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Lasciarsi trasportare dalla meditazione dinamica

Sì, si può meditare anche muovendosi freneticamente, danzando, urlando, saltando. Come? Scoprilo con la meditazione dinamica di Osho

Lasciarsi trasportare dalla meditazione dinamica

Molte persone, a livello generale, sono piuttosto scettiche nei confronti della meditazione perché essa viene considerata una tecnica in plateale contrapposizione allo stile di vita contemporaneo.

Seppur con diverse sfumature, il diffidente appunta: “Non riuscirò mai a stare seduto fermo a non pensare perché sono troppo nervoso/agitato/inquieto, mi annoio e ho mille pensieri”. Questa affermazione, chi medita lo sa, è un concentrato di luoghi comuni errati eppure è molto facile imbattersi in tali punti di vista.

Tra l’altro, un fondo di verità innegabilmente lo contengono: le tecniche di meditazione classiche sono state concepite quando l’essere umano era profondamente diverso e l’ambiente e lo stile di vita erano lontani anni luce da quelli attuali. La categoria sociale dell’”uomo moderno” è unica nella storia e, se riflettiamo, è emersa negli ultimi 50/100 anni: un tempo brevissimo rispetto all’arco dell’intera storia dell’umanità.

Tutti questi motivi hanno determinato l’emergere di diversi tipi di meditazione, se vogliamo, più confacenti allo stile occidentale. Essi infatti non esigono la quieta immobilità, ma permettono al praticante di sfogarsi e muoversi. Esploriamo dunque più da vicino le meditazioni in movimento!

 

La meditazione dinamica di Osho

Il padre di questo tipo di meditazioni è Osho, famosissimo guru contemporaneo deceduto nel 1990.

Uno degli aspetti più interessanti della sua opera risiede nella sua disponibilità a mettere da parte la rigidità delle pratiche o l’austerità di talune filosofie per aprirsi alle esigenze e alle necessità dell’uomo moderno e soprattutto occidentale.

Egli mise a punto le cosiddette meditazioni attive la cui caratteristica principale - e più insolita - è quella di svolgersi in movimento talvolta anche molto frenetico. Ne esistono varie, ma in questa sede vi illustreremo nel dettaglio una delle più famose, la meditazione dinamica.

Questa tecnica si compone di cinque fasi, dura un’ora ed è consigliabile eseguirla al mattino:

  1. Respirazione caotica (durata 10 minuti): si eseguono dei cicli respiratori vigorosi, dal ritmo irregolare cercando di coinvolgersi profondamente fino ad annullarsi nel respiro stesso. La mente è mera osservatrice di questo processo intenso, totalizzante che carica l’essere di energia.
  2. Esplosione (durata 10 minuti): si liberano le emozioni nel modo che si sente più congeniale: piangendo, urlando, cantando, ridendo, sbattendo i pugni. Non esistono regole o codici, si deve togliere il freno a mano e lasciare che il corpo parli, qualunque linguaggio decida di usare senza l’interferenza del controllo mentale
  3. Stimolare l’energia del 1° chakra (durata 10 minuti): si salta ritmicamente con le braccia sollevate urlando il mantra “Hu!” sentendolo risuonare all’interno e percependo la stimolazione del primo chakra.
  4. Immobilità (durata 15 minuti): alla fine della precedente fase, si udirà un comando di arresto e a quel punto ognuno si bloccherà nella posizione in cui si trova, qualunque essa sia. Si ascolta e si percepisce il flusso dell’energia che scorre all’interno del corpo
  5. Danza celebrativa (durata 15 minuti): momento di ringraziamento e celebrazione attraverso la danza o, più esattamente, la libera espressione del corpo in modo spontaneo.

 

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Tecniche diverse, scopo unico

La pratica delle meditazioni dinamiche non è un’invenzione di Osho ma si aggancia a tradizioni antiche che ritroviamo anche, per fare degli esempi, nei “10 movimenti di consapevolezza” del maestro Thich Nhat Hanh o nella danza dei dervisci mevlevi, così come ha ispirato altri stili che ad essa si rifanno come danza dei 5 ritmi ideata dall’artista Gabrielle Roth.

Questo tipo di meditazione non è in antitesi a quelli più classici, bensì può essere efficacemente affiancato. Molto dipende dall’inclinazione individuale che può abbracciare con entusiasmo tali metodologie più attive oppure trovarsi maggiormente a proprio agio con le care vecchie vipassanazen o meditazione trascendentale.

Alla fine, si potrebbe dire, sono tutte “solo” tecniche: ciò che veramente conta è quello che esse ci portano a scoprire nel nostro viaggio di evoluzione personale. Sperimentiamole, capiamo quelle che fanno per noi e pratichiamo senza riserve!

 

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