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Chiudere una storia senza perdere se stessi

Ci possono essere tante ragioni che confluiscono nella fine di una storia. tempi diversi, necessità non comunicate, sbagli pregressi, orizzonti non chiari o non condivisi. E si mette la parola fine. Come farlo restando centrati, vivendo a pieno un momento così delicato

Chiudere una storia senza perdere se stessi

Forse non sono state comprese le rispettive visioni. Forse non c'è stato rispetto. Forse non si vedono più opportunità per crescere insieme.

Magari a fasi alterne è venuta meno la disponibilità l'uno per l'altra: ci possono essere molte ragioni per cui una storia si chiude e diversi possono essere i livelli di evoluzione di coscienza dei due partner.

Vediamo come riuscire in un momento così delicato a non perdere se stessi.

 

Incontrarsi, viversi, lasciarsi

A volte la rottura è necessario sia decisa e occorre far fluire la rabbia; non negarla, non azzerarla subito, occorre che ci sia, occorre che la si guardi e non la si neghi. Se il sentire è condiviso, la storia finisce di comune accordo, ma non ci si risparmia comunque del dolore; se invece i due non sono d'accordo allora dalla parte che non vuole mollare possono esserci le peggiori reazioni e occorre avere la pazienza e il bene per comprendere e contestualizzare, senza intaccare troppo il proprio benessere psicofisico.  

Dopo mesi o anni insieme può diventare complesso anche solo immaginare una dimensione differente. Eppure ci vuole la concentrazione e l'ampio respiro necessario ad accogliere l'ignoto che verrà.

In questo senso, ecco 3 azioni da provare ad adottare per onorare il momento in cui ci si lascia.

  1. Chiedere all'altro come sta solo quando lo si vuole sapere davvero;
  2. Se l'altra persona aveva una prova, un momento importante, si può domandare come è andata, ma avendo a cuore la delicatezza di non invadere e la fermezza di non farsi invadere. Al bando effluvi emozionali, via libera al rispetto che magari mancava da tempo; 
  3. Non riempirsi la vita con altri incontri. Specie se la storia è stata importante, è bene lasciare il giusto spazio e tempo per diluire, assimilare, comprendere. Ci sono storie "karmiche", che aprono mondi e ci permettono di guardare con spudorata sincerità chi siamo, che ci permettono di cogliere i margini di miglioramento. Questi sono doni. Non vanno sprecati, anzi, usati per ridefinire gli obiettivi. 

 

Finire e non perdersi: il senso del tempo 

Lasciarsi significa avere un'opportunità di crescere, potersi ascoltare, pensare percorsi alternativi. Non che sia un incitamento al congedo, ma bisogna anche vedere il lato utile della questione.

Lasciarsi in modo rispettoso implica aprire un varco al silenzio, alla riflessione, al cambiamento. Non è detto che la persona che abbiamo amato e con cui si è condiviso non possa tornare sotto altre forme, ma nel momento in cui ci si lascia questo può essere un orizzonte ponderabile solo vagamente con il retropensiero, non qualcosa cui aggrapparsi. A un certo punto lo si sente, quando il tempo è maturo per la scelta. 

Se si resta in ascolto, il tempo assume altre forme, tutte familiari a uno spazio che è soprattutto interiore. La vita ha milioni di alternative e di risposte a qualsiasi questione. Ci vuole gratitudine e coraggio anche per viversi un tempo pieno della riscoperta del proprio talento e della propria passione. Ci vuole una certa forza per rimettersi in discussione da soli, o meglio, in gioco.

Lasciarsi significa dialogare in modo diverso con il tempo, riprendersi la possibilità di giocare e guardare da vicino sbagli ed errori che l'altro/a ha messo in luce, ha fatto emergere.

Anche chi è stato lasciato può tornare a trovare piacere nella sacralità di essere prima di tutto un singolo. Per quanto impossibile possa apparire, cercate la risata, perché la risata apre una fessura sull'universo, porta con sé una sana irriverenza, smussa la testardaggine, prepara al presente. 

 

Per riscoprire il proprio mondo interiore, prova questi asana