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Il canto vedico: i benefici della pratica

Calibrare il suono, sentire il respiro, capire dal profondo che se non si prende il giusto fiato non si può pensare di dare la giusta risonanza alla voce. Il canto vedico permette di entrare in contatto con vibrazioni sublimi, che illuminano cuore e mente. Scopriamone tutti i benefici

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©Ian Iankovskii - 123rf

Accade non di rado che la meditazione sia qualcosa che si approccia con difficoltà e diversi ostacoli interiori. Cercare di stare a proprio agio mentre si medita può finire per allontanarci dal nostro obiettivo primario che è indubbiamente conoscersi.

Si tratta di un processo in continuo divenire ma che richiede fermezza nell'intenzione. In questo senso, il canto vedico è straordinario. Non solo ci fa andare dentro noi stessi con una velocità impressionante, ma è un metodo eccezionale per liberare la mente, alzare le frequenze vibratorie. 

 

Il canto vedico: entrare dentro se stessi

I canti vedici di fatto sono delle vere e proprie "rivelazioni", fanno parte di quella letteratura che comprende testi sacri rivelati descritti dall'uomo ma ascoltati dagli antichi saggi in stati di profonda meditazione.

Con dei bravi insegnanti di canto vedico o Mantra Yoga (yoga del suono) è possibile perseguire una strada che permette di studiare i suoni basici del sanscrito e il loro significato esoterico, e contemporaneamente sperimentare l'effetto di questi mantra a livello emozionale, energetico, fisico, mentale.

I mantra costituiscono una vera e proria meditazione, anche quando la recitazione non risulti immediata nelle primissime sessioni. Come spiegato da una grandissima maestra che abbiamo avuto l'onore di intervistare, Aleksandra Shaligram Vukotik: "Il canto vedico trasforma radicalmente lo stato della mente, ha un effetto di cambiamento profondo sulle nostre emozioni e sulla nostra energia. Ed è un cambiamento che avviene in modo forte e simultaneamente gentile."

L'ascolto e la ripetizione mettono la mente già in una modalità che è quella della pazienza, del poter sentire, del mettersi a disposizione delle proprie personali possibilità.

Spesso si entra a contatto con i testi sacri dello yoga come le Upanishad. L'UNESCO ha riconosciuto l'importanza della tradizione del canto vedico, onorandone la qualità di inestimabile risorsa per l'umanità, in data 7 novembre 2003.

 

La musica e le pratiche psicofisiche

 

Cantare è onorarsi 

Per molto tempo in India il Canto Vedico è stato riservato unicamente alla casta dei Bramini: sia le donne che coloro che appartenevano ad altre caste non potevano accedere a questo immenso sapere dal potere realmente terapeutico per la mente.

L'apertura di questa grande forma di conoscenza si deve a Sri T. Krishnamacharya, grandissimo maestro dello yoga e sincero devoto sia dello yoga che di chiunque volesse intraprendere un percorso di apprendimento di questo grande patrimonio dell'umanità.

Di fatto, questo illustre maestro stava rompendo un divieto antichissimo e tutto per amore dell'essere umano e in funzione del suo miglioramento su tutti i piani dell'essenza. Il figlio, Desikachar, ha portato avanti il lavoro del padre ed egli stesso era solito dire che il canto vedico porta direttamente chi lo pratica in uno stato di riflessione profonda.

Il canto ha effetto sul cuore, toglie pesi, allarga le possibilità percettive, infonde coraggio. Il lavoro sulla voce va di pari passo con quello sul respiro e tutte le tecniche di controllo (pranayama).

Il canto vedico incrementa il potere di ricordare sul breve, medio e lungo periodo, ha effetti calmanti sulla mente, ci conduce a un nuovo rapporto con il silenzio, predispone a qualsiasi altro tipo di meditazione, inclusa quella attiva e consente di sciogliere blocchi emotivi. Si sperimenta una connessione reale con il proprio sé divino e con il potere curativo del corpo.

 

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