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Cos'è e come affrontare il baby blues

Le neomamme non sempre sono felici. Spesso possono sentirsi tristi e provare tutta una serie di sentimenti negativi. Vediamo cos’è il baby blues e come affrontarlo

Cos'è e come affrontare il baby blues

Il postpartum è un momento molto particolare nella vita di una donna. Comincia una nuova fase della vita in cui occorre affrontare numerosi cambiamenti e stabilire nuovi equilibri.

Cambia tutto: ci si ritrova con un corpo che ha appena affrontato una gravidanza e un parto, in cui, spesso, non ci si riconosce; cambia il rapporto con il partner e con il mondo esterno; cambiano le abitudini e, soprattutto, si verifica un crollo ormonale.

Così, ci si ritrova più inclini al pianto che al riso. E ci si può sentire più infelici che felici. E può anche capitare di sentirsi sbagliate perché il mondo si aspetta che le neomamme siano il ritratto della felicità.

Quando si parla di baby blues, ci si riferisce a tutti quei disturbi dell’umore che si manifestano intorno al terzo/quinto giorno dopo il parto per scomparire, poi, naturalmente, intorno al quindicesimo giorno.

 

Come affrontare il baby blues

Se, dopo il parto, ci si sente tristi, irritabili, inclini al pianto e ai pensieri negativi… non bisogna vergognarsi dei propri sentimenti; è, anzi, opportuno, chiedere aiuto e manifestare apertamente le proprie emozioni con il partner, con altre persone vicine, ma anche con il personale sanitario, per esempio le ostetriche o il proprio medico.

  • I primi giorni dopo il rientro a casa sono spesso i più difficili; chiedere il sostegno di una persona con cui si ha un buon rapporto (un’amica, una cognata, la mamma…) può essere utile per affrontare con maggiore serenità questo periodo di adattamento.
  • Dormire il più possibile. I neonati, si sa, spesso hanno un sonno interrotto o comunque ritmi sonno-veglia piuttosto imprevedibili. La mancanza di sonno può influire negativamente sull’umore. Approfittare, quindi, di tutti i momenti buoni per dormire, anche di giorno, cercando di delegare il più possibile le piccole incombenze quotidiane, come occuparsi della casa o preparare i pasti.
  • Ritagliarsi qualche piccolo momento per se stesse, per uscire a fare una breve passeggiata o anche solo per fare una doccia con calma.
  • Soffermarsi a guardare il proprio bambino, tenerlo in braccio, girare per casa con il piccolo nel marsupio, praticargli qualche massaggio rilassante; in sintesi, concedersi tutto il tempo per coccolarlo e per concentrarsi sulla costruzione di questo rapporto speciale e unico. Può aiutare molto.

 

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Il baby blues è una condizione passeggera. Se, trascorse due settimane, i disturbi dell’umore non sono ancora passati, è opportuno chiedere un sostegno psicologico. La nascita di un figlio, infatti, può talvolta far riemergere difficoltà psicologiche sopite.

Quando i sintomi della depressione superano le due settimane si parla solitamente di depressione postpartum o psicosi puerpuerale. In realtà, nel mondo scientifico non c’è consenso circa la definizione più appropriata di questa condizione in quanto esistono scarse evidenze sul fatto che la depressione che insorge dopo il parto sia diversa da altri tipi di depressione e possa quindi essere definita come un’entità diagnostica a sé stante. Uno stato di depressione che supera le due o tre settimane dopo il parto va quindi affrontato facendo ricorso a tutti gli strumenti del caso.

 

Le cause del baby blues

Il baby blues viene attribuito principalmente a fattori ormonali. Recentemente è stata ipotizzata una correlazione tra questo fenomeno, che colpisce circa il 70% delle puerpere, e l’eccessiva medicalizzazione del parto. Sembra, infatti, che il fenomeno del baby blues sia in aumento, così come è in aumento il numero di parti medicalizzati.

Il parto naturale è un processo fisiologico che causa la produzione di una grossa quantità di endorfine, ossitocina e prolattina, ormoni con importanti qualità antidepressive, che vanno a compensare il calo ormonale che si verifica dopo il parto. Se, però, si interviene sul parto, accelerando l’inizio del travaglio, facendo ricorso ad antidolorifici eccetera, si disturba questo processo naturale, andandone a modificare le caratteristiche e gli esiti.

Un’altra causa di baby blues sembra essere di natura sociale. Il fenomeno, infatti, è meno frequente nelle culture in cui viene ancora garantita una forte rete di sostegno alla puerpera.

 

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