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Quanto costa un trattamento Reiki?

Il Reiki è ancora oggi considerato in Italia una terapia alternativa e non è riconosciuto ufficialmente dalla medicina allopatica, sebbene in sempre più ospedali italiani venga praticato come terapia di sostegno nei reparti di oncologia. Chi desidera quindi farsi praticare un trattamento Reiki nella maggior parte dei casi dovrà rivolgersi ad un operatore privato o ad una struttura privata che offre questo tipo di metodologia di guarigione naturale. Come si quantifica dunque comunemente il costo di un trattamento Reiki? Quanto è più o meno normale pagare per un trattamento? Come sapere che l’operatore a cui ci siamo rivolti non stia esagerando il costo? Questo articolo si propone di riflettere su questi argomenti

Quanto costa un trattamento Reiki?

Il termine giapponese Reiki definisce l’unione dell’energia pura dell’universo (Rei) all’energia vitale del singolo individuo (Ki) tramite il canale neutro costituito dall’operatore.

Quando si riceve un trattamento Reiki, non si paga per ricevere l’energia dell’universo che giunge a nutrirci ed a riconnetterci con noi stessi. L’energia, infatti, è qualcosa di non commerciabile, non quantificabile, è qualcosa di fluido, che scorre, e che è in principio accessibile a tutti

Ciò che distingue l’operatore Reiki dal singolo individuo, è che il singolo individuo non ha studiato le tecniche, le metodiche e i principi che consentono di praticare un trattamento e non ha ricevuto le necessarie attivazioni, mentre l’operatore Reiki è quella persona che ha dedicato tempo (molto tempo, i Master Reiki seri richiedono che intercorra almeno un anno di praticantato tra l’acquisizione del I e del II livello, e molto di più prima dell’acquisizione del III livello), impegno, dedizione, concentrazione, e, non ultimo, denaro (partecipare ai corsi di Reiki ha un suo costo) per poter apprendere come canalizzare al meglio questa energia universale in cui tutti viviamo immersi, restando un canale neutro.

Il compenso che paghiamo quando ci sottoponiamo ad un trattamento Reiki è quindi un compenso per il tempo, la pazienza, l’ascolto, la professionalità e la preparazione dell’operatore che effettua il trattamento. Chiarito questo, rimane la questione di quanto debba/possa costare un singolo trattamento. Navigando su internet e parlando con altri operatori e Master, ho scoperto che le variazioni di costo per un singolo trattamento possono essere le più diverse, e variano in media dai 30 ai 60 euro per un trattamento di un’ora circa

Un compenso onesto per un trattamento Reiki deve tenere conto di tutta una serie di fattori, senza però aggiungerne altri. Innanzi tutto un trattamento classico in presenza ha la durata di circa 50 minuti (su persona adulta che non abbia qualche patologia per cui rimanere sdraiati fermi per tale tempo crei problemi; su ammalati, animali, bambini, piante, e situazioni, o a distanza, la durata è diversa e viene adattata al singolo caso) ed è preceduto da un breve colloquio (10-15 minuti circa) con l’operatore Reiki (almeno il primo trattamento, per i successivi trattamenti non è strettamente necessario, ed in alcuni casi è anche più opportuno evitarlo affinché la persona che si sottopone al Reiki compia un suo percorso autonomo con il sostegno dell’operatore ma senza la sua influenza). Questo vuol dire, che l’operatore per incontrarvi dovrà dedicarvi 60-70 minuti minimo del suo tempo, più il tempo necessario per raggiungere il posto dove vi verrà effettuato il trattamento (lo spostamento andata-ritorno)  ed eventualmente nel calcolare la cifra da chiedervi dovrà considerare anche il costo da pagare alla struttura che lo ospita più quello dello spostamento per raggiungervi. E’ chiaro che chi pratica Reiki in un’area dedicata della sua stessa abitazione oppure in una sede che gli viene molto facile raggiungere, può cercare di abbattere il costo del trattamento detraendo il costo del suo spostamento e dell’affitto della sala.

Alcuni operatori Reiki, poi, svolgono trattamenti a tempo pieno, altri invece lo praticano nel tempo libero oppure affiancano la pratica del Reiki ad altre fonti di guadagno. E’ chiaro che un operatore che si mantiene solo col guadagno ottenuto dai trattamenti Reiki avrà necessità, tenendo sempre onestamente conto del suo grado di esperienza, di richiedere un costo più elevato di chi invece svolge anche altre attività e quindi ha altre fonti di guadagno.

L’operatore Reiki deve tenere anche in considerazione la questione detta del debito cosmico: energeticamente parlando, quando si da qualcosa si deve ricevere qualcosa in cambio, per cui anche l’operatore Reiki più altruista e generoso sarebbe tenuto per etica professionale a chiedere qualcosa come scambio del trattamento Reiki praticato al fine di non crearsi un debito cosmico e di non alimentare la figura di se stesso come donatore divino, guru, santone o similari. Chiedere un compenso significa infatti anche ribadire, a se stessi e agli altri, che si è semplicemente operatori ovvero professionisti di una metodica di guarigione naturale.

Questo qualcosa da riceversi in cambio però non deve essere necessariamente denaro: alcuni operatori infatti, se le loro condizioni individuali glielo consentono, accettano in cambio di un trattamento Reiki ciò che il ricevente sente di poter dare: può trattarsi di un regalo, di un oggetto, di una pianta o di un fiore, o ancora dello scambio di un servizio come nella banca del tempo (per esempio un’ora di trattamento Reiki scambiata con un’ora di baby-sitting o dog-sitting, o di ripetizioni private, ecc., a seconda delle necessità) oppure anche di una cifra di danaro ad offerta libera. Tutto ciò rientra perfettamente nell’ottica e nell’etica del Reiki: trovare un operatore che in cambio di un trattamento possa accettare ad esempio una pianta non squalifica l’apprezzabilità della sua pratica ne dequalifica la sua professionalità, semplicemente identifica il fatto che tale operatore in quel momento non necessita o non vuole danaro per qualche suo motivo personale; ciò non toglie che egli vi sta dedicando il suo operato e il suo tempo e quindi è giusto che riceva un compenso quale che ne sia la forma.

Allo stesso tempo, un trattamento Reiki pagato ad un costo alto non qualifica intrinsecamente un operatore come migliore di un altro; piuttosto, oltre a quanto indicato più sopra, può darsi che l’operatore in questione in concomitanza al Reiki vi stia praticando altre terapie olistiche. Attenzione però, un operatore olistico serio, qualunque sia la sua disciplina, vi informerà a priori di ogni cosa, il da farsi verrà concordato insieme, e non cercherà di caricarvi il conto dopo sulla base di qualcosa in più che vi ha praticato e che non era stato concordato prima con voi.

Io personalmente nel corso degli anni mi sono regolata così: quando ero una lavoratrice dipendente ed avevo quindi uno stipendio mensile col quale mi mantenevo, non chiedevo, e non accettavo, danaro in cambio di trattamenti Reiki (che praticavo solo su conoscenti e solitamente nella mia abitazione, abbattendo quindi anche i costi da parte mia), e lasciavo fare a chi riceveva il trattamento. In questo modo in quegli anni ho piacevolmente ricevuto fiori, CD musicali, e vari altri regali di questo tipo tra cui ricordo molto affettuosamente una pianta di gelsomino molto bella la cui vista mi riempiva di gioia. Da quando invece ho fatto delle discipline energetiche la mia professione a tempo pieno, lasciando il posto e quindi lo stipendio mensile che avevo prima, richiedo per il Reiki una cifra che riesca a darmi, detratte le spese da parte mia, un piccolo guadagno.

 

Per approfondire:
>  I benefici, le tecniche e le controindicazioni del Reiki
>  Chi è e cosa fa il Reiki master?