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Stress e ansia: che relazione c'è?

Stress e ansia sono sentimenti comuni alle persone. Ognuno di noi può sentirsi in ansia o stressato. Esiste una relazione fra queste due esperienze? Chiariamone insieme alcuni aspetti utili per la nostra salute

Stress e ansia: che relazione c'è?

L’ansia è di per sé un’esperienza soggettiva positiva: segnala infatti alla persona un fenomeno o evento che può mettere a rischio la sua incolumità.

L’ansia è per tanto uno stato fisiologico adattivo, difensivo che consente di valutare meglio la situazione e programmare strategie di attacco o fuga nei confronti dello stimolo minaccioso.

L’ansia in generale non è negativa quindi. Talvolta, però, si può andare incontro ad una cronicizzazione degli stati ansiosi: vediamo che cosa comporta e in cosa consiste la relazione con lo stress

 

L'ansia cronica

L’ansia clinica, prolungata nel tempo, mostra una reazione abnorme rispetto alle situazioni; in questi casi, è necessario l’intervento di uno specialista, soprattutto quando i livelli di ansia clinica (cronica) compromettono il quotidiano funzionamento dell’individuo su vari livelli (emotivo, affettivo, cognitivo, lavorativo, ecc.).

L’ansia clinica mostra le stesse risposte fisiologiche, cognitive e comportamentali dello stress acuto, con la differenza che mentre quest’ultimo tende a regredire, l’ansia clinica ha una durata e una intensità maggiori al punto da invalidare la vita della persona che ne soffre.

Da queste prime considerazioni, è possibile notare il continuum esistente tra ansia fisiologica e ansia patologica.

Una condizione di stress è caratterizzata da molte crisi ansiose che possono essere definite come sintomo dello stress (Cassidy, 2002).

 

Ansia generalizzata, che cos’è e come si manifesta

 

Cos’è lo stress?

Seyle sosteneva già nel 1956 che lo stress fosse una risposta adattiva da parte dell’organismo, che ne favorisse quindi l’adattamento all’ambiente (sindrome generale di adattamento).

La sindrome generale di adattamento si compone di varie fasi:

  • la fase di allarme in cui avvengono delle reazione fisiologiche come l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene con la conseguente liberazione di ormoni (cortisonici);
  • la fase di resistenza, nella quale l’organismo si organizza per una reazione funzionale;
  • la fase di esaurimento, nella quale si verifica il crollo delle difese e l’incapacità di adattarsi ad ulteriori stressor (agenti stressogeni).

Fondamentalmente lo stress è una reazione fisiologica, adattiva e aspecifica in quanto sono modifiche dell’organismo soprattutto a livello endocrino in risposta ad una vasta gamma di stimoli eterogenei (stressor).

Va da sé che tale risposta dell’organismo non è una condizione patologica di per sé, è anzi adattiva. La reazione può però divenire patogena se lo stressor è particolarmente intenso o se perdura per periodi particolarmente lunghi.

Lo stress cosidetto acuto, quello che abbiamo nell’immediata reazione psicofisica del nostro organismo davanti ad un evento stressante che ci permette di avviare una risposta di attacco o fuga, è quindi benefico. Ciò che è grave per la salute è quando lo stress da acuto diviene cronico.

 

Ansia clinica e stress cronico

Lo stress cronico si realizza quando l’organismo non è più in grado di ritornare alla condizione di baseline (partenza), ovvero gli effetti degli eventi stressanti non si esauriscono, ma permangono.

L'organismo continua a ricevere ininterrottamente segnali di pericolo e di allarme, quando questi in verità non esistono più.

Può anche capitare che l’organismo non riesca a gestire eventi stressanti anche lievi, correndo il rischio di andare incontro a patologie di vario genere che sono espressione di un disagio che l’organismo ha vissuto a vari livelli (cognitivo, emotivo e fisiologico) per un periodo prolungato.

Per questo è necessario considerare la persona in modo olistico, non gestendo solo lo stress, ma prendendosi cura di lei nella sua interezza.

Importante è quindi comprendere il limite tra “normalità” e patologia. Bisogna allenarsi a rintracciare le conseguenze delle emozioni negative.

Molti considerano l’ansia come sbagliata di per sé e vorrebbero non provarla. Come abbiamo visto, non è così: l’ansia in certe dosi è utile e serve, in quanto risposta adattiva ed è necessario comprendere quando invece diviene disadattiva e in quel caso ricorrere all’aiuto di uno specialista.

Prestate attenzione a quanto le emozioni negative hanno delle ripercussioni sulla vostra qualità della vita: vi impediscono di andare a lavorare? Di uscire di casa? Di esprimervi, di realizzarvi? Se percepite che l’ansia che provate è continuativa nel tempo e vi impedisce di vivere una vita qualitativamente positiva, valutate la possibilità di chiedere sostegno ad uno specialista.

In ultimo un pensiero, di Seyle (1951):

"La completa libertà dallo stress è la morte. Contrariamente a quanto si pensa di solito, noi non dobbiamo, e in realtà non possiamo, evitare lo stress, ma possiamo incontrarlo in modo efficace, e trarne vantaggio imparando di più sui suoi meccanismi e adattando la nostra filosofia dell’esistenza ad esso".

 

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Per approfondire:

> Lo stress curato con la fitoterapia

> L'ansia curata con la fitoterapia