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Che cosa sono i meridiani miofasciali

Cosa sono i meridiani e come si distribuiscono nel corpo, in che modo si può integrare e organizzare l'energia nei vari distretti muscolari andando verso una postura armonica e come abitare il nostro "tempio" nel migliore dei modi per raggiungere un equilibrio che è anche psichico.

Che cosa sono i meridiani miofasciali

I meridiani miofasciali sono intesi come linee di trazione interne al corpo, definite da Mayers come strutture in cui la tensione si distribuisce, si crea e si sposta, delle vere e proprie fasce che non hanno solo a che fare con l'inserzione del muscolo ma coinvolgono anche il sistema nervoso e il tessuto connettivo. Scopriamoli meglio.

 

La visione del corpo secondo i meridiani miofasciali  

Provate a pensare che ogni singolo muscolo non sia risolto. Provate a immaginare di tirare uno straccio da un parte e poi dall’altra, come se vigesse un principio di influenza funzionale totale. Se tiro in alto a destra una tovaglia, per dire, qualcosa accadrà sia in basso a sinistra che a destra. Ogni variazione ha un'influenza.

Spiegato in modo molto banale, questo principio può farci un minimo entrare nella logica dei meridiani miofasciali. Il nostro corpo è abitato da connessioni funzionali e i nostri muscoli andrebbero considerati come ingranaggi di un’unica unità.

Le connessioni vi sono a livello muscolare, neurologico e vascolare. Come spiegare questo nella pratica? Prendiamo un movimento semplice, come potrebbe essere quello di ruotare la testa. Se ne occupa il muscolo splenio, lo stesso che ci concede di allungare il collo, di estenderlo. Eppure questo muscolo, nell'ottica dei meridiani miofasciali, va concepito come una porzione delle catene miofasciali, nel dettaglio quelle a spirale e laterale.

In sintesi, questa visione ci permette di comprendere che la nostra struttura è davvero olistica, davvero continua, davvero integrata e che la postura dovrebbe andare verso un'integrazione ordinata e armonica, un cosmo vero e proprio dove tutto è funzionale.

 

Cosa sono i meridiani miofasciali  

Si descrive con il termine di continuità miofasciale quell’insieme di strutture contigue allineate all’interno della rete strutturale. Un insieme di tratti connessi tra loro fatti di tendini e di muscoli. Ma perché si parla di mio-fascia. 

"Mio" sta per tessuto muscolare, nella sua natura riunita a fascia, mentre "fascia" identifica la sua rete accompagnatoria di tessuto. Andare a toccare, manipolare o far lavorare tessuti nervosi significa muovere anche quelli vascolari, epiteliali.

Nella struttura umana si rinvengono 12 continuità miofasciali. Conoscere il corpo per poterlo usare al meglio significa avere familiarità con questi “binari” che attraversano la profondità del corpo, come dei veri e propri smistamenti ferroviari.

Accanto alla linea superficiale posteriore si unisce quella frontale, quella laterale, quella a spirale, insieme alle linee del braccio, a quelle funzionali, alla linea profonda frontale. Ne conseguono i cosiddetti meridiani miofasciali che non sono molto diversi da quelli che vedete nelle strutture per delineare internamente i pesi e le misure distribuite lungo una scultura di quelle classiche greco-romane.  

 

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L'esercizio fisico e i meridiani miofasciali 

Un esperto del movimento che abbia questa visione anatomica e funzionale diventa un "lettore" immediato della postura e dell'analisi strutturale. Una visione del movimento secondo i meridiani miofasciali permette di lavorare secondo il percorso a elica che si colloca intorno al corpo.

Per linea a spirale si intende una vera e propria fascia che collega attraverso la parte alta della schiena ciascun lato del cranio alla spalla opposta. Prosegue poi intorno alle costole, arriva a incrocio all'ombelico, fino all'anca omolaterale. Percorre coscia e tibia, passa sotto al piede e viaggia poi lungo l'area posteriore, tornando molto vicino a dove era partita a livello del cranio. 

Questo significa che l'esecuzione di tutti i movimenti di torsione, allungamento possono essere letti secondo questo schema. Se pensiamo a uno stretching semolice come quello della mezza luna (pendere col tronco da un lato in stazione eretta con le braccia in su, ecco che si stende tutta la linea laterale.

Se pensiamo a Trikonasana dello yoga, il cosiddetto "triangolo" ecco che si va ad allungare la linea profonda frontale a livello della gamba verso cui ci si piega, la linea laterale e la linea spirale. Molte posizioni di yoga danno un allungamento formidabile a livello di molte linee. Anche in molte posizioni di stretching dei meridiani prettamente taoisti si ottiene beneficio in questo senso.

Anche in molti calci delle arti marziali si verifica un allungamento molteplice delle linee e lo stesso vale per le cadute che richiedono non poche torsioni. 

 

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Per approfondire: 
>  Integrazione fasciale: benefici e controindicazioni