Crescita bambini: le fasi e come favorirla

A cura di Giada Bevilacqua, ricercatrice e danzatrice

 

Nella specie umana, lo sviluppo della persona ha inizio con la gestazione, prosegue in seguito alla nascita con l’infanzia, l’adolescenza, la maturità e termina con la vecchiaia. Scopriamo tutte le fasi della crescita del bambino.

>  Aspetti della crescita del bambino

>  I bambini non sono adulti in miniatura

>  Che cos'è la neotenia

>  Come favorire l'evoluzione felice della crescita del bambino

Crescita bambino

 

In tutte queste fasi le modificazioni specifiche (ponderali, di dimensioni, cognitive) mirano sempre al mantenimento di un equilibrio (omeostasi), necessario alla sopravvivenza.  Si tratta di un processo in cui l’organismo, al fine di costruire la sua soggettività, evolve le nuove competenze servendosi delle interazioni con l’ambiente esterno.

 

Aspetti della crescita del bambino

Nella crescita di un nuovo individuo convergono ambiti dello sviluppo diversi ma strettamente correlati tra loro: senso-motorio, neuro-fisiologico, cognitivo, affettivo, sociale. 

  • Senso-motorio, caratterizzato da esperienze sensoriali, percettive e di movimento attraverso cui il bambino raccoglie le informazioni necessarie per entrare in contatto con l’ambiente esterno.
  • Neuro-fisiologico, l’insieme delle trasformazioni organiche (fisiologiche e del sistema nervoso centrale e periferico) che nei processi evolutivi determinano lo stato di sopraggiunta maturità organica.
  • Cognitivo, che riguarda l’intelligenza e le capacità intellettive (capacità di astrazione, di simbolizzazione, il pensiero logico etc.), osservabili nel momento in cui il bambino diventa capace di usare la rappresentazione o l’immagine al posto dell’azione.
  • Affettivo, inizialmente relativo alla qualità di soddisfacimento dei bisogni da parte di chi si prende cura del bambino, più tardi si evolve in un complesso apparato che racchiude le emozioni e i sentimenti.  
  • Sociale, quel processo attraverso cui il bambino entra in contatto con altri individui sposando le regole, i divieti e i permessi del contesto in cui si trova.  

 

I bambini non sono adulti in miniatura 

Il crescente interesse per il neonato, le conoscenze apportate dalla Infant Research, il movimento della Pedagogia Attiva e i lavori della pediatra E. Pikler ( pediatra e pedagoga, 1902-1984), hanno consolidato l’ipotesi secondo cui gli avvenimenti del primo anno di vita determinano l’andamento successivo dello sviluppo.

Al fine di cogliere la natura unica di questo processo, e onde evitare errori interpretativi e operativi, si invita il lettore a non considerare il bambino come un adulto in miniatura, un adulto incompleto o un vaso da riempire, bensì come parte attiva del processo di crescita. 

Si eviterà così di reiterare quel frequente errore metodologico che consiste nel leggere il comportamento infantile attraverso gli stessi parametri validi per l’adulto. 

Questo antico retaggio culturale alimenta la rappresentazione di un bambino inerte, incapace di assumere rapporti con il mondo esterno e totalmente dipendente dall'adulto per la soddisfazione dei suoi bisogni.  E l’etimologia del termine “Infante” (colui che non ha l’uso della parola), in cui si dà infatti una definizione del piccolo d’uomo sottolineandone una mancanza piuttosto che le competenze specifiche, esprime bene la natura di questo retaggio.

 Le importantissime scoperte sulle competenze precoci del neonato hanno però contribuito a scalzare la rappresentazione di un bambino completamente passivo e impotente, e hanno messo in risalto le funzioni precoci di cui dispone.

Sappiamo oggi dai lavori di Wolff e Bower che fin dai primi giorni di vita egli è capace di percepire le forme, le dimensioni,  di decodificare i suoni, e di mostrare con il movimento le preferenze verso gli oggetti che lo attirano.  

È però indubbio che i piccoli della specie umana, a differenza di tutti gli altri rappresentanti del regno animale, vengono al mondo in una condizione di immaturità fisiologica e cognitiva, e che per un lunghissimo arco di tempo rimangono inetti a procurarsi ciò che è necessario alla sopravvivenza. Anche in seguito allo svezzamento, momento in cui i nostri parenti più stretti (le scimmie antropomorfe) si procurano già il cibò da soli, i bambini invece permangono nell’incapacità meccanica e mentale a svolgere queste funzioni. 

 

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Che cos'è la neotenia

Da un punto di vista evolutivo, questo carattere specifico è chiamato neotenia, quel meccanismo che protrae l’immaturità per quasi due decenni dalla nascita e sembra aver avuto notevoli vantaggi per la sopravvivenza della nostra specie. Uno di questi vantaggi risiede nell’aver imposto ai membri appartenenti allo stesso gruppo sociale valori come la cooperazione, il prendersi cura, l’insegnamento, la responsabilità dell’altro.  

In particolare, questo lungo periodo di addestramento ha reso indispensabile da un lato, il protrarsi del processo educativo in cui i membri adulti trasmettono ai piccoli il patrimonio di conoscenze del proprio gruppo di appartenenza; e dall’altro, grazie alla loro capacità di apprendimento, i piccoli hanno potuto assimilare per imitazione i metodi escogitati dalle generazioni precedenti.

 

Come favorire l'evoluzione felice della crescita del bambino

Se vogliamo favorire nel bambino l’evoluzione felice del processo di crescita è necessario riconoscerlo fin dalla nascita in quanto individuo dotato di una sua autodeterminazione, e non come il prodotto dei suoi genitori. 

  • Prestando cure e attenzioni alle sue iniziative spontanee, permettendogli di arrivare fino in fondo allo scopo delle sue esplorazioni.
  • Imparando ad osservare ciò in cui il bambino è competente piuttosto che i deficit dovuti all’immaturità.
  • Costruendo intorno a lui un ambiente (fisico e affettivo) in cui gli sia permesso di dare voce alle sue inclinazioni, interessi e bisogni. 
  • Osservando il suo ritmo di sviluppo personale, astenendosi dall’anticipare o dall’accelerare l’acquisizione delle competenze. 

 

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Immagine | Forgottendiseases.org