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L'effetto Maharishi: la meditazione può modificare la realtà?

Un fenomeno davvero interessante che non smette di dividere la comunità scientifica: l'effetto Maharishi. Un appassionante dibattito che coinvolge la meditazione, la società e le più recenti scoperte della fisica.

L'effetto Maharishi: la meditazione può modificare la realtà?

Maharishi Mahesh Yogi è una nota e per alcuni controversa figura che occupa un posto chiave in quel processo, tuttora in atto, che vede lo yoga e la filosofia indiana crescere sul territorio occidentale. Egli, come molti sapranno, è il padre della Meditazione Trascendentale così come, per i suoi detrattori, rappresenta il prototipo del guru glam a misura di star.

Qualunque sia la considerazione che abbiamo di questo maestro è certo che egli sia stato un personaggio fondamentale per quel che riguarda la diffusione del pensiero e della tradizione del subcontinente. Ci occuperemo in questo articolo di un fenomeno che porta il suo nome e che risulta davvero sorprendente: l’effetto Maharishi.

 
Un fenomeno soprendente dietro al quale agiscono leggi molto complesse e dibattute

Innanzitutto ricordiamo che la meditazione trascendentale è una tecnica mentale che vede il suo epicentro nella ripetizione di un mantra. Questa tipologia di meditazione è stata oggetto di numerosi studi scientifici fin dagli anni ’70, conta diverse milioni di seguaci (alcuni molto noti), una fondazione patrocinata dal famoso regista David Lynch e varie scuole e università che l’hanno inserita nei loro programmi.

Passiamo ora a spiegare l’effetto Maharishi al quale è necessaria una piccola premessa: noi ci limiteremo a descrivere il fenomeno nella sostanza informando però il lettore che dietro di esso agirebbero complesse leggi di fisica quantistica che, secondo i suoi sostenitori, contribuiscono ad avvalorarlo. Non essendo fisici, non possiamo dare una valutazione di merito, anche perché il dibattito nella stessa comunità scientifica è tuttora aperto.

 

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Dunque, in parole semplici, in un certo numero di persone, quantificato come la radice quadrata dell’1% della popolazione del territorio preso in esame, che ha praticato la meditazione trascendentale, sono stati riscontrati dei cambiamenti sociologici all’interno della stessa comunità, ovvero: minore criminalità (furti, omicidi), meno incidenti stradali e meno morti in generale rispetto a altre città o territori simili ma senza meditatori.

Se il numero delle persone che medita aumenta, i benefici non sono più solo a livello locale, ma globale: minore conflittualità tra stati in guerra, rialzo dei mercati azionari, etc…

La connessione tra il miglioramento della qualità della vita e una comunità di meditatori abbastanza ampia che lo determina è alla base del cosiddetto effetto Maharishi.

Effetto Maharishi: una speranza in attesa di conferme

Detto così, l’effetto Maharishi sembra quasi una magia. In realtà, fisici, psicologi e sociologi ne hanno dato (o provato a dare) delle spiegazioni ma, come sempre, non mancano coloro che ritengono sia un enorme bluff e che le ricerche scientifiche in merito siano parziali, lacunose o insufficienti.

Il nostro approccio è sempre quello di non avere reazioni emotive rispetto a questi fenomeni almeno all’apparenza straordinari. Onestamente sarebbe davvero meraviglioso se fosse indiscutibilmente e unanimemente vero: una comunità abituata a meditare (o anche la radice quadrata dell’1% di una comunità) rappresenta, senza dubbio, un insieme di persone che mira a una diversa e, auspicabilmente, più profonda concezione dell’esistenza, il che è senza dubbio un bene.

Purtroppo, ad oggi, non esistono prove inconfutabili della sua validità e siamo costretti, nostro malgrado, ad mantenere delle riserve nella speranza di avere il prima possibile qualche conferma ufficiale.

 

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