Pianto dei bambini, significato e interpretazione

Il pianto è il linguaggio dei neonati, nei primi mesi di vita è l’unico modo che conoscono per esprimersi. Quello stesso pianto per gli adulti è una lingua incomprensibile, una terra sconosciuta piena di insidie e spesso una fonte importante di stress. Fortunatamente, con il tempo, l’esperienza e l’ascolto attento, il genitore comincia a interpretare il pianto e, in molti casi, anche a trovare la giusta soluzione per calmarlo.

>  Interpretare il pianto dei neonati

>  Come comportarsi di fronte al pianto dei neonati

>  Il pianto dei bambini e l'emotività

>  Il pianto dei bambini più grandi

Pianto dei bambini

 

Tutti i neonati piangono; il tempo che trascorrono piangendo è, però, molto variabile, non solo da bambino a bambino, ma anche nello stesso soggetto. Può, infatti, succedere che chi piangeva moltissimo nelle prime settimane di vita improvvisamente diventi più sereno e meno incline al pianto, così come può accadere l’esatto contrario. I neonati piangono per tanti motivi: fame, freddo, dolore, bisogno di conforto, paura… oppure, semplicemente, perché avvertono un senso generale di malessere. 

 

Interpretare il pianto dei neonati

Purtroppo, interpretare il motivo del pianto è questione molto complessa e non esistono regole universalmente valide. Si può, però, imparare ad ascoltare; il modo migliore per riuscirci è trascorrere più tempo possibile a stretto contatto con il proprio piccolo.

La ricerca ha dimostrato che il terzo giorno di vita i genitori riescono a distinguere il pianto del proprio figlio da quello degli altri neonati e che tra la seconda e la terza settimana sono in grado di interpretare diversi tipi di pianto.

Spesso il genitore, però, è disorientato di fronte a un neonato che piange, specie se lo fa maniera inconsolabile. È stato dimostrato che le urla dei propri neonati suscitano nei genitori reazioni fisiologiche simili a quelle che si manifestano quando si deve affrontare un’emergenza: incremento dell’adrenalina, maggiore apporto di ossigeno al cervello, aumento della pressione arteriosa. 

 

Come comportarsi di fronte al pianto dei neonati

Spesso i genitori non sanno come comportarsi davanti a un pianto disperato. Qualcuno prova a ignorarlo nella convinzione che correre a tranquillizzare il bambino equivalga a viziarlo; altri, al contrario, le provano tutte.

A volte, per calmare il pianto dei piccoli, basta prenderli in braccio e cullarli un po’; i neonati allattati naturalmente solitamente traggono immediato sollievo da quel contatto speciale con la propria mamma, anche se il motivo che ha scatenato il pianto non è la fame.

A volte, però, il neonato che strilla e si agita sembra non voler accettare alcun tipo di conforto da parte dell’adulto; ed è in questi casi che il genitore può provare uno stress fortissimo, sentirsi estremamente frustrato ed avere la tentazione di scappare pur di non sentire quelle urla.

In tal caso, capita che il neonato avverta la frustrazione, per altro più che comprensibile, dell’adulto e che questo incrementi la sua sensazione di malessere e, di conseguenza, la forza del suo pianto.

Se poi l’adulto, stanco è stressato, comincia ad urlare o a parlare con tono irritato, il pianto del neonato tende ad aumentare sempre più: è un circolo vizioso; più il pianto del bambino irrita l’adulto, più il neonato continuerà a piangere. Premesso che gestire simili situazioni non è semplice, l’adulto dovrebbe quindi cercare di fare appello a tutto il proprio autocontrollo e cercare di restare calmo. 

 

Puoi approfondire il linguaggio complesso del pianto dei bambini

Pianto bambini

 

Il pianto dei bambini e l’emotività

La maniera in cui affrontiamo i sentimenti suscitati dal pianto del nostro neonato è in grado di influenzare il suo modo di gestire le emozioni. Come genitori, abbiamo dunque una grossa responsabilità.

A volte il bambino ha bisogno di qualcosa che siamo in grado di dargli: cibo, una coccola, una coperta. in quel caso, tutto sommato, procedendo per tentativi, non sarà così complicato arrivare a una soluzione e calmare il pianto.

Ci sono altre volte, però, in cui il neonato ha solo bisogno di sfogarsi e di trovare autonomamente un modo per consolarsi; questo è il caso più complicato; è soprattutto questo il caso in cui il genitore, imparando a controllare il disagio causato dal pianto irritante del proprio bambino, lo aiuterà a comprendere, in maniera più profonda, come gestire il suo

 

Il pianto dei bambini più grandi

Anche i bambini più grandi piangono. Avendo acquisito più competenze, lo fanno con meno frequenza dei neonati, ma capita anche a loro. Comprendere il motivo del pianto, in questi casi, può sembrare più facile, ma non è sempre così.

Qualche volta i bambini piangono per un capriccio e allora spesso basta distrarli, altre volte occorre lasciarli sfogare in modo che possano calmarsi da soli. L’importante, come nel caso del neonato, è fondamentale non farsi prendere dall’irritazione, anche quando non è semplice.

Certe volte, capita che i bambini più grandicelli piangano per un malessere e può succedere che non vogliano farne partecipe il genitore. In quei casi, per comprenderne le ragioni, è importante il lavoro che il genitore ha fatto a monte; un adulto che ha saputo conquistarsi la fiducia del proprio bambino acquisirà con meno difficoltà le informazioni di cui ha bisogno per capire le ragioni profonde del pianto e aiutare il figlio a rasserenarsi.

Il modo migliore per consolare un bambino che soffre per qualcosa che è successa a scuola, nel gioco con gli amici o in qualsiasi altra occasione, è spesso stringerlo in un abbraccio, confortarlo con parole dolci e fargli sentire tutto il proprio amore. I bambini talvolta piangono perché hanno paura; in quel caso possiamo aiutarli semplicemente offrendo loro il nostro sostegno pieno di affetto.

Altre volte il pianto deriva dalla difficoltà ad affrontare le situazioni di vita quotidiana; in questi casi possiamo aiutarli fornendo tutte le spiegazioni di cui necessitano, anche quelle che non chiedono.

 

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