Intervista

Pranoterapia, pranopratica, tecniche pranoterapiche: intervista a Gabriele Laguzzi

Cosa c'entra il suono col prana? Qual è lo stato dell'arte legislativo nazionale in questo settore. Come si può sviluppare la personalità pranica?
Per parlare di pranoterapia, prano-pratica e tecniche pranoterapiche abbiamo intervistato Gabriele Laguzzi, presidente dell'Associazione ALARO, che da oltre trenta anni opera, studia, esplora a fondo questo settore, unitamente alla dimensione della terapia del suono

Pranoterapia, pranopratica, tecniche pranoterapiche: intervista a Gabriele Laguzzi

Abbiamo fatto qualche domanda sulle tecniche pranoterapiche a Gabriele Laguzzi, attuale Presidente dell’Associazione e scuola A.L.A.R.O di Firenze, musicista, è operatore e docente di prano-pratica e bioenergetica (pranoterapia), campo in cui ha maturato una personale esperienza trentennale.

Laguzzi è membro del Comitato di programma dell'importante evento che si terrà a Firenze nei giorni 20-21-22 settembre 2012, il 5th European Congress for Integrative Medicine (ECIM 2012), evento sorto con lo scopo di promuovere lo sviluppo di un trattamento integrato e sostenibile del paziente in stato di acuto e cronico.

C'è qualcosa da cui partirei, un'informazione ci ha incuriosito e riguarda la sua biografia: lei è un musicista, ha anche pubblicato un libro intitolato Musica delle culture extraeuropee (ed. Arktos 1998) , testo che esplora il potere terapeutico del suono nelle diverse culture. Se, attraverso una metafora o una proporzione, dovesse esprimere il legame tra prana e suono, quale userebbe? Il prana sta al suono come...?

Come la luce sta ai colori o come l’oceano sta alle singole onde. Tutto è vivente, in movimento, seppur con frequenze differenti: le stelle sono dentro e fuori di noi: variano le dimensioni ma ci sono rapporti uguali.

E’ la legge di analogia che rende coeso tutto l’universo. E l’uomo è al centro del micro e del macro cosmo e si relaziona con le due Nature, essendo punto di contatto cosciente e consapevole, sempre che voglia esserlo!

E senza dimenticare che l’onda vibrante che accende e permea ogni cosa, vivificandola, è, come dice Dante, quell’”Amor che move il sole e l’altre stelle”. La vita è un flusso continuo ed ininterrotto di radiazioni, onde vibranti, dall’infinito verso l’infinito che produce tutte le forme esistenti di questo nostro universo: ogni forma è un coagulo di questa energia vibrante ed è un essere particolare e unico. Questo fluire di energia, è come un immenso fiume “sonoro” che ha preso, a seconda delle epoche e delle culture, nomi diversi: luce eterica, acque primordiali, oceano cosmico, verbo divino, uovo filosofico, ecc...

Il prana è parte di questo oceano cosmico radiante e vitale ed è veicolato anche dalle onde acustiche: il suono/parola/musica/canto, evoca e vivifica particolari stati emotivi latenti che divengono forze curative/riequilibranti specifiche ed appropriate per ogni tipologia di scompensi psico-fisici-energetici.

Cos'è lo stato Alfa e cosa significa operare in questa condizione?

I cicli e i ritmi naturali permeano tutta la nostra esistenza dentro e fuori di noi, nel micro e nel macro cosmo.Quando le frequenze vanno al di sotto dei 20 Hz, le vibrazioni sono percepite come ritmi-pulsazioni, non più come suoni. Tali pulsazioni creano in noi il senso del tempo e diventano il parametro di riferimento per tutti i nostri ritmi corporei: è il ritmo alfa (da 8 a 13 Hz) delle onde encefaliche che regola tutte le nostre percezioni ed è il nostro metro di paragone, l’orologio biologico umano.
 
“Il ritmo alfa - secondo Danielou - definisce tutte le nostre percezioni di spazio, tempo ed energia e si dice che sia il suo controllo a permettere a coloro che praticano lo Yoga di visualizzare e di trasportare le cose in altre dimensioni, incredibilmente piccole o grandi; (…) di vedere ad esempio, un oggetto come una specie di immensità inter-atomica nello stesso modo in cui vediamo la Via Lattea”.
 
Ricordiamo che  il ritmo alfa, così importante per tutta la nostra attività pranica, si sviluppa quando gli occhi sono chiusi e le condizioni ambientali sono del tutto prive di eccessivi stimoli sensoriali, come colori, suoni, rumori, ecc.: è il climax ideale per la nostra seduta terapeutica. Il ritmo del nostro cuore è circa 6 volte più lento del ritmo alfa e quindi intonato nella banda degli infrasuoni.

 

Cosa sono le chiro-frequenze?

Le chiro-frequenze (frequenze emesse dalle mani) sono fondamentali per comprendere e definire - ad oggi - il campo di azione della pranoterapia. Studiate dal dottor Luigi Lapi già dagli anni 70’, sono costituite fondamentalmente da emissioni ad alta frequenza (principalmente banda dell’infrarosso e ultravioletto) e da emissioni a bassissima frequenza: queste ultime denominate in toto simil-alfa, sempre dal dottor Luigi Lapi, dal momento che apparivano simili alle corrispondenti onde encefaliche.

Infatti, i tracciati delle onde cerebrali del terapeuta, registrati ed elaborati con il chirtest, sono molto simili a quelli delle onde elettromagnetiche  prodotte dalle sue mani.

 

Come è stato scelto l'acronimo per l'Associazione ALARO (Archigymnasium Luigi Lapi ad Reparandam Omeostasim) di cui è presidente e come è nato questo ente, secondo quali fini?

L’acronimo è stato scelto per onorare e ricordare  la grande opera di ricercatore del Dott. Luigi Lapi di Firenze, neuropsichiatra e pranoterapeuta: ad reparandam omeostasim sottolinea la Virtù prima del prana che è quella di riparatore e riequilibratore della funzionalità omeostatica del sistema uomo logorata dagli stress in genere.

Lei stesso ha paragonato il suo testo a un'arancia; i capitoli, come spicchi, sono fruibili anche separatamente, essendo sì interconnessi, ma non vincolati a un ordine progressivo da seguire. Per chi è davvero a digiuno di nozioni sulla pranoterapia, quale libro o esperienza consiglierebbe, per un primo impatto?

Sicuramente in primis di provare direttamente un buon trattamento pranico di ricarica energetica, tonificante sempre e rinfrescante. Successivamente di leggere - nel caso di Pranoterapia e Prano-pratica - le parti meno tecniche, come ad esempio i primi 2 capitoli, e poi quello sull’acqua e sull’armonia delle sfere, con riferimento specifico alle neuroscienze che spiegano molti fenomeni che molti continuano a considerare  occulti e misteriosi, legati ad un pseudo spiritualismo e/o esoterismo di bassa lega.

 

Il presente è L'Essere e la vita. scrive nel suo libro. Non ci riesce sempre di vivere nell'hic et nunc. Vivere con pienezza significa riuscire a mantenersi nel presente?

E’ vero: non sempre si riesce a vivere qui ed ora ma il non-tempo e il non-spazio della dimensione animica è già presente in noi in ogni istante. Occorre acquisirne la consapevolezza estraendola poco a poco e poi fissarla. Come in spagiria, si eliminano poco a poco le cose superflue e si concentrano (come olio distillato) tutte le virtù legate all’esser uomo, cioè all’Humanitas, che prescinde da ogni colorazione anagrafica personale.

Il termine bio-pranoterapia viene usato per la prima volta in un atto ufficiale nell'atto costitutivo della F.I.A.BI.P. (Federazione Italiana Associazioni di Bioterapia e Pranoterapia). Siamo al 28 settembre del 1995. Che strada ha percorso questa parola nel frattempo, come si è evoluta, modificata, come viene recepita dagli italiani? Qual è lo stato dell'arte legislativo nazionale in tema di pranoterapia?

E’ ancora da riscrivere e da approvare (vari progetti di Legge giacciono da anni in Parlamento) una legge nazionale che definisca il profilo e le competenze dell’Operatore DBN e quindi anche della nostra arte pranica (chiamata in tale contesto prano-pratica).

Le Regioni, invece, hanno fatto meglio, indirizzando gli sforzi legislativi soprattutto su ciò che riguarda la formazione professionale:con l’intento di definirne un percorso formativo valido e coerente e di garanzia di qualità per il cittadino. Ricordo qui la Regione Lombardia e la Regione Toscana, attualmente nelle fasi applicative delle rispettive leggi.

Coloro che impongono le mani per veicolare prana le hanno calde, questo almeno nell'immaginario collettivo. E' così davvero, sempre?

Non sempre le mani sono calde. Ricordiamo che l’azione del prana, come abbiamo visto  si poggia - in parte - su due frequenze elettromagnetiche base: banda dell’Infrarosso (CALORE) e banda delle bassissime frequenze (onde simili alle onde encefaliche). Queste ultime sono molto penetranti e sono risolutive nell’ambito del trattamento.

 

Il pranoterapeuta lavora su cinque aree di terapia: encefalica, cardiaca, ombelicale, cervicale, lombo-sacrale. Come sono stati individuati e poi consolidati con la pratica? Si legano alla disposizione dei chakras?

Le 5 aree di applicazione sono una nostra metodologia didattica e sono solo semplici riferimenti operativi e non certo aree anatomiche specifiche: sono una mappa che guida l'operatore, specie nei primi anni. Certamente contengono nel loro perimetro anche i chakras e altri punti legati alla riflessologia.

Chiunque può eseguire un auto-trattamento pranoterapico autonomamente o ci deve essere comunque una forma di "attivazione" o "istruzione" da parte di un esperto? In altre parole, lo sviluppo della personalità pranica è qualcosa su cui si può lavorare da soli?

In linea di principio ognuno può fare da sé, come per ogni cosa: dipende dove si vuol arrivare. Un buon istruttore , almeno nelle fasi iniziali,  elimina dubbi e auto-illusioni, oltre che  mettere un buon fondamento per ogni ulteriore progresso nella conoscenza di se stesso. E del prana.

 

In che rapporto stanno la pranoterapia e il reiki?

Come dico sempre: ”acqua è acqua”. Cambia solo il bicchiere (e la sua forma) con cui la si beve: può cambiare l’approccio, la sostanza è sempre quella. Vita è vita. Al di là di tutto, ciò che conta e fa di un uomo un operatore serio e onesto è la sua intenzionalità operativa e la consapevolezza profonda del suo agire pranico.

 

Il settore energetico, come altri settori, può accogliere ciarlatani. Siamo qui però in un ambito delicato, dove c'è in ballo un'unità olistica che cerca benessere e non separazione; in questo progresso il paziente è vulnerabile. Potrebbe dare un consiglio per non cadere letteralmente nelle mani di buffoni? Come riconoscerli, come evitarli, come  affidarsi.

E’ vero. Occorre grande attenzione: ma non dimentichiamo che esistono anche tantissimi operatori onesti e di alta capacità. Questi ultimi non promettono mai guarigioni miracolose e immediate ma umilmente e con dedizione servono la Natura e cercano di essere vicini al paziente prima di tutto con il calore e la comprensione umana. Inoltre operano con semplicità e sobrietà senza orpelli di varia natura che servono solo ad impressionare le anime più sensibili e bisognose.

Ricordiamo poi che questa vuol essere un'attività professionale al pari di altre e non certo un fenomeno da baraccone! Occorre infine informarsi leggendo e partecipando anche a quelle iniziative che periodicamente si svolgono sul territorio offrendo trattamenti gratuiti e, magari, anche con il patrocinio di enti locali.

Amor Est Salus