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Idrokinesi per i pazienti affetti dal Parkinson

Un'esperienza condivisa positivamente da tanti pazienti che trovano nell'attività motoria svolta in acqua accoglienza, benessere, simpatia, motivazione, sollievo, agio

Idrokinesi per i pazienti affetti dal Parkinson

Della malattia di Parkinson, com’è noto, non si guarisce, ma neppure si muore! La vita media si allunga per tutti, anche per chi è affetto da disturbi del sistema nervoso centrale! Nella malattia di Parkinson i disturbi sono dovuti alla irreversibile e progressiva degenerazione di alcune cellule nervose della sostanza nera: la conseguente carenza di dopamina, neurotrasmettitore che collega neuroni distanti fra loro, disturba l’attivazione dei circuiti delegati al controllo del movimento.

La malattia si manifesta con i suoi primi sintomi intorno ai 60 anni in egual misura fra gli uomini e le donne ed è diffusa in tutto il mondo.
Non se ne conoscono ancora le cause, conseguentemente sperare in farmaci risolutori costituisce una vana speranza.
Aggiungiamo che, oltre alla malattia conclamata, esistono molte altre sindromi che producono sintomi assolutamente simili.
 
Questi sono:
TREMORE, RIGIDITA’, LENTEZZA DEI MOVIMENTI.
 
Altri sintomi frequenti sono:
alterazione della grafia, alterazione della voce sempre più flebile, inespressività.
 
La vita che rimane da vivere può essere lunga e penosa se ci si siede a sperare o, peggio, a piangersi addosso. Bisogna assumere un atteggiamento psicologico di accettazione, adottare la malattia come una nuova compagna che porta in dote tante complicanze ed un solo elemento di positività: ci costringe all’attività e all’attenzione se non vogliamo separarci da questa vita in maniera straziante, umiliante e indecorosa. La volontà e la motivazione alla vita di chi è colpito da queste tegole non desiderate devono essere stimolate al massimo…

Alla fase dello sconforto deve seguire presto quella dell’accettazione e della reazione positiva, attenta e attiva.
Il ruolo della famiglia assume grandissima importanza; un ruolo altruistico ed egoistico nello stesso tempo: aiutare il malato a combattere ed a reagire significa allontanare la sua mancanza di autonomia in tutte le attività che rendono la vita una condizione diversa da una croce da sopportare.

  • Diagnosi precoce ed immediato inizio delle terapie farmacologiche costituiscono il primo fondamentale rimedio!
  • Rispettare le prescrizioni, le dosi, gli orari di somministrazione è compito inderogabile!
  • Seguire le diete opportune che alimentino razionalmente il paziente con tutto ciò di cui necessita in un quadro clinico nuovo che conduce ad esigenze particolari legate anche ai sintomi secondari quali: nausea e vomito, stipsi, perdita di peso e, nel tempo, problemi di deglutizione.
  • Avviare una razionale attività fisica tendente a combattere, rallentare e prevenire i disturbi forse più evidenti e caratterizzanti di questa malattia.La letteratura non nutre alcun dubbio sull’utilità della fisiochinesiterapia, intesa come razionale e regolare guida all’esercizio, all’attività motoria, al controllo ed all’autocontrollo di movimenti e posture che, per via della malattia, risultano profondamente alterati.


Quando il paziente avvia un virtuoso percorso chinesiterapico si assiste a notevoli miglioramenti sugli atteggiamenti scorretti dovuti alla scarsa fluidità dei movimenti, alla loro lentezza, alla ridotta coordinazione neuromuscolare.
Si tratta di avere nei confronti dell’attività motoria un atteggiamento volto al contrasto della lentezza operativa, del rallentamento motorio, della rigidità. 

Frutto di queste condizioni è l’acquisizione di nuove posture viziate sia nella stazione eretta che appare inclinata, sia nella deambulazione che appare incerta, sia nell’equilibrio ed equilibramento che perdono sicurezza acquisendo dannose sincinesie posturali.
Già dopo le prime sedute di fisiochinesi i pazienti riferiscono di un miglioramento dell’umore, atteggiamento che aiuta ad affrontare la quotidianità e che innesca processi fisio-psicologici di soddisfazione che migliorano nel tempo il grado di autonomia nelle attività domestiche.

 

Limite a tutto ciò è la goffaggine operativa aggravata dalla forza di gravità, il rischio di cadute o di traumi da urto che possono condurre a fratture o forti contusioni cui devono seguire periodi di riposo assoluto, terapie adeguate spesso cruente ed invasive (interventi chirurgici), lunghi periodi di riabilitazione e rieducazione funzionale che costituiscono a volte il colpo di grazia alla motivazione del paziente che si alletta o conosce le insidie della sedia a rotelle, abbandonando per paura la ripresa dei percorsi di fisiochinesi.

 

Proviamo adesso ad immaginare un ambiente operativo sicuro, caldo, ovattato,  antitraumatico, senza spigoli ed ostacoli, un ambiente che riduce al minimo il nostro carico di gravità, ridando ai nostri movimenti la fluidità, la leggerezza, la naturalezza, la sicurezza di un tempo… Non parliamo certamente di un ambiente lunare, bensì del meraviglioso ed accogliente mondo dell’acqua, realizzato in una vasca a temperatura di 31-32 gradi, dove è possibile camminare ed in cui è agevole accedere grazie a percorsi facilitati (piani inclinati od elevatori per i casi più gravi).

 

Parliamo di un percorso di IDROCHINESI , presidio rieducativo da valorizzare e non solo in pazienti come i nostri.
In acqua è possibile lavorare, sicuri ed a proprio agio, avendo come obiettivo il miglioramento di

  • tutte le qualità fisiche (resistenza, forza, velocità);
  • qualità condizionali (elasticità muscolare che conduce al miglioramento dell’escursione articolare, coordinazione neuro-muscolare).

 
 
CONTROLLO DEL TREMORE:
Le oscillazioni delle mani, dei piedi, delle labbra, del collo e della testa ottengono un notevole contributo al loro controllo grazie al contatto del corpo con l’acqua; la sensazione di contatto con l’acqua registrata dai recettori tattili è inviata al cervello che incrementa l’azione di controllo sul tremore come avviene sulla terraferma quando si inizia un’azione volontaria e finalizzata.
 
EFFETTI SULLA BRADICINESIA (lentezza dei movimenti)
Non sono rilevabili modificazioni riguardanti la motricità fine attraverso l’attività motoria in acqua, ma risulta grandemente migliorata la capacità di passare da una posizione ad un’altra: sedersi ed alzarsi, sollevarsi da terra, girarsi su se stessi, correre, saltare, rialzarsi dopo una caduta! Ricordi del rimpianto passato? No certamente, in acqua è tutto di nuovo possibile!
In vasca si può agevolmente simulare una caduta, anche rovinosa… lasciandosi cadere non si rischia certamente di urtare contro il pavimento o contro un mobile… Non si corre il rischio di farsi male, di fratturarsi né di procurarsi contusioni! Anche nella più attrezzata palestra può capitare di infortunarsi, mai in piscina. 

Uno degli esercizi di coordinazione globale che propongo ai pazienti che ho la fortuna di seguire è proprio quello di lasciarsi cadere sia in avanti che all’indietro: si cade senza procurarsi alcun trauma, ci si deve sforzare per non perdere l’orientamento, si deve far ricorso ad ogni residua risorsa di propriocezione per sapersi riprendere, riorganizzare e procedere al ritorno alla stazione eretta.
Che meraviglia di esercizio!…

Lo cito con orgoglio non per scoraggiare ma per esasperare positivamente il concetto di sicurezza durante lo svolgimento della seduta: un anziano a casa non deve mai cadere! Osteoporosi, fragilità capillare, trauma cranico, … quanti problemi per una caduta a secco, sulla terraferma.
Nella mia aula acquatica niente di tutto questo! Superato lo stupore iniziale per “l’invito a lasciarsi cadere” i pazienti svolgono l’esercizio con sicurezza, meravigliandosi dei risultati ottenuti in maniera particolare quando insieme snoccioliamo l’elenco delle capacità che vengono stimolate nell’immergersi completamente (controllo del respiro e dell’apnea), nel riprendere un assetto idrodinamico che permetta attraverso il galleggiamento di passare da una posizione lunga e prona, ad una di raccolta del corpo intero che accorciandosi “a botte” orienta gli arti inferiori verso il fondo della piscina che precede il ritorno alla stazione eretta; tutto complicato e quindi ancor più stimolante dalla presenza di tanta acqua sul viso, sugli occhi e le orecchie (organi importanti per gli esercizi di equilibrio).   

 

RIGIDITA’
La fastidiosa e a volte dolorosa ipertonia che colpisce gli arti, il collo, il tronco grazie all’azione rilassante, decontratturante ed antispastica dell’acqua calda fino a 34 gradi  trovano quel sollievo ricercato in massaggi, farmaci e rimedi. La riduzione dell’aumento del tono agevola la fluidità del movimento e consente durante un esercizio per la deambulazione di recuperare la spesso dimenticata oscillazione delle braccia associata al passo. Suggerire a questo punto tutte le andature semplici (avanti, indietro, laterale ed a passo incrociato) risulta gradevole e facilitato. 

 

DISTURBI DEL CAMMINO
Passi corti, “destinazione” (inclinazione in avanti e passo che insegue il baricentro) sono disturbi che in vasca risultano molto ben controllabili. Con l’acqua al collo il peso del nostro corpo è annullato per il 90%; ciò agevola il controllo posturale, il raddrizzamento, il miglioramento dell’incedere.
Un’esperienza emblematica che il nostro discorso sull’idrochinesi può annoverare fra i punti di forza, da consigliare nei casi di malattia conclamata e di parkinsonismi, è quella che riguarda il fastidiosissimo fenomeno del “freezing”, congelamento delle gambe, in cui i piedi del soggetto appaiono incollati al suolo.
La nostra esperienza recita di casi di pazienti che, appena entrati in acqua, sembrano miracolosamente risolti! Si osserva una temporanea scomparsa del fastidiosissimo tremore delle gambe che, al contatto con l’acqua, regredisce totalmente: il paziente inizia il cammino, si ferma, riparte, esegue tutte le andature possibili (in avanti, a ritroso, lateralmente, a ginocchia alte, sulle punte e sui talloni) che si succedono senza nessuno stop né incertezze… Effetto positivo che purtroppo scompare appena si lascia l’acqua e si ritorna sulla terraferma! 

 

Riteniamo che la causa che favorisce un ritorno temporaneo alla normalità è da ricercarsi nel bombardamento di imput centripeti derivanti dal contatto dei recettori di sensibilità tattile della superficie corporea con l’acqua: le sensazioni di caldo, di freddo, di umido e bagnato che arrivano al sistema nervoso centrale costituiscono un by-pass sensitivo che sblocca il cervello permettendogli di trasmettere gli impulsi dell’avvio del passo in ogni momento, senza incertezze, tremori, blocchi. Il soggetto, sollevato dal problema, partecipa motivatissimo, effettua in maniera eccellente l’intera seduta di rieducazione, permettendo all’operatore di idrochinesi di suggerire lo svolgimento di esercizi mirati al condizionamento organico, alla tonificazione muscolare, alla scioltezza dei movimenti e quindi alla riscoperta degli elementi essenziali della coordinazione neuromuscolare.
Si osserva però che se la seduta di idrochinesi è troppo lunga il cervello non gode più dell’azione disinibente delle sensazioni “bypassanti” e ritorna ad essere vittima delle difficoltà precedenti. Sarà cura dell’idrochinesiologo quindi di interrompere la seduta quando i primi segnali negativi ricominciano a comparire…

 

CONTROLLO DELLA POSTURA
Gli effetti della bradicinesia, della rigidità, delle algie vertebrali da artrosi, atteggiamenti della depressione conducono il paziente ad assumere posture alterate che tendono ad incurvarsi. Il contatto dell’acqua con il dorso, con il tronco, l’utilizzo delle posizioni di galleggiamento supino supportato dall’operatore e/o da sussidi didattici quali tavolette o tubi, annullano il carico di gravità e consentono momenti di decompressioni vertebrali che risultano antalgici e decontratturanti: si suggeriscono, partendo da questo atteggiamento supino, semplici remate delle braccia simmetriche e simultanee che stimolano il lavoro delle spalle, dei muscoli dorsali, paravertebrali e lombari conducendoli nel tempo ad una tonificazione positiva. 

 

Lavorare in acqua per la postura utilizzando gli stimoli dell’acqua, della parete, le indicazioni del chinesiologo, l’autocontrollo attraverso specchi graduati posti sul bordo vasca è una prassi impegnativa ma vincente. Postura e coordinazione sono correlati: aiutano quindi le esercitazioni che richiedono l’associazione di movimenti degli arti inferiori con azioni degli arti superiori:
camminare simulando la marcia, all’azione della gamba sinistra che effettua il passo deve essere abbinata l’oscillazione dell’arto sinistro;
abbinare al passo destro l’elevazione dell’arto sinistro;
eseguire un affondo: passo lungo con piegamento dell’arto destro cui si associa l’elevazione dell’arto superiore opposto che simula di colpire con un pugno o con una spada sostituita da un piccolo manubrio galleggiante;
abbinare all’azione del passo destro l’apertura delle braccia a candelabro, al passo sinistro la chiusura delle braccia.


La differenza rispetto alla seduta in palestra sta nell’essere immersi con l’acqua al collo, non pesare, non rischiare di cadere.
 
DISTURBI DELL’EQUILIBRIO 
Appaiono tardivamente e sono sintomi poco favorevoli. La vita attiva e controllata, la regolare attività motoria ne allontanano la comparsa e le esercitazioni proposte in acqua possono allenare il controllo dell’equilibrio abituando alle variazioni di assetto, al controllo del baricentro, a resistere alla caduta…

  • Camminare in equilibrio su una linea di fondo vasca;
  • slalom da una corsia all’altra;
  • camminare sugli step che costituiscono una passerella sopraelevata sull’acqua;
  • cadere e rialzarsi;
  • correre e saltare in acqua;
  • camminare sospesi mantenuti da una cintura;

Non è possibile creare queste condizioni operative se non in acqua!

 

NUOTO  
Solo adesso parliamo di nuoto; idrochinesi non ha niente a che spartire con esso; ma anche nuotare sia per chi ne è capace, sia per chi non lo è più, sia per chi non lo ha mai saputo fare è un eccellente esercizio che mira a tanti obiettivi:
cominciamo col dire che l’uso di una cintura da fitness acquatico costituisce un elemento di sicurezza e di facilitazione grandissimo:

  • il paziente rassicurato si presta alle pedalate in sospensione abbinate all’azione delle braccia a rana;
  • cintura alla vita, collarino al collo e tubo galleggiante sotto la zona poplitea pongono il paziente in una invidiabile e sicura posizione dorsale simile all’essere sostenuti su forti braccia; invitare all’esecuzione di remate dorsali con braccia che simultaneamente e simmetricamente partono dalla linea delle spalle e remano fino alle cosce permettendo la propulsione, lo spostamento e la nuotata per vasche e vasche, allenando così le residue ma incrementabili capacità di resistenza organica e di forza resistente di tutta la muscolatura delle braccia e del tronco;
  • utilizzare la maschera e lo snorkel per le nuotate in atteggiamento prono


Quanti contributi alla resistenza, alla forza ed alla mobilità articolare possono esser tratti dalle precedenti proposte!
 
EDUCAZIONE RESPIRATORIA
L’attività motoria in piscina impone il controllo della meccanica respiratoria:

  • scindere e controllare la fase di inspirazione da quella di espirazione costituiscono una necessità più che un’esercitazione;
  • proporre piccole fasi di apnea costringe a buone inspirazioni ed a controllare gabbia toracica e diaframma;
  • far seguire a lunghe inspirazioni adeguate e lente espirazioni in leggera immersione, provocando le bolle d’aria per vincere la pressione dell’acqua sulla bocca;

tutto ciò aiuta a tonificare i muscoli intercostali ed il diaframma tentando così di rallentare la progressiva ed a volte ineluttabile alterazione del linguaggio e l’abbassamento del tono della voce.

 

CONTROLLO DELL’UMORE
E’ un po’ la sintesi e la conclusione del nostro lavoro: sapere di essere ammalati e di non poter guarire, vedersi progressivamente meno autonomi e sicuri, vivere stati d’animo non positivi, subire gli effetti della riduzione di noradrenalina e serotonina collegate alla carenza di dopamina può condurre a depressione e stati d’ansia, ad attacchi di panico oppure a frequenti cambiamenti dell’umore; è importante che il paziente sia più possibile inserito socialmente, che frequenti amici e familiari, palestre e piscine perchè gli effetti della socialità non possono che essere utili per autocontrollarsi e distrarsi. Avere degli appuntamenti fissi ( piscina, palestra, logopedia, cinema, teatro…) fa sentire inseriti in un tram tram quotidiano che altrimenti risulta troppo rallentato. 

 

Per quanto ci riguarda come operatori di idrochinesi dobbiamo esser capaci di costruire un clima psicologico operativo stimolante, accogliente, non ripetitivo. Un ambiente che metta le esigenze del paziente al centro delle nostre cure, delle nostre attenzioni, dei nostri studi.
Una situazione che stimoli la partecipazione attiva, motivata, che crei tensione, che rilassi, che inviti alla precisione ma anche alla determinazione, all’espressione della forza, del coraggio, della simpatia, del sorriso…
Svolgere gli esercizi seguendo vari ritmi, alternare fasi di forza a fasi di rilassamento, fasi di forza (come simulare di colpire qualcosa ) a momenti di rallentamento…
 
E il paziente sarà invitato all’espressione mimica di ogni stato d’animo, combattendo così la faccia grigia e apatica che ne può caratterizzare l’esistenza quotidiana.
Salvo Scebba