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I prodotti dell'alveare

Tra le varie forme di allevamento, l'apicoltura è tra quelle che richiedono maggior passione e vocazione, trattandosi di un'attività che può certo essere razionalizzata, ma in nessun caso industrializzata, e da cui traiamo i preziosissimi prodotti dell'alveare per il benessere e la salute dell'uomo

I prodotti dell'alveare

I prodotti dell'alveare sono il risultato del lavoro delle api e consistono in miele, propoli, polline, pappa reale e cera. Tuttavia l'importanza attribuita a questi insetti non dipende solo dalla produzione di sostanze così preziose per  il benessere dell'uomo, in quanto la loro presenza rappresenta la sopravvivenza per gran parte dell'ecosistema.

A questo proposito pare che Einstein abbia detto "Quando l'ape scomparirà, l'uomo non avrà più di quattro anni da vivere", in riferimento all'opera di impollinazione svolta dalle api, fondamentale per la conservazione di molte specie vegetali, sia cotivate che spontanee.

Infatti, l'apicoltura può essere assai significativa anche ai fini del controllo ambientale, poiché l'ape è un animale molto sensibile alla qualità dell'ambiente in cui vive. Infatti, il corpo, rivestito di peli, è particolarmente adatto per trattenere i materiali e le sostanze, che offrono informazioni circa il suolo, la vegetazione, l'aria e l'acqua, con cui viene a contatto e, per questo motivo, è considerata una sorta di "campionatore biologico" per monitorare l'inquinamento.

Quindi l'apicoltore è il primo a constatare il problemi delle sue colonie, e spesso interviene per allertare i poteri o l'opinione pubblica sulla presenza nell'ambiente di agenti inquinanti pericolosi.

 

Miele

Il miele è una delle sostanze per cui si è ritenuta indispensabile una specifica normativa ed è regolamentato dalla legge n°753 del 12 ottobre del 1982, che disciplina la sua produzione, il confezionamento e l'etichettatura. Precisamente, viene definito come "prodotto alimentare che le api domestiche producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse, che esse bottinano, trasformano, combinano con sostanze specifiche proprie, immagazzino o lasciano maturare nei favi dell'alveare. Tale prodotto può essere fluido, denso o cristallizzato."

Come abbiamo visto, l'ingrediente principale, per la produzione del miele è il nettare, una sostanza zuccherina che le piante producono proprio per attirare gli insetti impollinatori, che si fanno così vettori inconsapevoli dei pollini, l'elementi fecondanti, che sono in questo modo trasportati su altri fiori. Piante diverse danno nettari diversi e di qui nasce la varietà del prodotto.

Altro materiale di partenza per la formazione del miele è la melata, prodotta in seguito all’intervento d’insetti parassiti (afidi e cocciniglie), che succhiano la linfa delle piante. Questi, chiamati produttori di melata, sono dotati di un apparato boccale pungente succhiante che consente loro di perforare i tessuti della pianta ospite, assorbendo la linfa che scorre all’interno dei tessuti cribrosi. Le goccioline, espulse da questi insetti, cadono sulle foglie sottostanti, dove le api le raccolgono.

Solo le api (e pochi altri insetti a loro simili) fanno miele perché solo loro, tra gli animali che si nutrono di nettare e polline, hanno la necessità di accumulare scorte di cibo. Risolvono il problema trasformando il cibo fresco dell'estate in un alimento a lunga conservazione. Come alimento, il miele può essere visto come una fonte di zuccheri semplici e per questo è un cibo altamente energetico e dolcificante. In questa categoria è l'unico che non necessita di nessuna trasformazione per arrivare dalla natura sulla nostra tavola.

Proprio per la sua capacità di conservarsi il miele è impiegatao come antibiotico naturale. Questa azione difensiva è dovuta all'elevata concentrazione zuccherina, al pH acido e alla presenza del glucosio-ossidasi, un enzima, che catalizza la ossidazione del glucosio da parte dell'ossigeno molecolare, con formazione di perossido di idrogeno e acido gluconico. Per ottenere il massimo effetto antibiotico, l'ideale è il miele grezzo, non trattato, in quanto le alte temperature cui viene sottoposto, durante la pastorizzazione, neutralizzano queste sostanze enzimatiche.

 

Propoli

La propoli è una sostanza prodotta dalle api, a partire dalle resine che raccolgono dalle gemme e dalla corteccia delle piante (pioppi, abeti, olmi, betulle, ecc.) e che poi mescolano con gli enzimi della loro saliva, cera e polline. Sembra che etimologicamente “propoli” derivi dai vocaboli greci pro, “difesa” e polis, “città”, proprio a significare il suo utilizzo da parte delle api, che la impiegano per difendere l’alveare dai pericoli che possono minacciarlo: le malattie e i predatori. I

laboriosi insetti usano questa sostanza nei loro alveari sia come materiale da costruzione per rivestire le pareti interne delle celle, dove depongono le uova e allevano le larve; e sia come antisettico. In questo caso è applicata per "sterilizzare" l'alveare, in particolare l'entrata delle cellette destinate ad accogliere le uova; oppure per evitare la decomposizione di eventuali animaletti "intrusi" riusciti a penetrare nell'alveare, troppo pesanti per poter essere trascinati fuori e che perciò vengono letteralmente “mummificati” dalle api.

Definita antibiotico naturale, la propoli svolge un’attività sia batteriostatica, cioè impedisce la moltiplicazione di germi, batteri e virus; sia battericida cioè è in grado di uccidere questi microrganismi, rinforzando i processi immunitari.

 

Come usare la propoli per i sintomi influenzali

 

Polline

Il polline si ottiene utilizzando speciali reti poste in prossimità delle arnie: al momento della nascita delle larve, le api bottinatrici raccolgono più di quello che serve all'alveare, per cui gli apicoltori hanno inventato degli schermi per grattare questa sostanza dal loro corpicino mentre entrano nell'alveare. Si presenta sottoforma di granuli morbidi e malleabili, e con un profumo e sapore fiorito, dolce, simile al miele grezzo.

Il caratteristico sapore "fiorito" del miele, infatti, è dovuto alle piccole quantità di polline presenti. Questo prodotto dell'alveare è uno degli ingredienti della dieta delle api, costituito dalle cellule germinali maschili delle piante (le spermatofite), che si presenta come una polvere fine di colore giallo o marrone chiaro. Le api operaie, viaggiando di fiore in fiore, raccolgono il polline in speciali "ceste" poste sulle loro zampette, e lo trasportano involontariamente ad altre piante della stessa specie, permettendo così la riproduzione di quelle piante.

Il polline è impiegato in fitoterapia come ricostituente perché è un alimento completo. Ricco di proteine (6-30%); aminoacidi (15-22%); lipidi (1-10%); acidi grassi insaturi e steroli; carboidrati (fino al 50% allo stato secco); zuccheri semplici (4-10%); acqua (12-20%); vitamine (vit.C, A, ac.pantotenico, ac.folico,  complesso B); enzimi; ormoni; fattori antibiotici; sali minerali (ferro, calcio, magnesio potassio e zinco) e flavonoidi.

Nel nucleo della sua cellula, il polline racchiude il segreto della vita: le molecole DNA e RNA che stabiliscono la funzione vitali di tutte le cellule. Grazie a queste sostanze rafforza e nutre l'intero organismo, combatte gli stati di affaticamento psicofisico rivelandosi un ottimo adattogeno e antiossidante.

 

Pappa Reale

Considerata il prodotto più pregiato e ricco dell’alveare, la pappa reale si presenta come una sostanza  bianca, lattiginosa e viscosa, prodotta dalle ghiandole salivari delle api nutrici; ed è chiamata “reale” o “gelatina reale”, perché è l’alimento essenziale della dieta riservata all’ape regina e alle giovani larve, durante i loro primi tre giorni di vita.

Grazie a questo nobile nutriente, la larva reale ha da subito una crescita straordinaria e vivrà fino a 3-4 anni, diversamente dai fuchi, la cui vita dura tre mesi, e dalle operaie, che non superano i 45 giorni.

Quando le api si accingono ad allevare una nuova regina, costruiscono celle speciali (reali), in fondo alle quali accumulano il cibo destinato alla super-alimentazione delle larve che si trovano nelle celle stesse. L'apicoltore, prelevando queste celle e sacrificando le future regine, ha così la possibilità di estrarre questo complesso vitaminico favoloso.

Dal sapore aromatico e gusto aspro (pH 3,5-4,5), viene raccolta tramite la raschiatura, con attrezzi non metallici o attraverso la suzione con un tubo di vetro, quindi filtrata per rimuovere le impurità. Le sue attività biologiche sono dovute alla ricchezza nei principi nutritivi e alla loro efficace azione sinergica.

Priva di controindicazioni, è usata per fortificare l’organismo in periodi particolari, come i cambi di stagione, prima di un esame, in momenti di stanchezza, affaticamento, difficoltà di concentrazione o convalescenze. 

Da tempi remoti la pappa reale è utilizzata dalle donne in gravidanza o in fase di allattamento, da bambini e anziani, per via delle sue proprietà benefiche.

 

Cera d'api

Diversamente da quanto accade per altri tipi di imenotteri che costruiscono i loro nidi con materiali raccolti in natura (per esempio, sostanze cellulosiche o fango), le api provvedono loro stesse a produrre la cera con la quale edificano le strutture interne dell'alveare, i favi. La cera proviene dalle ghiandole ciripare localizzate nelll'addome delle api operaie.

Appena secreta si presenta sotto forma di minuscole scagliette incolori. Le operaie costruttrici provvedono a plasmare con le mandibole il materiale per arrivare alla forma voluta. La cera possiede caratteristiche ideali per l'uso "edilizio" che deve avere: è solida ma diventa malleabile e plasmabile a temperatura attorno a 35°C (per poi fondere completamente a 62-65°C).

Per migliaia di anni la cera d'api è stato l'unico materiale del suo genere disponibile ed è stata per questo utilizzata in centinaia di modi diversi. La tecnica moderna, offrendo sostanze con analoghe caratteristiche e simili possibilità d'impiego, ha oggi ristretto enormemente l'uso della cera d'api, limitandolo ai soli casi in cui è veramente insostituibile.

Ancora oggi presso le culture che adottano sistemi di apicoltura tradizionale o semi-razionale, l'estrazione di miele, per pressatura o fusione dei favi, dà come sottoprodotto una discreta quantità di cera. In alcune situazioni questa viene utilizzata in loco per gli usi tradizionali; in altre viene indirizzata all'esportazione verso paesi industrializzati.

Questo prodotto dell'alveare è impiegato, oltre alla produzione di pregiate candele naturali, nel campo cosmetico, farmaceutico e dei lucidi per mobili, pavimenti e pellami. Soprattutto in campo dermatologico il suo utilizzo è largamente diffuso. Basti pensare al "cerato di Galeno", un'antichissima formula di pomata protettiva per la pelle a base di cera d'api e acqua di rose, ancora oggi riportata in farmacopee internazionali. Il largo uso nei settori sopra menzionati va collegato alla capacità che la cera d'api ha di formare un film protettivo ma non occlusivo sulla superficie della cute, oltre che alle sue doti di alta stabilità.

 

Pappa reale, energia e benessere dal cibo della regina

 

Immagine | Fotopedia