potete saltarle e andare direttamente all'intervista; soffermatevi invece, se le risposte a domande non verbalmente espresse vi han sempre incuriosito. 

Come fa un "guru" o qualcosa del genere, a restare semplice?

Attraverso sorriso e auto-ironia. Per tutta la nostra conversazione, Mayana ha usato entrambe le "armi bianche". Ora, vale la pena dire che forse sono imparziale: anche prima di vivere in Olanda, mi ha sempre influenzata - e molto positivamente - lo spirito olandese, quel misto tra profondo rispetto e libertà innata che li caratterizza. 

Altra domanda: che significa esser freschi e bilanciati? Ascoltare gli altri e se stessi, mantenere questa sana "alternanza simultanea". 

E' uscito fuori che oltre a essere cantante, autrice, "trainer" (su questa parola torneremo), Mayana insegna anche yoga. Lo dice così, semplicemente; anzi, nemmeno lo dice, viene fuori a un certo punto. Parliamo un po' degli stili che insegna e che ha appreso, e con fluidità andiamo verso i suoi gusti musicali. E quando arriva la domanda: che musica ascolti? Vedi sul suo viso la titubanza onesta di chi non sa creare separazioni entro una passione che è integra e integrata a tutta l'essenza. All kind of music for every mood.

A breve sarà in Italia, con un workshop che preannuncia dello straordinario: canterà, presenterà il suo libro, offrirà una meditazione e si metterà a disposizione dei presenti per domande e interventi di vita vissuta. Quella le interessa, non discorsi mielosi sul cuore e sulla possibilità di aprirlo. 

Le interessa la vita che si tocca, me lo spiega con decisione. L'evento sarà caratterizzato da una forte spinta verso l'interazione, mi spiega, specie nella seconda parte.

Rinfreschiamo un po' la memoria sulle date: Roma 14 maggio - Torino 15 maggio - Milano 16 maggio - Padova 17 maggio - Rimini 18 maggio. Trovate tutte le informazioni sul sito Cuore in azione.

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Molto del tuo lavoro si concentra sulla possibilità di apertura del cuore. Che significa aprire il cuore? 

Direi che significa entrare dentro, portarsi internamente, ascoltare il movimento che agisce interiormente. Siamo molto impegnati a osservare ciò che ci capita intorno e perdiamo il contatto con la consapevolezza interna, il richiamo interiore. 

Metaforicamente, direi che tendiamo a chiudere il cuore per via dell'ansia, della paura e il risultato è che lasciamo tutto chiuso ermeticamente dentro. Non è che si possa davvero serrare il cuore, diciamo che ci sentiamo protetti e al sicuro e invece stiamo soffocando la passione che ci muove verso la vita. Così facendo, perdiamo il contatto con lo spirito creativo interiore e ci teniamo a distanza da quanto ci consente di esperire gli accadimenti in un modo differente.  

 

Quando hai iniziato a cantare? 

Credo di aver cominciato all'ultimo anno delle scuole elementari. Prime di arrivare alle scuole superiori ho partecipato a qualche competizione canora e mi è piaciuto tanto. Poi ho conosciuto altre ragazze, musiciste, abbiamo creato un gruppo, prodotto un album, e ti parlo di tempi in cui internet non forniva così tanti strumenti.

Poi ho partecipato a più di un'audizione e sono diventata la corista di una cantante olandese molto famosa. Anche durante questi tour giganteschi, sul palco sentivo come se la bocca fosse proprio sul cuore, non so come spiegarti. Sentivo che la voce usciva da lì.

 

Ho di recente incontrato una ballerina di danza classica cui è capitato di avvicinarsi a forme di intuizione e comprensione circa la danza che le hanno rivoluzionato la prospettiva. Si è allontanata dalla danza come pura tecnica per scoprire qualcosa di nuovo. Possiamo dire che è lo stesso per il canto? 

Guarda, io non mi ritengo una cantante forte nella tecnica, tutt'altro. Certo le lezioni di canto che ho fatto quando avevo circa sedici anni mi sono state più che utili. 

Però, ti dico, io cerco di fare del mio meglio nel senso che cerco di accogliere ciò che arriva. Il mio è un arrendersi a cosa e a come vuole ssere cantato attraverso me. Di certo, una buona tecnica aiuta a lavorare sul respiro e sull'esecuzione, in fondo stiamo sempre parlando dell'allenamento di un muscolo. 

 

Il 14 maggio sei a Roma.

Sì, arrivo al mattino stesso e la sera c'è l'evento. (Me lo dice ridendo come una bambina)

Subito all'opera! E' la prima data del tuo tour italiano. Te lo chiedo semplicemente: cosa si deve aspettare la gente? Non vorrei i dettagli inerenti al programma della serata, ma un assaggio di quello che sarà. 

Vorrei offrire un'esperienza alle persone, vorrei invitarle a partecipare. Ci sarà interazione (specie nella seconda parte della serata) e metaforicamente direi che non farò altro che dare ciò che sono. 

Mi piacerebbe bussare alle loro porte e fare in modo che aprano ciò che c'è da aprirsi, nell'ottica di un rinnovato benessere con se stessi. 

Farò domande, non resteremo impantanati in un'idea di apertura del cuore campata per aria, ma andremo a fondo dell'esperienza personale, del vissuto, del quotidiano. Vorrei dare un orientamento molto pratico, concreto, chiamare in causa l'esperienza della vita quotidiana.

Per esempio, pensiamo un attimo a questa idea che attraversa varie correnti spirituali, l'idea per cui si possa dare amore incondizionato. Bene. Ma come la metto con il fatto che nella mia vita quotidiana sperimento rabbia, odio verso altri o me stessa?

Devo fare i conti con queste emozioni, non posso "metterle sotto il tappeto" in nome di un amore incondizionato che è anni luce lontano dal mio sentire. Se mi identifico in questo presunto amore incondizionato che non provo, ecco che mi divido internamente. E in qualche modo rifiuto quel che provo. Non posso identificarmi con qualcosa che non sento, non posso forzare l'essenza in nome di un paradigma teorico.

 

Sul tuo sito, accanto al tuo nome, compaiono questi ruoli: Singer, author, trainer. Ci concentriamo sull'ultima voce, se ti va. Se qualcuno, dieci anni fa, ti avesse detto: diventerai una trainer, cosa avresti risposto? Ci avresti creduto? 

Allora, lascia che ti dica che ho da sempre grandi problemi con le etichette che si attaccano e non si staccano più. Con le categorie in cui tu non hai bisogno di stare ma vieni messa. Ora che mi ci fai pensare, credo che vorrò cambiare quella parola nel sito, trainer. Non mi piace, suggerisce l'idea che io debba trainare qualcuno, portarlo da qualche parte; non è così.

Il mio intento è invitare chi vuole a conoscere meglio ciò che a livello di coscienza non è ancora emerso ma c'è. Io sono un essere umano e vorrei e cerco di fare del mio meglio per lasciare alle persone quello spirito che consente di guardare al proprio percorso con amore e trovare ciò che è lì per esser trovato.  

Immagine | Mayana