Endometriosi, cause, sintomi e trattamento

L'endometriosi è un'affezione che consiste nella presenza di isole di mucosa uterina (endometrio) in più distretti dell'organismo. Vediamo come gestire questa malattia, attraverso rimedi naturali e stili di vita, e come curarla con l'approccio farmacologico e chirurgico.

endometriosi

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L'endometriosi è un'affezione che consiste nella presenza di isole di mucosa uterina (endometrio) disseminate nei vari distretti dell'organismo, quali ovaio, tube, peritoneo, talvolta anche in territorio extra addominale.

 

Le complicazioni legate al tessuto dislocato al di fuori della sede fisiologica si devono al fatto che esso cresce comunque, per rispondere agli stimoli ormonali, scatenando un'infiammazione cronica benigna a carico degli altri organi.

 

L'endometriosi può essere asintomatica o manifestarsi con sintomi quale il dolore pelvico e l'alterazione del ciclo mestruale. Vediamo dunque qual è la cura per l’endometriosi e quali sono gli accorgimenti che aiutano a gestire questa patologia.
 

 

Cos'è l'endometriosi      

L’endometriosi è un’anomalia delle cellule endometriali, presenti nella cavità uterina, che proliferano anche all’esterno dell’utero. Questo disturbo può interessare la donna già fin dalla prima mestruazione e accompagnarla fino alla menopausa.

 

Il tessuto endometriale si accumula più frequentemente nelle ovaie, nelle tube di Falloppio, nella superficie esterna dell’utero e nei suoi legamenti, ma può raggiungere anche la cervice, la vagina, la vulva, l’intestino (in tal caso si parla di endometriosi intestinale), la vescica e il retto. Molto più di rado arriva nei polmoni, nel cervello e sulla cute. 

 

Da studi istologici, come riporta il nostro ministero della Salute, è stato rilevato che l’endometrio, nell'endometriosi, è simile all’endometrio normale, con recettori ormonali, ma è caratterizzato da un’alta capacità di adesività che gli consente di aderire a strutture extrauterine.

 

Stando alle Linee guida per la diagnosi e il trattamento dell'endometriosi pubblicate dalla Fondazione Gimbe, l'endometriosi è una frequente patologia ginecologica che interessa circa il 10% delle donne in età fertile (generalmente tra i 15 e 49 anni). Nel Regno Unito sarebbe la seconda causa più frequente di patologia ginecologica dopo i fibromi.

 

Molto di rado, e per cause non ancora del tutto chiare, può manifestarsi l’endometriosi nell’uomo, nei feti o in bambine di età prepuberale. 

 

Da un punto di vista terapeutico, sull’endometriosi si interviene attraverso percorsi differenziati, in base agli stadi della patologia e la diversa tipologia delle pazienti.

 

Perché insorge l'endometriosi? Cosa sappiamo delle sue cause? La stragrande maggioranza delle lesioni endometriosiche può essere spiegata dalla teoria della mestruazione retrograda, cioè il reflusso di sangue mestruale attraverso le tube durante la mestruazione”, risponde Paolo Vercellini, medico e professore ordinario di Ginecologia e ostetricia presso l’Università degli Studi di Milano. Il reflusso transtubarico, dunque, fa sì che il tessuto endometriale arrivi nelle pelvi. 

 

Quello che non sappiamo è come mai, a fronte di un evento così frequente, soltanto una parte delle donne sviluppi l’endometriosi. Le cause possono essere di tipo ereditario, immunologico, endocrino, piuttosto che – ma qui entriamo nel campo delle ipotesi – l’esposizione ad alcuni agenti che possono interferire sia con la situazione endocrina, sia con la situazione immunologica delle pazienti”, fa notare il professor Vercellini, che collabora con A.P.E. (Associazione progetto endometriosi), realtà nazionale formata da volontarie che da 17 anni informa sull’endometriosi.

 

Ammettendo che la mestruazione retrograda sia la condicio sine qua non, potrebbe avere un peso l’enorme aumento del numero di mestruazioni rispetto all’epoca preindustriale. Due secoli fa il menarca arrivava intorno a 16 anni e a vent’anni mediamente c’era la prima gravidanza, alla quale seguivano lunghi periodi di allattamento e successive gravidanze. Oggi, tra la prima mestruazione (12 anni) e la prima gravidanza (32,5 anni in Italia) passano circa 20 anni e le donne italiane hanno, in media, 1,25 figli a testa. È ragionevole ipotizzare che la maggiore incidenza della malattia sia anche legata all’incremento del numero di mestruazioni, ma non abbiamo dati a sufficienza per dimostrarlo”, continua.

 

I sintomi

Come si scopre l’endometriosi? Talvolta la patologia è asintomatica e la diagnosi avviene in maniera accidentale, durante controlli ginecologici di routine.

 

Quando invece la malattia si fa sentire, i sintomi iniziali dell’endometriosi si manifestano soprattutto durante le mestruazioni o l’ovulazione e comprendono:

  • sanguinamento abbondante o irregolare;
  • dolore all’addome, alla schiena o all’inguine;
  • gonfiore, nausea e vomito;
  • defecazione dolorosa o irregolare, con l’alternanza di stipsi e diarrea;
  • senso di fatica.

 

Capita che questi primi campanelli d’allarme vengano sottovalutati, per la convinzione che sia normale provare dolore durante le mestruazioni. In realtà, un senso di disagio o fastidio può essere fisiologico ma, in tal caso, di solito si risolve con il riposo e l’ausilio di semplici rimedi naturali o farmaci da banco. Se invece il dolore è invalidante, bisogna rivolgersi allo specialista per una visita ginecologica.

 

Quando la malattia è accertata, quali sono i sintomi dell'endometriosi?  Come accade per molte patologie femminile (come la vulvodinia) l’endometriosi è una malattia cronica dolorosa le cui conseguenze possono essere significative per il benessere della vita sessuale, psicologica e sociale oltre che fisica della donna che ne soffre.

 

Tra i sintomi più comuni citiamo:

  • dolore pelvico, soprattutto in fase peri-mestruale;
  • mestruazioni dolorose (dismenorrea);
  • dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia);
  • disagio rettale (falsa sensazione di dover andare in bagno, dolore durante la defecazione);
  • mal di schiena.

 

Chi soffre di endometriosi può avere rapporti sessuali? Il tema senza dubbio è delicato, perché l’endometriosi spesso comporta dolore durante la penetrazione, un dolore che aumenta quanto più essa è profonda. 

 

Se viene taciuto, questo dolore diventa motivo di frustrazione e preoccupazione per il partner uomo e, al tempo stesso, diventa motivo di vergogna, bassa autostima e calo della libido per la partner donna. Una situazione del genere, se trascinata nel tempo, diventa molto pesante per l’equilibrio della coppia.

 

Il primo passo per affrontarla è la comunicazione: superare l’imbarazzo, spiegando nel dettaglio cosa si prova e come, significa poter cercare insieme delle soluzioni, tra cui l’aumento del tempo dedicato ai preliminari, le posizioni sessuali che consentono alla donna di controllare la profondità della penetrazione, l’uso di lubrificanti vaginali.

 

La diagnosi

La diagnosi dell’endometriosi non di rado è difficile e tardiva: in media ci vogliono addirittura sette-otto anni a partire dall’esordio dei sintomi.

 

Se una persona sospetta che ci sia qualche problema, come primo passo può tenere nota degli specifici sintomi nel tempo, precisandone la data (anche in relazione alle fasi del ciclo) e la localizzazione esatta. Questo diario torna utile per il primo appuntamento con il ginecologo, che effettua l’anamnesi e la visita e – in base ai risultati – prescrive la risonanza magnetica e gli esami del sangue.

 

Una volta visionati i risultati degli esami, il medico è in grado di fare la diagnosi e di suggerire un piano terapeutico. Visto che la reazione ai trattamenti è sempre soggettiva, la paziente va monitorata con visite regolari per accertarsi di avere adottato l’approccio giusto e apportare le necessarie correzioni.

 

Gli esami

Per la diagnosi di endometriosi si rendono necessari diversi esami:

  • la visita ginecologica bimanuale, con esplorazione rettale, individua le lesioni che non sono visibili con la diagnostica per immagini;
  • gli esami di laboratorio per endometriosi comprendono alcuni marcatori come Ca 125 e Ca 19,9;
  • l’ecografia per l’endometriosi è di tipo transvaginale, cioè con l’inserimento di una sonda;
  • la risonanza magnetica serve per definire l’estensione dell’endometriosi profonda e può richiedere l’uso del mezzo di contrasto.
     

Gli stadi della malattia

L’American Society for Reproductive Medicine (ASRM), l’organizzazione scientifica che si occupa di studi sulla riproduzione e relative patologie ha protocollato quattro fasi dell’endometriosi, in base al grado di gravità, danni ed estensione:

 

  • Stadio 1 – Endometriosi Minima: basso grado di estensione con presenza di pochi millimetri di tessuto endometriale al di fuori dell’utero, in posizione superficiale nei tessuti.
  • Stadio 2 – Endometriosi Lieve: presenta un maggior numero di lesioni, più profonde.
  • Stadio 3 – Endometriosi Moderata: il grado di estensione è maggiore, con la presenza di cisti ovariche, definiti endometriomi, che possono essere mono o bilaterali e tessuto aderenziale tra gli organi pelvici.
  • Stadio 4 – Endometriosi Grave: estensione molto vasta e profonda di tessuto endometriale, aderenziale e cicatriziale e presenza di cisti endometriosiche su una o entrambe le ovaie.

 

Endometriosi e gravidanza

Il ministero della Salute fa sapere che, nel 30-40% dei casi, l’endometriosi è correlata a sub-fertilità o infertilità. Come fare, dunque, se una paziente affetta da endometriosi desidera una gravidanza?

 

Se la paziente desidera una gravidanza e questa non arriva, le alternative sono due: chirurgia o fecondazione assistita. La scelta si basa molto sulle preferenze della paziente: è dunque importante informarla sui potenziali danni e benefici”, spiega Paolo Vercellini, medico e professore ordinario di Ginecologia e ostetricia presso l’Università degli Studi di Milano.

 

La chirurgia per l’endometriosi può voler dire tante cose: ci sono interventi a bassissimo rischio e ce ne sono altri più impegnativi, in presenza di lesioni infiltranti, fibrotiche o che interessano l’intestino. Dovremmo dunque avere dati abbastanza robusti che permettano di definire il potenziale beneficio, cioè l’aumento delle probabilità di gravidanza"

 

"Nel primo caso, cioè con lesioni endometriosiche limitate, grazie all’intervento la probabilità di avere gravidanze a termine l’anno successivo passa grossolanamente da un 20 a un 30%. Questo però dipende anche dall’età della donna e dalla durata dell’infertilità. Nel secondo caso, cioè nelle forme severe e avanzate, i rischi sono noti ma i benefici non sono altrettanto ben quantificabili”, continua il dottor Vercellini.

 

La chirurgia assume valore in particolare quando la donna ha una forte sintomatologia dolorosa e una forte motivazione alla ricerca naturale del concepimento, perché riduce il dolore e dà una finestra di tempo in cui ricercare una gravidanza naturale. In altri casi, per esempio quando c’è anche qualche problematica maschile associata, la fertilizzazione in vitro è decisamente consigliabile. I risultati in tal caso dipendono molto dall’età della donna ma non sono inferiori a quelli ottenibili con la chirurgia o, quantomeno, si equivalgono”, sottolinea il dottor Paolo Vercellini.

 

Le due cose in ogni caso non sono mutualmente esclusive. Si può fare un tentativo con una modalità e, se non si ha successo, si può aspettare qualche mese per poi tentare con l’altra. Se però la paziente si avvicina ai 38 anni, bisogna stare attenti a ritardare ulteriormente un’eventuale fertilizzazione in vitro perché, oltre i 40, i risultati non sono di grande soddisfazione”, conclude. 

 

Stile di vita e rimedi

L’endometriosi si cura con i farmaci e la chirurgia, ma anche lo stile di vita può fare moltissimo per alleviare i sintomi.

 

La ginnastica per le donne che aiuta a mobilizzare e rafforzare i muscoli del pavimento pelvico è importantissima: stretching, isometrica, ginnastica isotonica. Anche lo yoga può dare sollievo perché allunga e rafforza i muscoli.

 


Via libera a tutte le attività aerobiche che regolano il rilascio di estrogeni, stimolano la circolazione del sangue e rilasciano endorfine, come nuoto, corsa e bici.

 

Per la gestione del dolore, possono tornare utili le tecniche di rilassamento, il calore (per esempio con un bagno caldo o una borsa dell’acqua calda) e alcuni massaggi, ma non nella zona addominale. 

 

Fra le terapie naturali, l’agopuntura si è rivelata efficace: chiaramente non può risolvere il problema alla radice, ma contribuisce ad alleviare il dolore e rilassare i muscoli. Anche il trattamento osteopatico può aiutare, attraverso manipolazioni dolci sulla zona del bacino, del pavimento pelvico e delle vertebre lombari.

 

Tra i rimedi fitoterapici, sono stati sperimentati:

  • L'estratto fluido di Hamamelis virginia, l'amamelide è utile in caso di perdite di sangue in corrispondenza del periodo mestruale.
  • Nel caso in cui il sangue intrappolato desse origine a formazioni cistiche, può essere utilizzata l'alga spirulina che ha proprietà immunostimolanti grazie alla sua ricchezza in sali minerali e oligoelementi.
  • Per combattere l'infiammazione dei tessuti, il Ribes nigrum agisce da simil-cortisonico.
  • Per potenziare l'azione antiflogistica lo si associa a volte alla Rosa canina.

 

L'alimentazione   

Partendo dalla gestione della sintomatologia dolorosa e infiammatoria della patologia, spazio ad un’alimentazione ricca di cibi anti infiammatori e disintossicanti. La Fondazione italiana endometriosi ha stilato alcune linee guida:

  • Aumentare l’apporto di alimenti ricchi di fibre: cereali integrali, legumi, verdura, frutta fresca (in particolare mele, pere e prugne). Le fibre coadiuvano le funzioni digestive e intestinali e contribuiscono ad abbassare il livello ematico degli estrogeni, favoriscono il riposo degli organi e dei tessuti estrogeno-dipendenti, come l’endometrio. Attenzione al glutine che può essere ulteriore fonte infiammatoria.
  • Spazio ai cibi ricchi di acidi grassi Omega 3 che contribuiscono ad aumentare la produzione di prostaglandina PGE1, molecola in grado di ridurre i processi infiammatori: pesce azzurro, salmone, tonno fresco o in olio d’oliva, frutta secca e semi, come i semi di girasole, semi di zucca o semi di lino.

 

Importante associare anche integratori alimentari per apportare importanti quote di vitamina D, Omega 6, Quercetina, Curcuma, che aiutino anche a contrastare eventuali forme di pancia gonfia da endometriosi, apportare nutrienti antinfiammatori, e rafforzare le difese immunitarie.

 

I farmaci

Per curare l’endometriosi lo specialista applicherà diversi trattamenti in base allo stadio e alla sintomatologia della malattia, dall’utilizzo di terapie farmacologiche fino al trattamento chirurgico.

 

Solitamente vengono utilizzati farmaci a base di progesterone o le associazioni estro-progestiniche, come la pillola anticoncezionale, che consentono un uso protratto nel tempo e eliminano la sintomatologia dolorosa.

 

Ma cosa accade se non si cura l’endometriosi? Per chi ha sintomi, i dolori possono diventare invalidanti e compromettere pesantemente la vita quotidiana e i rapporti intimi. L’endometriosi inoltre è pericolosa anche per la fertilità, perché il deposito di tessuto endometriale e lo stato infiammatorio ostacolano l’inseminazione e l’impianto dell’embrione. 

 

Quando è necessaria la chirurgia

Lo specialista può consigliare l’intervento chirurgico se le alternative non hanno dato l’esito sperato oppure se la paziente desidera una gravidanza, visto che i farmaci sono incompatibili con il concepimento.

 

La tecnica d’elezione è la laparoscopia. Ciò significa che, dopo aver sottoposto la paziente ad anestesia generale, si esegue un piccolo taglio nell’addome e da lì si opera attraverso il laparoscopio, cioè una sorta di tubo sottile, per asportare il tessuto endometriale in eccesso e le eventuali cisti

 

Questa tecnica di chirurgia mininvasiva è diventata molto popolare negli ultimi anni, perché eseguire un taglio più piccolo significa abbreviare i tempi di recupero, evitare cicatrici visibili, ridurre il rischio di infezioni e il dolore post operatorio.

 

Un’altra tecnica di chirurgia mininvasiva è il laser CO2: invece di rimuovere il tessuto endometriale e le cisti, il chirurgo le vaporizza. L’efficacia è paragonabile alla chirurgia tradizionale, ma ci sono meno rischi di danneggiare i tessuti sani e la ripresa della paziente è ancora più veloce.