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Bambini ed adulti nel gioco della vita

In questo breve articolo si vuole provocare il lettore, genitore o educatore, riflettendo sulle tematiche gioco, movimento e educazione, crescita.

Bambini ed adulti nel gioco della vita

I bambini sono movimento. In età prescolare, attraverso il movimento, il bambino/a scopre il mondo e facendo proprio il movimento il bambino/a scopre un tesoro, il suo mondo. 

Frequentando la scuola dell’infanzia prima e primaria poi il bambino e la bambina, attraverso il movimento, entrano in relazione con gli altri: il movimento quindi non è più solo scoperta del mondo, diviene relazione, assume un significato sociale. Il gioco, lo stare insieme negli stessi spazi a giocare, a fare azioni simili trasformano le attività dei bimbi da attività “accanto agli altri” ad attività “con-contro gli altri”. Credo sia molto importante sottolineare che spesso le attività dei bambini/e siano “con-contro l’altro”, non sempre attività di cooperazione. Quando le attività sono “con l’altro” tutto apparentemente funziona, il bambino/a è adeguato/a, socievole; quando le attività sono “contro l’altro”, il bambino/a diviene problematico: non è socievole, è introverso, è agitato, iperattivo, non è capace di giocare e stare con gli altri. Quanti bambini/e si ritrovano ad avere una valutazione simile dagli adulti, genitori, educatori.

Nel “gioco della vita” di un bambino/a la regia spetta agli adulti, genitori ed educatori, tutti senza distinzione, tutti con i loro ruoli: il momento dell’insegnamento, del progettare, del realizzare e del valutare insieme. Spesso però accade che il bambino e la bambina siano lasciati soli nel momento dell’insegnamento, del progetto e della realizzazione e si ritrovino affiancati all’adulto solo nel momento della valutazione, a volte negativa, con tutti i vissuti corporei, emotivi e concettuali che ne derivano. E’ quindi fondamentale restituire al bambino/a il suo ruolo di esploratore, attore e ridefinire le responsabilità di regia dell’adulto: il genitore, o l’educatore, sceglie lo stile di insegnamento, non sta a guardare il bambino/a che “prova” a giocare, ad agire nel mondo. E’ importante proporre ai bambini/e momenti di qualità, pensati da un adulto responsabile e non proporre loro tanti momenti di sperimentazione, dove i bambini sono lasciati soli a loro stessi, creando confusione, rabbia, paura. Forse ora è arrivato il tempo che l’adulto, genitore, educatore entri “pensando” nel gioco della vita e inizi a giocare, consapevolmente, con i bambini e le bambine. I bambini e le bambine cambiano con i tempi. Noi adulti sappiamo cambiare con loro?

 

Immagine | Comune di Schio