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Avvicinarsi al Qi gong

Alcuni pensano a un gong da suonare in certe occasioni, altri immaginano qualcosa di orientale, ma non ben definito. Il Qi gong appartiene a una tradizione millenaria, vanta risultati sorprendenti, è un "concentrato" di movimento e assoluta immobilità insieme, riposa su una concezione filosofica, medica, religiosa, alchemica, mistica. iniziamo a concentrare l'attenzione su una parte del corpo a scelta tra i tre dantien, così, tanto per iniziare...

Avvicinarsi al Qi gong

Per parlare del Qi gong o almeno iniziare, partiamo dal tre, numero caro all'oceanico Dante. L'idea è che siete composti di tre centri. Il dantien (dantian) superiore, mediano e inferiore. Il primo va collocato intorno alla bozza frontale, tra le sopracciglia; il secondo sta intorno allo xifoide, alla bocca dello stomaco; il terzo riposa nella parte inferiore dell'addome. Qui riposano i vostri "tre tesori" (jing, qi, shen), di cui parleremo in altra sede.

Squilla il cellulare, avete voglia di caffé, improvvisa necessità di chiamare qualcuno, pensieri sul futuro, la crisi che avvolge tutta l'Italia, la crisi nera e lucida, come se fosse un fluido vivo, qualcosa che somiglia a una creatura insidiosa, entra dalla finestra e vi sussurra all'orecchio di trovare modi per farcela o vi invita a rasegnarvi direttamente. Il bello del Qi gong è che il grado di tranquillità e il tempo necessario a ottenerla variano a seconda delle condizioni di ciascun individuo. 

In fasi diverse della vita ho sperimentato come la pratica ne risenta e se la pratica fa parte della vita in modo costante, l'influenza è biunivoca. La variante che chiamerei "intorno", incide. Un uomo che stimo molto mi ha detto che non si può prescindere dalla relazione con gli altri. Che si può mangiare bene, darsi al moto, fare bagni con i sali, darci sotto con gli infusi, decotti o tisane o quel che è. Ma non si può prescindere dalla relazione con l'altro. Perché si dovrebbe, d'altra parte? Provo a rispondere. Perché si ha paura. Una paura importante di non ristabilire confini personali, di finire col fare slalom tra aggettivi possessivi, mentre i pensieri e i giudizi prendono il sopravvento.

Nel Qi gong abbiamo un grado di tranquillità leggero, intermedio o profondo. Quando mi sono accostata a questa pratica non sapevo ovviamente tutto questo, poi sono entrata nella fase per cui vale la pena dimenticare le suddivisioni; ultimamente, annuso la difficoltà tra la tempesta dei pensieri, il che corrisponde a una sincera scoperta di fascino verso l'insegnamento, come spontanea necessità di comunicazione e trasmissione di ciò che si sta imparando. A chi inizia col Qi gong direi di sperimentare per un po' di tempo un grado leggero di tranquillità. Alcuni trucchetti per indurlo: camminata a piedi nudi sulla terra, un pomeriggio intero (poi piano piano un giorno intero) senza parlare, senza proferire nessuna parola. Va bene anche un documentario sugli animali, per quanto mi riguarda, ma visto bene, senza cellulari, senza cibo, senza distrazioni.

La realtà ha movimenti scattosi e rotti. Il Qi gong e il tai chi chuan vanno insieme e riposano nelle transizioni. La calma per viversele, le transizioni, anche nella vita, vale la pena renderla familiare. Nella tradizione cinese, conseguire questa tranquillità significa avvicinarsi progressivamente a obiettivi splendidi:

  • Rafforzare le funzioni cerebrali;
  • Sviluppare poteri psichici;
  • Lavorare sulla formazione del carattere;
  • Migliorare lo stato di salute psicofisica.


Ci si deve pensare in movimento, in senso profondo. Quel che voglio dire, è che se si pensa di non poter cambiare, se si crede che le cose siano lì monolitiche, non ci si può approcciare a nulla e se non ci si può approcciare a nulla, anche il Qi gong si esclude. Anche un rivoluzionario taglio di capelli o l'introduzione di un'abitudine alimentare completamente nuova vengono tagliati fuori, se non ci si pensa in termini di moto interiore, per dire.

Quindi, iniziamo a pensare ai tre centri, senza fissarli troppo. Andiamo avanti "sentendoci serpenti"; in altre parole, con una pelle addosso e dentro che cambia, continuamente. E poi via, scendete con le mani al dantien addominale, spostate in alto e in basso la lingua in coordinazione con il respiro. Arrotolatela e insalivate la bocca, poi inghiottitela e fatela scendere sino a dove avete le mani, internamente.
 
Adesso indirizziamo il Qi interno verso un organo. Che vuol dire? Pensiamolo. Mi servo spesso di tavole anatomiche, antiche e non. Alcuni potrebbero invece non averne assoluto bisogno ed è meglio per loro immaginarsi il proprio fegato o cuore come diamine vogliono.

 

Chi è e cosa fa l'operatore di Qi gong?

 

Immagini | Geograph.org.uk