Intervista

I fiori che curano i bambini: intervista a Claudia Mattiello

Intervista a Claudia Mattiello, autrice di una guida rivolta a genitori e terapisti per l'uso pediatrico dei fiori. Non solo fiori di Bach ma anche rimedi floreali delle tradizioni Bush, California e Pegasus

I fiori che curano i bambini: intervista a Claudia Mattiello

Nella presentazione lei scrive che "i rimedi floreali sono rispettosi nel loro modo di agire". Ci spiega meglio questa idea?

Nel mio libro chiamo rispettosi i rimedi floreali perché “...risvegliano la coscienza dei nostri conflitti nella misura in cui ognuno è capace di risolverli.” 

Conosciamo, anche per esperienza, che si tende a reprimere o addirittura cancellare il ricordo di esperienze dolorose come un'istintiva forma di autoprotezione, e che forzare quelle barriere può essere pericoloso. D’altra parte sappiamo che la cura comporta far luce sulle nostre zone d’ombra. 

Con in rimedi floreali questo percorso avviene in maniera graduale e armoniosa, del tutto naturale. 

Al principio tendono a scomparire i malesseri fisici e a migliorare gli stati d’animo negativi che presenta il paziente. In una tappa successiva, il paziente normalmente mostra una maggiore consapevolezza di ciò che gli succede e, secondo il caso, anche dell’origine o della causa del suo problema. 

 

Crede che si possa definire orientativamente un'area di efficacia che varia a seconda delle diverse raccolte? Ad esempio, magari le è capitato di osservare che i fiori californiani agiscono meglio sui rapporti familiari mentre, sempre per ipotesi figurata, i fiori di Bach su sintomi emozionali legati a relazioni che si intessono a scuola, in linea di massima, ovviamente.  

Rispondo a questa domanda facendo riferimento alle raccolte cui appartengono le essenze descritte in I fiori che curano i bambini, vale a dire alle essenze del Dott. Edward Bach, a quelle Australiane - Bush, alle Californiane e a quelle appartenenti alla collezione Pegasus.

Sono convinta che l’efficacia di un rimedio floreale deriva dalla sua adeguatezza con la necessità concreta della persona che lo assume. 

In un certo senso è vero che si potrebbero definire aree di efficacia in ogni raccolta nel senso che ognuna di loro ha una “personalità” propria, prepara rimedi floreali con effetti curativi peculiari.

La raccolta dei fiori di Bach, per esempio, offre una varietà di fiori meravigliosi per le paure, con sfumature che mancano in altre raccolte. In caso di mancanza dell’amor materno o paterno, la scelta dovuta sarebbe, a mio avviso, quella delle essenze californiane. I fiori australiani, d’altra parte, offrono possibilità esclusive, il Boab per esempio n’è una prova: serve per minimizzare l’eredità di patroni familiari negativi ed è un rimedio che si consiglia persino per i neonati. 

 

Il potere terapeutico dei fiori australiani e l'origine della floriterapia australiana

 

Finalmente, le essenze Pegasus, mi riferisco concretamente a quelle descritte da Gurudas, offrono una lunga lista di essenze che hanno un effetto primariamente sul corpo fisico ed altrettante che lavorano a livelli molto elevati, direi quasi spirituali.

Nel caso di fiori presenti in diverse raccolte e che hanno una stessa specificità, non noto, a priori, che un’essenza sia più efficace dell’essenza equivalente di un’altra raccolta. Anche in questo caso dipende da ogni singola persona; ho osservato che qualcuno reagisce meglio con una determinata essenza di Bach, un altro, con l’essenza parallela di Bush, per esempio. 

 

L’efficacia delle essenze floreali dipende anche da altri fattori, come il fatto che si prescriva da sola o facendo parte di una formula di varie essenze, o in quale momento del percorso di cura è ricettata. Perciò, devo concludere che ognuna di queste raccolte – e senz’altro di tante altre che preparano con serietà rimedi floreali-, si può trovare il rimedio efficace, dipende: la scelta giusta fa la differenza.

 

Si parla sempre più spesso di sindrome da deficit di attenzione, la cosiddetta sindrome ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), o più semplicemente ADD (Attention Deficit Disorder). Ci sa riportare qualche dato informazioni su rimedi floreali che hanno avuto buon esito circa questo disturbo?

Per trattare il sindrome ADD possiamo pensare nelle seguenti essenze:
Essenze del Dott. BACH:  Chestnut Bud + Clematis
Essenze Australiane Bush: Bush Fuchsia + Sundew + Jacaranda + Paw Paw
Essenze Californiane: Madia +  Shasta Daisy
Essenze Pegasus: Comfrey + Madia + Daisy

Per un ADD con iperattività (ADHD), alle essenze suggerite sopra si consiglia aggiungere: 
Bach: Impatiens, Vervain
Bush: Black-eyed Susan
California y Pegasus: Chamomile, Dandelion

Se siamo nell'ambito di fiori per bambini, alle essenze menzionate per l’iperattività si può aggiunge anche Luffa o Petunia di Pegasus. 

Come in tutti i casi, anche nel trattamento di questo disturbo si consiglia di aggiungere alla formula delle essenze specifiche, il fiore o i fiori che corrispondano alla personalità del paziente o a qualche situazione significativa del intorno familiare, soprattutto se si trattasse di bambini.

Recentemente abbiamo intervistato Miria Silvi, autrice di "La salute con i fiori". A lei abbiamo chiesto come si può pensare che i fiori abbiano una loro efficacia se l'alimentazione e lo stile di vita sono condotti senza un criterio valido. Cosa ne pensa al riguardo?

L’alimentazione e lo stile di vita di ogni persona sono conseguenze di una scelta personale, consapevole o no. Il Dott. Bach affermava che, al ricettare un rimedio floreale, è più importante conoscere com’è la visione della vita che ha il paziente che la sua malattia: la prima é la causa, la seconda solo un effetto.

Un’alimentazione sbagliata, come uno stile di vita sregolato, sono in se stessi un indizio di una disarmonia più profonda, quella che Bach chiama “un conflitto tra l’anima e la personalità”. Lo scopo della terapia con l’energia dei fiori è proprio quello di aiutarci a ristabilire l’armonia con la parte più vera di noi stessi. 

In questa terapia, il protagonista della cura non è il fiore, né il terapista, ma chi vuol curarsi. “Cura te stesso”, è la proposta. Penso perciò che sia possibile pensare nell’efficacia di una terapia floreale nelle circostanze cui lei va riferimento, ma solo ad una condizione: che ci sia dall’altra parte un sì, un certo coinvolgimento personale, anche se debole e incerto al principio. 

 

Lei ha studiato in Argentina, conosce lo Zen. La ricchezza che le ha portato l'esperienza dell'estero e della sapienza orientale confluiscono nella pratica della floriterapia? In che modo? 

Il fatto di vivere all’estero ed aver potuto relazionarmi con persone di nazionalità e culture diverse mi ha fatto capire soprattutto quanto il dolore ci accomuni. Vivere lontano dal proprio paese comporta tuttavia un senso di sradicamento che il trascorso degli anni non cancella, al meno nel mio caso. Quest’aspetto ha pure il suo lato buono: mi aiuta a comprendere meglio certe situazioni dei miei pazienti. 

Per quanto riguarda lo Zen, dato che arricchisce e nutre la mia vita, lo fa anche con la pratica della floriterapia. In un primo momento li vivevo come due percorsi paralleli, anche se in piena armonia. Ora si sono fusi in uno solo e scopro anche che hanno molto in comune: lo Zen come la terapia floreale, ognuno a modo suo, ci porta a ristabilire la sintonia con l’Io profondo, ed uno e l’altra insegnano senza concetti astratti e senza parole.

 

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