Intervista

L'evoluzione della naturopatia

Cosa vuol dire curare con il cuore? La medicina naturale tiene conto della dimensione dei pensieri? Intervista ad Aldo Alessi, naturopata che alle conoscenze della vecchia scuola naturopatica ha integrato un approccio spirituale ed energetico. Siamo andati a trovarlo nel suo bio agriturismo e gli abbiamo fatto qualche domanda sull'evoluzione della naturopatia, su alcuni aspetti della professione

L'evoluzione della naturopatia

Quando uno pensa alla figura del naturopata in Italia è facile fare il paragone con il rispetto che questo ruolo riveste in paesi come la Germania. Per me è interessante parlare con chi ha studiato le basi classiche della naturopatia per vedere come si è evoluta la stessa. Quanti ingredienti new age ci sono oggi nella terapia naturale? Cosa caratterizza un bravo terapeuta ora come ora? Cosa vuol dire curare con il cuore? 

Sono stata al bio agriturismo Le Tortorelle in occasione di una giornata studio, colazione e pranzo dedicata alla dieta Kousmine. A illustrare le intuizioni della dottoressa Catherina Kousmine è stato Aldo Alessi, naturopata. L'illustrazione dei pilastri del metodo è andata di pari passo con la preparazione della famosa colazione Budwig.

Aldo Alessi ha studiato naturopatia e iridologia presso l’Accademia “Galileo Galilei” di Trento. Insieme alla moglie Teresa, Aldo manda avanti un casale, immerso nel cuore verde dell'Umbria, con tanto di piscina ecologica.  

L'agriturismo è il fulcro di tante attività culturali, oltre ad essere una vera e propria fattoria didattica. La cucina è biologica e vegetariana, vegana, rispettosa dei celiaci. Aldo e Teresa coltivano i loro campi con il metodo dell'agricoltura biologica e sono certificati I.C.E.A. (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale). Coltivano in serra piante di Aloe Arborescens e Aloe Vera.  

Partiamo proprio da lì, dall'aloe. Da come la curano, si capisce che la considerano oltremodo preziosa. Fanno anche il nome di un certo Romano Zago. Mi incuriosisco.  

 

Perché dedicarsi alla coltivazione dell'aloe?  

L'Aloe è una pianta "grassa" adatta ai climi tropicali, ma se ben protetta, nella stagione invernale può crescere anche in climi più rigidi. Ottimo immunostimolante, è anche un potentissimo antinfiammatorio

 

Passiamo al succo di aloe secondo la ricetta di Padre Romano Zago. Di cosa si tratta?  

Padre Romano Zago era un frate francescano che scoprì la ricetta durante la sua esperienza in Brasile, come missionario, nelle aree più povere del paese. Dopo aver compreso l'efficacia di questa ricetta, che era sempre stata tramandata oralmente, decise di divulgarla a livello internazionale, anche tramite un suo libro, tradotto in molti paesi europei.  

Il succo è un preparato immunostimolante a base di aloe arborescens, miele di acacia e grappa. Padre Romano Zago è autore del libro "Di cancro si può guarire", un testo che non ha pretese di essere una prescrizione medica, ma è frutto appunto dell'esperienza di questo uomo spirituale. Io sono venuto a conoscenza di questa ricetta circa venti anni fa, me ne parlò una signora quando ancora abitavo a Monza ed oltre ad insegnare mi dedicavo alla ricerca olistica. Iniziai già allora a coltivarla sul terrazzo. 

 

Tra le varie attività dell'agriturismo ce ne sono state alcune correlate all'Istituto Italiano Tumori. Che tipo di collaborazioni avete instaurato?

A Milano conoscemmo tempo fa il Prof. Berrino; collaboravamo come volontari con un’associazione che si occupava di salute e benessere rivolta alle donne operate di tumori al seno. La nostra collaborazione consisteva nell’organizzare corsi di cucina naturale con alimenti bio, e di assistere in cucina il cuoco dell’Istituto dei tumori Giovanni Allegro. Questo cuoco è venuto alle Tortorelle ed ha tenuto un corso di un weekend di preparazione di piatti del progetto DIANA di cui era responsabile il Prof. Berrino.

Da noi è stata anche la dottoressa Anna Villarini sempre dell’Istituto dei Tumori di Milano, ha tenuto una conferenza ed un seminario sull’alimentazione come cura e prevenzione. 

 

Quali gli alimenti da evitare in funzione di questa prevenzione? 

Formaggi, carni rosse e alimenti affini che alterano l'equilibrio del corpo, compresi carboidrati super raffinati. L'obiettivo è duplice: evitare che si inneschi il meccanismo dell'acidosi organica e simultaneamente ridurre il rischio di disbiosi intestinale, disturbo che si verifica quando la popolazione batterica patogena supera quella benefica. Sono processi che inducono l'organismo ad ammalarsi. 

 

Come è cambiata la naturopatia negli anni? 

La naturopatia classica si è arricchita molto e la figura del naturopata oggi è davvero poliedrica e multidisciplinare. Dai classici trattamenti naturali olistici come l'idroterapia, l'argilloterapia, la fangoterapia, la medicina ortomolecolare, la cura nutrizionale, la fitoterapia, l'oligoterapia e i fiori di Bach, lo spettro d'azione del naturopata si è ulteriormente allargato. A fronte di nuove richieste, nuove aspettative sono riposte su questa figura professionale, penso ad esempio al nuovo strumento basato sulla relazione di aiuto ed ascolto conosciuto come counseling. Ora come ora il naturopata deve essere costantemente aggiornato e si inizia a vedere un approccio squisitamente energetico in molti operatori di settore. Ci siamo resi conto finalmente che le energie esistono, ne stiamo prendendo ulteriore coscienza.

Nella naturopatia classica si partiva dalla cura nutrizionale per ripristinare l'equilibrio e ottenere una depurazione di base arricchita anche dall'adozione di abitudini come le passeggiate, il riposo e l'osservazione dei ritmi naturali. Di fatto, l'approccio psicologico e spirituale non era contemplato, perché si dava per scontato che l'uomo fosse più o meno in sintonia con la natura. Ora che dalla natura ci siamo distanziati, che abbiamo pensato, sbagliando, di poterla controllare, ora è necessario tornare a rivedere la psiche e lo spirito.

Di fatto, il pensiero forma e trasforma le cose. 

 

Come si colloca la naturopatia alle porte di un presunto risveglio collettivo di cui si parla molto? 

In questo periodo storico in cui abbiamo pensato di poter andare contro l'ordine naturale delle cose ecco che la natura risponde con movimenti sismici, eruzioni vulcaniche. Si parla di questo 2012 come di un grande portale in cui verranno convogliate energie verso la terra e queste energie si devono anche al particolare momento che la terra sta attraversando, anche il relazione alla sua orbita; tutto ciò si unirà al risveglio delle coscienze nel senso che l'uomo comincerà a prendere consapevolezza della sua natura di essere spirituale, scoprirà di avere un'anima, una psiche, una potenziale armonia. Non si tratta più di un cambiamento annunciato a parole, ma di qualcosa che troverà applicazione e concretezza.  

La naturopatia non dovrebbe nemmeno esistere perché se si vivesse con rispetto dei cicli e dei ritmi naturali, l'uomo non si ammalerebbe di molte delle malattie che egli stesso si procura. Il naturopata darà l'input alla riflessione. Questa e altre figure professionali saranno lì a ricordarci che il pensiero trasforma le cose; sono ammalato? Se voglio guarire riesco, in quanto tutto parte dall'inconscio, la parte che non gestiamo. L'inconscio si può cambiare, è un'area ignota da esplorare anche attraverso tecniche precise basate su interventi lunghi volte a cambiare lentamente gli schemi. Penso per esempio a piccola ipnosi regressive guidate.  

 

Un incontro tra i più significativi del vostro agriturismo?  

Quello con Vittorio Marchi, fisico quantistico. Questo incontro ha aperto diverse menti, lui ci ha spiegato il significato della vita secondo un'ottica basata sull'unicità, non sulla dualità. Le parole di questo esperto risuonano davvero dentro; l'uomo vive nel duale, la sua esistenza va avanti in nome della dualità e questo causa squilibri non indifferenti nell'armonia generale della persona. Marchi sarà ad Assisi a Giugno e  tornerà da noi probabilmente in primavera. 

 

Il naturopata studia 3 anni circa. Il medico occidentale una vita. Per quanto la medicina convenzionale mostri i suoi lati deboli (non ascolto del paziente, bombardamenti chimici, studio dell'essere umano a compartimenti stagni), come riconosciamo un naturopata davvero professionale e non un curatore improvvisato?  

Dipende anche dalla scuola di naturopatia che si è frequentato e dallo spirito con cui si è intrapresa. Alcuni si dedicano alla naturopatia per accrescere il proprio bagaglio culturale o curare in ambito familiare o amicale. Altri, dopo aver appreso, sentono dentro di sé il desiderio che si concretizza nell'aiuto verso gli altri. 

Ci vuole fiducia, predisposizione, empatia. Un bravo naturopata lavora con il cuore e con l'ascolto. E non smette mai di aggiornarsi, non si stanca mai di restare continuamente informato. 

Immagine | Aldo Alessi