Fisiatra: chi è e cosa fa

Il fisiatra è una figura professionale in grado di valutare le problematiche dell'apparato muscolo-scheletrico. Lavora come professionista nel campo della riabilitazione motoria e rieducazione posturale. Vediamo meglio quando andare dal fisiatra e qual è la differenza con altre figure mediche e sanitarie, come l’ortopedico o il fisioterapista.

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Fisiatra, chi è? 

Il fisiatra è un laureato in Medicina e Chirurgia (6 anni) con specializzazione in Medicina fisica e riabilitativa (4 anni). Una volta conseguita la specializzazione il fisiatra lavorerà in ospedale e/o in ambulatorio, ma potrà seguire il paziente anche a domicilio. 

 

Il fisiatra lavora sul versante della riabilitazione motoria funzionale e sul piano della rieducazione posturale. Il suo compito è quello valutare le problematiche relative all’apparato muscolo-scheletrico e al sistema nervoso che portano a perdita di autonomia, tanto parziale o recuperabile, quanto degenerativa (rachialgie, scoliosi, postumi di traumi, ictus cerebrali, morbo di Parkinson, SLA, etc.) 

 

La fisiatria 

La fisiatria, anche conosciuta come medicina fisica e riabilitativa, è una branca della medicina che si concentra sulla diagnosi, il trattamento e la gestione delle condizioni mediche che influenzano la funzione fisica e la mobilità di una persona. 

 

Nel concreto, dunque, che cosa fa un fisiatra? Lavora con pazienti che possono avere una vasta gamma di problemi che influenzano la loro mobilità, tra cui lesioni muscoloscheletriche, disabilità neurologiche, condizioni dolorose croniche e altre disfunzioni fisiche. Attraverso vari approcci terapeutici, non chirurgici, li aiuta a recuperare la funzionalità e l'indipendenza e, quindi, migliorare la propria qualità della vita.  

 

La fisiatria è spesso coinvolta nella riabilitazione post-operatoria, nella gestione del dolore cronico e nella cura di pazienti con disabilità permanenti o progressive. 

 

Cosa fa il fisiatra   

“Il fisiatra è un medico specialista in medicina fisica e riabilitativa”, chiarisce la dottoressa Esmeralda Gambino, fisiatra presso il Centro Diagnostico Italiano (CDI). “Fondamentalmente, la riabilitazione consiste nel recupero di una funzione che il paziente ha limitato o perso e nella remissione del dolore. Il fisiatra ha la funzione principale di fare diagnosi e prescrivere terapie conservative dell’apparato locomotore o dei nervi periferici. L’obiettivo è migliorare la qualità di vita del paziente e il suo reinserimento nella vita sociale. A differenza degli ortopedici, non siamo chirurghi”.

 

“Gli ambiti riabilitativi nei quali si muove il fisiatra sono relativi all’apparato muscolo-scheletrico e al sistema nervoso. Ma la riabilitazione può essere anche respiratoria, cardiocircolatoria, uro-genitale, oncologica”, continua la dottoressa Gambino. “Per la parte strettamente fisiatrica, il fisiatra stabilisce un progetto riabilitativo individuale; laddove necessario, invece, può indirizzare il paziente anche verso un consulto con altre figure mediche. La collaborazione è la parola chiave”.

 

Quando rivolgersi a un fisiatra 

Nel concreto, dunque, quando si va da un fisiatra? Quando si hanno dolori o difficoltà motorie conseguenti a patologie di vario tipo, traumi o operazioni chirurgiche. Ecco un elenco (non esaustivo) delle possibili casistiche:

  • dolore cronico legato a problemi muscolari e scheletrici;
  • infortuni accaduti durante l’attività sportiva;
  • postumi di un incidente stradale o sul lavoro;
  • deformità della colonna vertebrale tra cui scoliosi e ipercifosi;
  • mal di schiena, ernia al disco, cervicalgia o altri dolori legati alla colonna vertebrale;
  • riabilitazione post-operatoria, per esempio dopo un intervento all’anca o al ginocchio;
  • disturbi muscolari o nervosi, come la sclerosi multipla o la distrofia muscolare;
  • problemi articolari tra cui l’artrite, nelle sue varie forme;
  • postumi di un ictus; 
  • morbo di Parkinson; 
  • sclerosi laterali amiotrofica (SLA);
  • malattia di Alzheimer.

 

La visita

“La visita del fisiatra inizia con un’intervista al paziente sulla sintomatologia dolorosa e sulla limitazione funzionale. Dopodiché il medico raccoglie un’anamnesi, cioè le informazioni sullo stato di salute globale del paziente, sulle malattie che ha avuto e sulle medicine che assume. Questo inquadramento è necessario perché ci sono terapie che non possono essere prescritte a determinati pazienti, per esempio malati oncologici o portatori di pacemaker”, spiega la dottoressa Esmeralda Gambino.

 

“Dopodiché si passa all’anamnesi specialistica, si valuta se il disturbo è acuto e/o cronico, pregresse terapie muscolo-scheletriche effettuate, storia di fratture, interventi chirurgici ortopedici e così via. Se il paziente per esempio è affetto da una grave artrosi di anca o di ginocchio, lo si invia dal fisiatra che stabilisce, in via preventiva, se l’intervento di protesi è da effettuare subito o se può essere rimandato. Oppure, le terapie riabilitative possono essere eseguite anche dopo l’intervento”.

 

“Si passa quindi all’esame obiettivo. Il fisiatra valuta le condizioni del paziente attraverso l’esame semeiotico clinico e strumentale, i test clinici specifici per sede e patologia sospettata e quindi la raccolta (obbligatoria) del punteggio del dolore in scala. In questa fase capisce anche l’entità della difficoltà motoria del paziente”, continua la dottoressa.

 

“Una volta acquisite queste informazioni e dopo avere esaminato gli esami radiologici del paziente per quel tipo di disturbo, il medico fisiatra pone la diagnosi e definisce un progetto riabilitativo individuale (PRI) costituito dalle cure per il recupero motorio o neurologico (che può essere totale o parziale) e per la remissione del dolore”.

 

Ortopedico e fisiatra  

Ma qual è la differenza tra fisiatra e ortopedico? Entrambi sono medici, e hanno quindi frequentato lo stesso corso di laurea, ma hanno scelto una specializzazione differente.

 

Il fisiatra oltre a fare diagnosi, fornisce una prognosi funzionale e prescrive i trattamenti da effettuare: ciò significa che può prescrivere (e in diversi casi eseguire) diverse terapie non chirurgiche. Esse si suddividono in queste categorie principali:

  • terapie fisiche strumentali: alcune (tra cui le onde d’urto focali) possono essere praticate solo dal fisiatra, altre (laserterapia, tecarterapia, termoterapia ecc.) principalmente dal fisioterapista;
  • terapie iniettive con farmaci, ossigeno ozono terapia, dispositivi medici, campioni biologici opportunamente trattati (di pertinenza esclusiva di una figura medica);
  • terapie manipolative, che possono essere manu medica o affidate al fisioterapista;
  • prescrizione di supporti come i tutori;
  • prescrizione di esami radiologici diagnostici, anche relativi agli squilibri posturali.

 

Al contrario, l’ortopedico è un chirurgo che interviene su svariati disturbi muscolo-scheletrici: per fare qualche esempio, ricompone fratture scomposte, sostituisce le articolazioni danneggiate (per esempio quelle dell’anca e del ginocchio), rimuove l’ernia del disco, corregge deformità congenite o acquisite ecc.

 

Le figure professionali collaborano l'una con l'altra. Immaginiamo per esempio il caso di un paziente che soffre di dolori costanti al ginocchio per l’osteoartrite e si rivolge al fisiatra, per una valutazione e un piano terapeutico personalizzato. Se terapie ed esercizi non sono sufficienti, il fisiatra può chiedere una valutazione ortopedica: una volta effettuato l’intervento di artroplastica, il chirurgo invia nuovamente il paziente dal fisiatra per gestire la riabilitazione.

 

Fisioterapista e fisiatra 

Vediamo ora qual è la differenza tra fisiatra e fisioterapista. A differenza del fisiatra, il fisioterapista non è un medico, ma un professionista sanitario con una laurea in fisioterapia, il cui corso di studio dura tre anni.

 

Il fisiatra, dunque, può effettuare una vera e propria diagnosi; il fisioterapista invece si occupa del trattamento, attraverso svariate tecniche fisioterapiche e rieducative. Il fisiatra dunque può effettuare la visita, diagnosticare una patologia e prescrivere delle terapie continuative che poi sarà il fisioterapista a eseguire.

 

Può capitare anche che il fisioterapista intervenga in assenza di una diagnosi medica: di norma è ciò che succede quando ci si rivolge a uno studio privato per risolvere qualche piccolo dolore, dovuto magari a un piccolo infortunio sportivo o a una postura scorretta.